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Milena FarinaWritten by: Città e Territorio Forum

BiSP 2025: Insieme, concetti per lo spazio pubblico

BiSP 2025: Insieme, concetti per lo spazio pubblico
La BiSP 2025, che si è celebrata all’ex Mattatoio di Roma, pone temi e questioni legate ai luoghi della collettività, per le città di oggi e di domani. Un glossario possibile come bilancio dell’iniziativa

 

Si è svolta a metà settembre, all’ex Mattatoio di Roma, l’VIII edizione della Biennale dello Spazio Pubblico. Evento ricco e partecipato che permette di riflettere su progetto e caratteri dei luoghi collettivi nelle città contemporanee, sotto il titolo “insieme/together/juntos”. Il Giornale dell’Architettura, media partner, ha già dedicato alcuni articoli di avvicinamento all’iniziativa. Offriamo qui un bilancio critico dei temi discussi e soprattutto un’apertura alle questioni più significative che lo spazio pubblico contemporaneo genera.

 

ROMA. Nei tre giorni della BiSP è andato in scena nelle aule del Dipartimento di Architettura di Roma Tre all’ex Mattatoio un programma ricchissimo, che ha visto una grande partecipazione di pubblico. La conferenza della keynote speaker Ayanda Roji del Centre on African Public Spaces (CAPS) è stata preceduta dal sentito ricordo di Domenico Mimmo Cecchini, fondatore della BiSP, scomparso a maggio. Quindi il programma si è articolato in 6 sessioni e in diverse sessioni speciali da cui è possibile ricostruire una mappa delle parole chiave e dei concetti attuali e ricorrenti nel dibattito pubblico. 

 

Prossimità

La prossimità può essere interpretata simultaneamente come infrastruttura, pratica quotidiana e scelta politica. Non si limita alla dimensione spaziale, ma si configura quale dispositivo relazionale capace di trasformare soglie urbane in luoghi-ponte, di riconfigurare le scuole come beni comuni diffusi, di attivare piattaforme digitali per la mappatura partecipata e di utilizzare interventi temporanei quali laboratori di governance condivisa. Sono emerse anche alcune parole chiave legate alla nozione di prossimità: sicurezza situata, inclusione e accessibilità intese come diritti. Cinque dimensioni trasversali ne definiscono la portata: infrastrutture leggere che abilitano legami; governance orizzontale e patti di collaborazione; tempo e cura oltre l’evento; valorizzazione della differenza rispetto alle standardizzazioni; ibridazione di scale e strumenti.

 

Inclusione sociale

Sono sempre più centrali politiche, progetti, pratiche educative e organizzative con un forte senso di comunità, cooperazione e condivisione che sappiano contribuire alla rimozione delle barriere fisiche, sociali e culturali, promuovendo diritti e opportunità. Lo sforzo, grazie alla collaborazione con associazioni, enti pubblici, studenti, fondazioni, è quello di riuscire ad attribuire senso pratico, a fianco delle riflessioni teoriche, al concetto stesso di inclusione sociale applicandolo alla valorizzazione degli spazi. Vengono quindi sollecitati i temi di appartenenza e accoglienza; di accesso equo alle risorse e ai servizi; di contrasto alla esclusione e all’isolamento di individui o gruppi, specie quelli più marginali; di partecipazione attiva di cittadini, istituzioni e associazioni; di costruzione di competenze e capacità; di innovazione sociale. Nella consapevolezza dei rischi che derivano dal carattere alienante delle infrastrutture nei contesti marginali delle città e dagli effetti di frammentazione spaziale e sociale che possono produrre.

 

Transizione ecologica

Questa è una delle sfide più urgenti e impegnative per le nostre città, che richiede di ripensare profondamente proprio gli spazi pubblici come luoghi della vita collettiva. È qui che si può promuovere l’accessibilità ai sistemi vegetali, la biodiversità, la permeabilità dei suoli, una oculata gestione dell’acqua che tuteli dai rischi e diventi elemento qualificante dello spazio, così come la consapevolezza e il coinvolgimento dei cittadini intorno alla necessità di una transizione ecologica. 

 

Il ruolo delle professioni

Serve rivalutare professioni e competenze di chi si occupa di pianificazione, progettazione, rigenerazione, interpretazione innovativa e gestione degli spazi pubblici. La complessità dei sistemi urbani e del loro spazio pubblico comporta infatti una stretta collaborazione tra le istituzioni, le diverse discipline e le molteplici figure professionali (urbanista, architetto, ingegnere, docente, artista, esperto socio-sanitario) con l’obiettivo di integrare le competenze, valorizzare i saperi per una necessaria visione olistica e interdisciplinare del progetto dello spazio pubblico e della sua vivibilità. Emerge la trasversale questione della collaborazione di molteplici figure (e della loro formazione) che siano capaci di relazionare, ibridare o e integrare il saper fare progettuale in senso polisemico nella scala della pianificazione e in quella della progettazione urbanistica e sociale, del disegno urbano e della partecipazione, dell’interagire pubblico e privato in una dimensione collettiva.

 

Intelligenza artificiali

Le conseguenze sulle nostre esistenze e sugli assetti produttivi, sociali e territoriali delle applicazioni delle intelligenze artificiali richiedono un’attenzione costante al rispetto dei codici etici. Si tratta di una sfida nella quale l’intelligenza collettiva dovrà sfruttare le potenzialità delle tecnologie di avanguardia per moltiplicare le proprie opportunità di espressione, attraverso la creazione di spazi pubblici di nuovo tipo, che incarnino interessi collettivi.

 

Roma come laboratorio dello spazio pubblico

Roma emerge come terreno fertile di sperimentazione di temi e approcci che riguardano lo spazio pubblico, assumendo in alcuni casi anche posizioni di avanguardia. I progetti di nuove piazze inaugurati in occasione del Giubileo nella città storica hanno messo in campo una complessità anche operativa in contesti estremamente sensibili della Capitale, che ha comportato un approccio multidisciplinare e il coinvolgimento di numerose competenze da coordinare nei tempi dettati dall’evento. La limitata consistenza di questi interventi evidenzia la portata del programma Centopiazze, esteso all’intero territorio comunale, a distanza di 30 anni dal suo avvio; così come l’impatto dell’esperienza di Renato Nicolini che con la sua estate romana ha consentito la riscoperta degli spazi pubblici attraverso la cultura. 

 

Aree marginali

Gli spazi pubblici nei contesti urbani degradati rappresentano oggi una sfida cruciale per ripensare lo spazio pubblico come elemento di coesione sociale, sostenibilità e innovazione.  Gli interventi hanno osservato le politiche a diversa scala con un occhio critico; ha tuttavia mostrato come questi territori non siano spazi di arretratezza, ma luoghi strategici in cui sperimentare innovazione sociale e culturale (marginalità vs strategicità). La loro narrazione deve essere contemporanea e sostenuta da infrastrutture materiali e digitali ancora insufficienti, valorizzando processi condivisi tra amministrazioni e comunità (unioni di comuni, comunità energetiche, accordi di comunità). In questo quadro, città e aree interne si configurano come alleati in una relazione di mutualità. Lo spazio pubblico diventa così interprete di queste necessità: non solo luogo fisico, ma spazio di relazioni, di nuove forme dell’abitare e di nuove modalità di fare impresa.

 

Contesa e conflitto

Lo spazio pubblico è anche una questione politica, dove si sperimenta la possibilità di una città più giusta per bambini, adolescenti e donne e allo stesso tempo si sconta la condizione di debolezza delle amministrazioni nel guidare le trasformazioni urbane in funzione dell’interesse collettivo, nonché la mancanza di trasparenza e condivisione reale delle decisioni. Un aspetto critico che rischia di minare la natura democratica delle nostre città e la loro capacità di creare spazio pubblico.

Immagine di copertina: VIII Biennale dello Spazio Pubblico, manifesto (illustrazione © Alessandro Acciarino)

 

 

Autore

  • Milena Farina

    Nata a Roma (1977), si laurea nel 2002 all’Università di Roma Tre, dove è Professoressa associata di Composizione architettonica e urbana presso il Dipartimento di Architettura. Nella sua attività di ricerca si occupa in special modo dello spazio dell’abitare nella città moderna e contemporanea. È autrice dei libri “Spazi e figure dell’abitare. Il progetto della residenza contemporanea in Olanda” (Quodlibet 2012), “Borgate romane. Storia e forma urbana” (Libria, 2017), Colonie estive su due mari. Rovine, progetto e restauro del moderno (GBE, 2021). Nel 2008 ha fondato con Mariella Annese lo studio Factory Architettura. Dal 2004 collabora con “Il Giornale dell’Architettura”

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Last modified: 24 Settembre 2025