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Michele BoninoWritten by: , Città e Territorio

Ritratti di città. Jingdezhen, dalla porcellana rigenerazione e creatività

Ritratti di città. Jingdezhen, dalla porcellana rigenerazione e creatività
Nella provincia cinese dello Jiangxi un’esperienza urbana unica ed emblematica. La racconta Zhang Jie, uno dei suoi artefici

 

JINGDEZHEN (Cina). Gran parte dei progetti cinesi esposti alla Biennale di Architettura di Venezia 2025 sono realizzati in una città relativamente piccola – meno di due milioni di abitanti, nel cuore dello Jiangxi – ancora poco conosciuta al mondo architettonico occidentale. L’Imperial Kiln Museum di Zhu Pei e il Jingyang Camphor Court di Vector Architects sono in mostra alle Corderie; il Porcelain Factory Plug-in di People’s Architecture Office è al Padiglione Cinese. Intanto, il recupero del Pengjia Alley Compound progettato da Zhang Jie ha conquistato l’ultimo RIBA International Award for Excellence, mentre David Chipperfield ha inaugurato un imponente complesso di hotel e teatro all’ingresso della città. Che cosa sta succedendo a Jingdezhen?

 

Viaggi leggendari e labirinti di architetture

Nella mostra “Viaggio di conoscenze. Il Milione di Marco Polo e la sua eredità fra oriente e occidente” — inaugurata a Pechino nello scorso novembre dal Presidente Sergio Mattarella e ora nella sua tappa di Hangzhou — spiccano le porcellane bianchissime provenienti dalle fornaci imperiali di Jingdezhen. Qui la produzione di porcellana affonda le sue radici oltre 1.500 anni fa, ma è con la dinastia Song (960-1279 d.C.) che si impone in tutta la Cina ed entra nei traffici della Via della Seta. Con la successiva dinastia Yuan (1279-1368 d.C.) la corte mongola consacra la fama degli artigiani locali, destinata a durare fino ai giorni nostri. Marco Polo stesso, nel “Milione”, racconta le “scodelle et terrine di porcellana”, aprendo all’Occidente la meraviglia degli oggetti prodotti a Jingdezhen.

Due aree della città stanno vivendo oggi una radicale trasformazione, proprio all’insegna di questa tradizione millenaria: un esempio di come un’eccellenza artigianale possa diventare motore di rinnovamento urbano. La storia inizia nel 2011, quando le autorità locali chiamano Zhang Jie, architetto e professore di Urban Design alla Tsinghua University di Pechino, per una consulenza sul futuro della città: “Ho svolto anzitutto uno studio a livello urbano, su una superficie di 25 kmq, a partire dal quale abbiamo deciso di focalizzarci su due aree: il centro storico e il complesso industriale ceramico di Taoxichuan”, racconta Zhang al giornaledellarchitettura.com. 

L’Imperial Kiln Museum, inaugurato nel 2020, sorge tra il sito archeologico della fornace imperiale Xujia e i laboratori artigianali del centro città. Il pechinese Zhu Peiha progettato l’edificio ispirandosi alla forma delle antiche fornaci, replicandola con volte in cemento rivestite di mattoni riciclati, recuperati nell’area. Dalla spianata del museo ci si inoltra in un labirinto di vicoli lastricati che conducono a un giardino, racchiuso tra case-bottega: un piccolo villaggio sospeso nel tempo dove bambini corrono, artigiani modellano ceramiche, anziani sorseggiano tè o giocano a mahjong, indifferenti alla presenza dei visitatori. Su questo spazio si affaccia il Plug-in di People’s Architecture Office e Liu Kecheng (2024), che rifunzionalizza una vecchia fabbrica abbracciandone la ciminiera e guardando dall’alto i laboratori tradizionali. 

Proseguendo tra le case si raggiunge l’albergo diffuso di Zhang Jie (2021), progettato con Beijing AN-DESIGN Architects e Tsinghua University: il TOP-OUT Inn, presso il Pengjia Alley Compound, riunisce antiche case in un sistema unitario, legandole attraverso 15 corti interne, nuovi porticati e piccoli ampliamenti. Cortile dopo cortile, emerge l’esperienza di chi ha studiato a fondo la storia e l’identità di Jingdezhen.

Cultura, creatività e un hotel che si fa bosco

Due chilometri verso est, il volto della città cambia totalmente. La trasformazione dell’area industriale di Taoxichuan ha goduto di un appoggio politico di primo piano: il Comitato Centrale del Partito Comunista Cinese e il Consiglio di Stato hanno affidato alla provincia dello Jiangxi la creazione del Taoxichuan Ceramic Culture Industrial Park, zona culturale strategica e modello pilota per altre aree del Paese. Ente sviluppatore di questo piano è stato il Jingdezhen Tao Culture and Tourism Holdings Group, che opera in sinergia con il governo municipale e investitori privati.

Seguendo il piano e le linee guida di Zhang Jie, 22 edifici industriali e forni storici sono stati recuperati e trasformati in musei, gallerie, accademie, studi creativi e spazi espositivi. Il distretto, il cui sviluppo è suddiviso in tre fasi, ospita nuove architetture o cantieri – oltre che dello stesso Zhang – di Arata Isozaki, Neri & Hu, Vector Architects, Cui Kai e David Chipperfield. Quest’ultimo ha completato il Grand Theatre e il complesso alberghiero e sta ora realizzando l’Accademia di Musica, la cui inaugurazione è prevista entro la fine del 2025: il progetto nasce dalla trasformazione di due navate dedicate alla produzione di porcellana in studi di prova e registrazione, aule e un auditorium da 350 posti.

Ma l’edificio più visitato di Taoxichuan è probabilmente il Jingyang Camphor Court Hotel (2024), progettato dallo studio Vector Architects, guidato dall’architetto Gong Dong. L’hotel si distingue per la sua integrazione con l’ambiente naturale, assumendo le sembianze di un vero e proprio bosco urbano. L’ingresso rompe gli schemi. Nessuna fretta per raggiungere la reception, ma un percorso dolce e rilassante che si snoda in pendenza: il visitatore avanza tra alberi secolari, mentre i bagagli scorrono senza sforzo. 

Il cuore dell’edificio, definito da un porticato ligneo su due livelli, non è un giardino tradizionale bensì un ecosistema naturale dominato da maestosi e ombrosi cinnamomum camphora, affiancati da aceri e platani orientali. Si tratta di un prezioso patrimonio arboreo preesistente al cantiere, che ha guidato ogni scelta progettuale. Camere arretrate, tetti adattati, angoli sagomati: tutto è studiato per salvaguardare la vita degli alberi. A questo approccio Gong Dong ha dedicato l’installazione “Revival of Ordinary Trees” alla Biennale di Venezia, una riflessione sulla natura ordinaria come punto di partenza dell’architettura: non solo per gli aspetti concettuali e contestuali, ma anche per le prestazioni.

Nelle stagioni calde, il bosco dell’hotel mantiene una temperatura fino a 10°C inferiore rispetto alle aree urbane circostanti, garantendo un comfort naturale che riduce i consumi energetici del 30%. Il Camphor Court è diventato un modello di ospitalità ecosostenibile in Asia, grazie a un turismo attento all’ambiente e all’innovazione architettonica.

“Quanto succede qui è un modello per tutta la Cina”

Il coordinamento dell’operazione di Jingdezhen è valso a Zhang Jie, oltre al premio RIBA, la nomina a membro onorario dell’ICOMOS (primo cinese) nel 2023 e il Merit Award for Urban Design agli AIA International Design Awards 2024. Dal punto di vista architettonico, colpisce come due aree della città in partenza molto diverse abbiano raggiunto un simile obiettivo: la scala umana degli spazi urbani e la dimensione pubblica dell’architettura. Nel centro storico i progetti tendono ad aggregare piccoli moduli di un tessuto molto denso, mettendo a fattor comune lotti che prima ospitavano attività individuali. Al contrario, nella zona industriale le grandi piastre vengono scomposte in spazi più piccoli, aprendo vie e patii nelle grandi coperture a shed e portando la vita urbana all’interno dei grandi recinti.

Zhang Jie è consapevole dell’impatto architettonico delle sue linee guida, ma sottolinea anche un suo ruolo alla radice dell’operazione urbana, in una fase di strategia complessiva dove, in Cina, sono spesso concessi agli architetti molto spazio e influenza. “A partire dagli anni ’90 Jingdezhen capì che le risorse naturali che, per secoli, avevano alimentato la produzione quantitativa di porcellana andavano esaurendosi: serviva cambiare ritmo e inventare un futuro di qualità”, ricorda Zhang. Una volta coinvolto, avvertì le autorità che non bastava mettere in mostra un glorioso passato: occorreva anche immaginare una nuova forma di produzione.

La scelta cadde sulla produzione artistica, creando condizioni economiche, spazi di lavoro e atmosfera culturale capaci di attrarre giovani artisti da tutta la Cina. Nacque il termine “Jingpiao”, da “Jing” di Jingdezhen e “Piao” che significa “vagare”, per definire il fenomeno di giovani creativi che esplorano e animano la città con una produzione di ceramica di qualità, richiamando nuovi visitatori.“Alcuni fattori hanno favorito la trasformazione urbana: la proprietà di buona parte degli immobili da trasformare, sia nel centro che a Taoxichuan, concentrata nelle mani di pochi soggetti statali; il ruolo della Jingdezhen Ceramic University, che offre corsi di design, arte, tecnologia e gestione della produzione; i costi di vita contenuti per chi si trasferisce in città” prosegue Zhang, che ha recentemente sostenuto la candidatura alla lista del Patrimonio dell’Umanità UNESCO dei siti della porcellana artigianale di Jingdezhen. E conclude: “Quanto accaduto qui si sta rivelando un modello di successo per la trasformazione del patrimonio culturale in Cina, animando operazioni simili in tutto il Paese”.

Immagine di copertina: veduta del centro storico di Jingdezhen, con l’Imperial Kiln Museum di Zhu Pei (@ Fangfang Tian)

Autori

  • Michele Bonino

    Nato a Torino nel 1974, è architetto e Professore di progettazione architettonica e urbana al Politecnico di Torino, dove è Direttore del DAD - Dipartimento di Architettura e Design. In Cina, è Professore Onorario all’Harbin Institute of Technology ed è stato Visiting Professor alla Tsinhgua University di Pechino. Suo ultimo libro è New Silk Road. Architecture of the Belt and Road Initiative (con Francesco Carota, Birkhäuser 2025).

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  • Roberto Pagani

    Nato a Piacenza nel 1953, già professore di Tecnologia dell’Architettura al Politecnico di Torino. Dal 2016 al 2022 è stato Addetto Scientifico del Ministero degli Affari Esteri presso il Consolato Generale d'Italia di Shanghai. Dal 2011 al 2015 è stato co-direttore di EC2 - Europe-China Clean Energy Center a Pechino, un'iniziativa dell'Unione Europea in collaborazione con i Ministeri dell’Energia e del Commercio della Repubblica Popolare Cinese.

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Last modified: 26 Agosto 2025