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Laura MilanWritten by: Città e Territorio

Ri_visitati. Ostana, 40 anni di azioni virtuose contro lo spopolamento

Ri_visitati. Ostana, 40 anni di azioni virtuose contro lo spopolamento
Nel 1985 iniziava il complesso processo di recupero architettonico e sociale di un borgo sulle Alpi cuneesi che sembrava irrimediabilmente destinato all’abbandono. Ancora oggi rappresenta un modello

 

OSTANA (Cuneo). Sopra Paesana, il Po, il fiume più grande e lungo d’Italia, è un piccolo torrente quasi impercettibile a lato dell’unica strada che conduce a Crissolo e al Pian del Re, ai piedi del Monviso. La valle, stretta e chiusa e d’estate verdissima, è stata isolamento e abbandono, poi salvezza e opportunità.

Negli ultimi 40 anni, dopo decenni di declino, una felice corrispondenza tra persone, pazienza, intenti, volontà, intuizione, momenti e lungimiranza è riuscita a realizzare un progetto probabilmente irripetibile. Perché, come racconta Antonio De Rossi che da molti anni è attivo a Ostana con il Politecnico di Torino e anche impegnato nella valorizzazione di aree interne e montane in giro per l’Italia, non esistono ricette valide per tutti i luoghi, ma occasioni che possono essere colte. La “ricetta” di questo piccolo centro orgogliosamente occitano della Valle Po, che nel 2014 è stato inserito tra i Borghi più belli d’Italia, è composta da molti ingredienti.

 

Il passato

Giacomo Lombardo, classe 1943, diventa per la prima volta sindaco di Ostana nel 1985. Da allora, lo è stato per altre 5 volte, per oltre 25 anni di continuità indispensabile a progetti che, lavorando sul recupero dell’esistente e limitando le costruzioni ex novo, hanno trasformato questo piccolo comune alpino in un celebrato, studiato e visitato laboratorio a cielo aperto di architettura contemporanea in montagna.

Emblema, anche mediatico, di questa rinascita è diventato, a suon di pubblicazioni, premi e riconoscimenti, il Centro Lou Pourtoun. Realizzato con la collaborazione del Politecnico di Torno (progettisti Massimo Crotti, Antonio De Rossi, Marie-Pierre Forsans, Studio Gsp), svetta tra i tetti della borgata Sant’Antonio-Miribrart, accanto a quello che diventerà un piccolo museo, oggi in cantiere sempre su progetto del Politecnico. A lui l’innegabile merito di avere portato, forse per la prima volta, Ostana e la sua rigenerazione all’attenzione nazionale e internazionale, sottraendola a un ambito settoriale a volte troppo ristretto.

Il Lou Pourtun è il più noto di un gruppo di circa 15 interventi con cui il Politecnico ha affiancato, non senza polemica qui segno di grande vitalità, l’amministrazione comunale: nel capoluogo La Villo ne fanno parte il ridisegno dell’ingresso del paese con la parete d’arrampicata, l’ampliamento del palazzo comunale, il Mizoun de la Villo con l’asilo e il laboratorio artigianale di panetteria e pasticceria, il recupero, sempre a inizio paese, di un piccolo edificio ex Iacp poi destinato a supportare percorsi reinsediativi e la realizzazione di un prototipo minimo mobile di edificio autosufficiente in legno locale. Tutti progetti che, ricorda De Rossi, sono stati portati avanti esclusivamente con fondi pubblici ottenuti attraverso la partecipazione a bandi.

La costruzione degli spazi del pubblico è stata accompagnata da una serie d’interventi infrastrutturali che, risistemando i collegamenti tra le borgate e posizionato cartelli segnaletici nei punti più caratteristici, hanno recuperato le tradizioni occitane.

“La cura nel recupero delle antiche abitazioni in pietra e legno, con i tetti in lose, ha fatto diventare il paese sparso un modello di architettura alpina, grazie anche all’architetto che ha concepito questo laboratorio en plein air”. Così il sito dei borghi più belli d’Italia nel 2014 parla di una Ostana in cui sceglie di vivere l’architetto, guardia forestale e maestro di sci Renato Maurino (1934-2020). In borgata San Bernardo egli recupera una casa-atelier da cui prosegue un appassionato e ultradecennale lavoro sul patrimonio edilizio alpino che, in tutta la Valle Po, ha influenzato pratiche progettuali e contribuito al rilancio dell’alta valle, alimentando una nuova qualità diffusa e valorizzando la cultura occitana in Italia.

Intervistato nell’interessante documentario “L’intervento sensibile” di Davide Giordano, Aimaro Isola definisce Maurino “un po’ un Mollino”. L’architetto torinese è testimone del lavoro di una figura chiave nello sviluppo di un nuovo approccio al costruito montano, insieme, tra gli altri, al paesaggista Paolo Pejrone, all’ex azzurro di sci oggi giornalista saluzzese Paolo De Chiesa e l’architetto cuneese Dario Castellino.

La sua casa-atelier è ulteriore motivo per una visita a Ostana: è sede dell’Associazione Architetto Renato Maurino che custodisce l’archivio e la biblioteca e porta avanti, attraverso collaborazioni e un premio per studenti a lui intitolato, la memoria di un lavoro che il documentario e soprattutto le immagini pubblicate sul sito spiegano meglio di molte parole.

 

Il presente

I numeri iniziano a confermare la strada imboccata quattro decenni fa, e anche come la trasformazione richieda tempi lunghi oltre a idee chiare: al censimento del 1981, Ostana contava 239 abitanti, scesi a 79 nel 2001, anche se i i residenti effettivi erano poche decine. Nel 2011 l’inversione di tendenza (81), con, negli anni successivi, una ripresa della crescita (85 nel 2021). Sono arrivate anche le prime nascite.

Dallo scorso decennio l’attenzione verso questo piccolo borgo è progressivamente aumentata, con articoli e servizi televisivi di portata nazionale. Nel 2018 Ostana si è guadagnata il suo posto dentro il Padiglione Italia di Mario Cucinella alla Biennale di Architettura di Venezia. La sua rigenerazione ha avuto ulteriore attenzione nel 2020, quando la pandemia portava alla ricerca di realtà extraurbane in cui immaginare una nuova vita.

In una giornata feriale di un inizio d’estate piuttosto caldo (gli effetti del riscaldamento globale purtroppo si sentono anche qui, a 1200 mslm) Ostana sembra vivace, dinamica e giovane. Ha l’ufficio postale, un asilo, bar, panetteria e molti alloggi per turisti e agriturismi.

Il Centro Lou Pourtoun, gestito dalla cooperativa di comunità Viso a Viso, gode di ottima salute ospitando un coworking, la BAO – Biblioteca Aperta di Ostana, spazi per la didattica (al nostro passaggio animati da un gruppo di vivaci ed educati bambini che sembra avere ribaltato un consolidato rapporto di attrattività rispetto al fondovalle), un punto ristoro e, nel livello più basso, anche l’auditorium con spazio per eventi. È affiancato da una foresteria. Proseguono anche i lavori pubblici: oltre al cantiere del piccolo museo, è in corso la realizzazione di un parcheggio a servizio del piccolo cimitero.

La nuova vitalità ha attirato sul territorio centri di ricerca, docenti e studenti. Presso Lou Pourtoun ha oggi sede l’Alpstream – Centro per lo studio dei fiumi alpini, nato da Politecnico di Torino, Università degli Studi di Torino e Università del Piemonte Orientale, per portare avanti studi sull’impatto del cambiamento climatico sulla capacità autodepurativa dei fiumi e sui metodi che consentono di minimizzare l’impatto delle grandi dighe alpine.

A 1.500 mslm, l’ultima frazione Serre Lamboi ospita dal 2015 il MonViso Institute, un centro di ricerca e innovazione fondato dal ricercatore e alpinista Tobias Luthe grazie al supporto di Giacomo Lombardo e dell’amministrazione comunale. Attraverso workshop, residenze, corsi estivi e attività di co-progettazione promuove pratiche rigenerative legate al cambiamento climatico, l’economia circolare e l’architettura sostenibile e passiva. Il campus, supportato dall’ETH di Zurigo e che vede tra i partner anche il Politecnico di Torino, è un living lab al lavoro su sei case in pietra abbandonate.

 

Il futuro

Molto, e bene, è stato fatto e molto c’è ancora da vedere, scoprire e studiare a Ostana. Le difficoltà sono state tante, ma il risultato è sotto gli occhi di tutti coloro che decidono di dedicare un po’ di tempo a un piccolo borgo sulla strada per il Pian del Re che si è guadagnato notorietà, riconoscimenti, ricerche, pubblicazioni e premi.

E il futuro? Tra gli sforzi per sostenere il ripopolamento e un successo che rischia di vanificarli per l’aumento dei costi di ristrutturazione e acquisto, è la domanda che abbiamo potuto porre direttamente a un Lombardo tranchant e tutt’altro che ottimista: “Ostana non esisterà più. Il rischio è tutto interno a un settore pubblico che, riorganizzando e accorpando sta progressivamente facendo sparire le realtà più piccole in nome dell’efficienza (e dei tagli). E il rischio è che Ostana, sparendo dentro il territorio comunale di Paesana, perda l’indipendenza che in questi 40 anni ha permesso la realizzazione di un piccolo miracolo.

Immagine di copertina: vista della borgata Sant’Antonio-Miribrart (© Laura Milan)

Autore

  • Architetto e dottore di ricerca in Storia dell’architettura e dell’urbanistica, si laurea e si abilita all’esercizio della professione a Torino. Iscritta all’Ordine degli architetti di Torino, lavora per diversi studi professionali e per il Politecnico di Torino, come borsista e assegnista di ricerca. Ha seguito mostre internazionali, progetti e pubblicazioni su Carlo Mollino e dal 2002 collabora con “Il Giornale dell’Architettura”, dove segue il settore dedicato alla formazione e all’esercizio della professione. Dal 2010 partecipa attivamente alle iniziative dell’Ordine degli architetti di Torino, come membro di due focus group (Professione creativa e qualità e promozione del progetto) e giurata nella 9° e 10° edizione del Premio Architetture rivelate. Nel 2014 fonda lo studio Comunicarch con Cristiana Chiorino, che, focalizzato sulla comunicazione dell’architettura, fa anche parte del network internazionale Guiding Architects. Co-fondatrice nel 2017 dell’associazione Open House Torino, è attualmente caporedattrice de “Il Giornale dell’Architettura” e curatrice de “Il Giornale dell’architettura, il nostro primo podcast”.

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Last modified: 5 Agosto 2025