Visit Sponsor

Written by: Città e Territorio

L’archiviaggio. Ponente ligure tra architettura, speculazione e lusso

L’archiviaggio. Ponente ligure tra architettura, speculazione e lusso
Tra coste e montagne, Levante e Ponente, la Liguria pone molte domande su come progettare la costa, oggi come ieri

 

È sabato, e, come tutti i fine settimana, migliaia di donne, uomini, ragazzi, bambini, lasciano le bollenti città del nordovest, Torino e Milano, per raggiungere il mare della Liguria. Complici due autostrade: la A6, costruita per volere della Fiat per dare sfogo ai suoi operai alla conquista delle spiagge del Ponente, e la A7 che, voluta da Benito Mussolini per unire Milano al porto di Genova, con il boom economico degli anni Sessanta è diventata un nastro tortuoso di asfalto di collegamento tra i milanesi e il Levante, da Recco e Camogli fino a Levanto e Bocca di Magra.

 

Due idee di vacanza

Due riviere, due territori diversi. A Levante poco spazio e una densità di seconde case che si arrampicano su ripidi pendii, una vacanza in verticale; a Ponente i grandi complessi residenziali della Pineta di Arenzano, dei Piani di Invrea a Varazze, di Capo Pino e Capo Nero, tra Sanremo e Ospedaletti. Anche idee di vacanza molto diverse tra Levante e Ponente. Il primo elitario e popolare, il secondo popolare con poche punte di elitarismo. Non è un caso che alcuni luoghi come Borghetto Santo Spirito, nella provincia savonese, e Rapallo, nel genovesato, rappresentino la speculazione edilizia della vacanza. Viene addirittura coniata una nuova parola: rapallizzazione. L’autore è presumibilmente il giornalista Giorgio Bocca che, per indicare uno spregiudicato uso speculativo del territorio, crea un termine ripreso successivamente da Antonio Cederna e Indro Montanelli.

Montanelli nel 1973 gira per la RAI “Un’estate al mare. Montanelli a Portofino”, in cui denuncia la speculazione edilizia e il rischio che questo attacco al paesaggio può portare all’area protetta del Monte di Portofino. Rileggendo oggi quel servizio giornalistico non pare sia cambiato molto nell’atteggiamento dei committenti delle case di vacanza.

 

Tra la massa e l’élite

Ma questa voglia di vacanza tra la massa e l’élite ha prodotto anche architettura, quella più significativa da parte dei maestri del Novecento italiano che ha visto protagonisti due top player come Marco Zanuso e Ignazio Gardella, fautori nel decennio Cinquanta-Sessanta secolo sia della lottizzazione di Arenzano sia dei Piani di Invrea, a Varazze.

In questo contesto si inseriscono tre episodi altrettanto interessanti ad opera di Mario Galvagni, Luigi Carlo Daneri e Giancarlo De Carlo. A Torre del Mare, nel territorio di Bergeggi (Savona), l’architetto milanese Galvagni all’età di 28 anni nel 1954 costruisce un insediamento di una quarantina di case unifamiliari e un condominio, grazie alla visionarietà dell’imprenditore Pierino Tizzoni, lo stesso che si inventerà Costa Paradiso in Sardegna con le case di Alberto Ponis. Daneri invece costruisce direttamente sul mare a Capo Pino (1957-1961), e Capo Nero (1957-1965) riproponendo il linguaggio già adottato nel quartiere Ina-Casa Forte Quezzi a Genova, con risultati alterni. De Carlo progetta le residenze per i lavoratori dell’Azienda Trasporti Milanesi a Bordighera nel 1963. In mezzo, tutta una serie di condomini che caratterizzano la voglia di mare di piemontesi e lombardi.

 

Un atlante di linguaggi

Il viaggio nella costa di Ponente della Liguria è un atlante di linguaggi differenti che contribuiscono a disegnare questo territorio angusto, compresso tra le montagne e il mare. Si passa dalle architetture colte, disegnate fin nei minimi dettagli degli infissi e nei rapporti tra i volumi e l’orografia, come nel caso di Gardella nel condominio Centro ai Piani di Invrea, alle ville unifamiliari che assorbono, nel linguaggio, gli archetipi dell’architettura classica dei templi, come avviene ad Albenga da parte di autori sconosciuti, e ancora case in stile arabo intonacate di bianco.

La Liguria non è poi così diversa dalle altre regioni deputate alla vacanza nel sud Tirreno e sulla costa adriatica. Cambia il rapporto con lo spazio fisico, ma le tipologie abitative sono le stesse: case unifamiliari, ville in luoghi dal forte impatto paesaggistico e condomini, possibilmente in riva al mare. La vacanza e le case collettive sono cambiate per soddisfare i bisogni del turista del XXI secolo, con settimane a disposizione per le ferie ridotte e anche alloggi affittati per brevi periodi, complici i portali di prenotazione online. Dalla Liguria, il viaggio verso la Francia è una scoperta continua in cui si intrecciano storie di letterati, non solo Eugenio Montale per la sua amata Monterosso ma anche Francesco Biamonti e il Ponente, dove lo scrittore imperiese ricorda, in una intervista a Laura Guglielmi, il suo rapporto con il mare: “I paesi mediterranei si sono sempre buttati sul mare. Il mare e il cielo hanno un’equivalenza: il mare può essere percorso e c’è tutta la poetica del viaggio, un viaggio che ha i caratteri della verticalità e dell’orizzontalità”.

 

Tra verticale e orizzontale

Proprio questa riflessione dimensionale tra verticale e orizzontale ci accompagna nel leggere le stratificazioni del territorio ligure e come gli interventi degli architetti per le architetture della vacanza ci si siano confrontati. Gardella, Zanuso e De Carlo lavorano sulla verticalità che si estende orizzontalmente per sfruttare i dislivelli, in condizioni orografiche diverse. Se i primi due nella lottizzazione dei Piani di Invrea (1958-1963) ancorano i due complessi del Centro e di Scogli Neri al terreno per risolvere il tutto con un lento degradare verso il mare, De Carlo è lontano dalla riva, immerso nel verde di una pineta in cui le sue case per le vacanze rispondono alle esigenze dei ceti popolari non elitari e borghesi dei suoi colleghi. Una differenza sostanziale.

Un discorso diverso lo si deve fare per l’altro protagonista, Daneri: gli ultimi progetti della sua fervida carriera sono gli interventi di Capo Pino (in comune di Sanremo) e Capo Nero (Ospedaletti), oggetto di diverse sperimentazioni progettuali. Collocati lungo l’Aurelia, non si vedono dalla strada, bisogna fermarsi per scorgerne le fattezze. Rispetto al piano di lottizzazione, si realizzano solo due complessi residenziali contigui che seguono la linea della costa adottando tipologie diverse, edifici a schiera ed in linea, ricordando il suo essere “moderno”.

Tuttavia nel caso di Capo Nero l’aspetto più problematico riguarda il suo sviluppo orizzontale che non riesce a creare, per le dimensioni fuori scala, quel sapiente incastro di volumi che invece è stato il Quartiere Ina-Casa Forte Quezzi. Nel progetto di Capo Pino l’architetto genovese riesce a ridurre le dimensioni, condizionate dal lotto più esiguo a ridosso della montagna, dove il cambio di tipologia dalla schiera all’edificio in linea aiuta nel rapporto con il contesto.

Ma il nostro viaggio non si ferma qui. Proprio quando si pensa che non ci possa essere più nulla da scoprire è Ospedaletti a stupirci con il piccolo gioiello architettonico dei Villini Sada, realizzati nel 1956 su progetto di Ria e Triulzi. Tra le architetture per la vacanza ci sono da annoverare anche le colonie marine del secondo dopoguerra. A Pietra Ligure due esempi: “Città di Milano” (1956-1960) di Arrigo Arrighetti, attualmente chiusa in attesa di restauri e la Colonia Marina Pirelli (1949) opera di Alberto Alberti. Alle colonie bergamasche di Celle Ligure ancora una volta si preferiscono case di lusso che non restituiscono nulla alla comunità, ma enfatizzano come la vacanza sia diventata la rappresentazione della élite. Così lontani i tempi in cui il cinema ci raccontava le vacanze degli italiani, quelle delle classe abbiente e quelle operaie.

 

Oggi vince la voglia di lusso

E oggi cosa accade? C’è un’irrefrenabile voglia di lusso, di resort con spa e piscine, tra un patrimonio architettonico moderno in degrado che deve essere recuperato e valorizzato, e la richiesta di nuove costruzioni in un territorio saturo in cui non si riesce a pensare a un turismo accessibile ai più ma sempre più esclusivo. Tra architettura ed edilizia, il viaggio nella Riviera di ponente ci pone molte domande sul modo di progettare la costa, oggi come ieri, evitando il congelamento conservativo del paesaggio. Ci rende sempre più consapevoli del valore di una sensibilità culturale e architettonica che deve coinvolgere tutti, dai progettisti ai committenti alla politica. Solo in questo modo si potrà continuare a fare architettura e non edilizia.

Immagine di copertina: Ignazio Gardella, Piani di Invrea a Varazze (1958-1963, © Emanuele Piccardo)

 

Il Festival “Abitare la Vacanza. Architetture per il tempo liberato”, a cura di Gloria Bovio, Andrea Canziani ed Emanuele Piccardo e in corso a luglio tra Varazze e Ospedaletti, esplora la trasformazione del paesaggio costiero a partire dagli anni del boom economico, quando il tempo libero e il turismo di massa hanno profondamente modificato il modo di abitare e percepire le località di villeggiatura. Un programma intenso e stimolante di iniziative (alcune riprese nelle foto di Emanuele Piccardo) che vuole sensibilizzare cittadini, istituzioni e professionisti sul ruolo dell’architettura contemporanea nella salvaguardia del patrimonio ambientale, sulla necessità di promuovere una consapevolezza critica sul paesaggio inteso come bene collettivo e sul rileggere la vacanza come fenomeno culturale e sociale. Il programma non si ferma, dall’autunno supera il confine e si allarga alla costa francese, tra la Côte d’Azur e il Var, Mentone e Hyères.
Il progetto è realizzato dalla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Imperia e Savona in collaborazione con la Direction régionale des Affaires culturelles Provence-Alp-Côte d’Azur DRAC PACA, i Comuni di Ospedaletti e Varazze; con l’Ordine degli Architetti PPC di Savona, le associazioni plug_in e Dialoghi d’Arte, con la collaborazione di Inarch Liguria e il coinvolgimento dell’Ordine degli Architetti PPC di Imperia.

Autore

  • Architetto, critico di architettura, dirige la webzine archphoto.it e fonda l'associazione culturale plug_in. Dal 2005 al 2015 si è occupato di Architettura Radicale. Nel 2013 vince il Graham Foundation Grant. Nel 2015 vince la Autry Scholar Fellowship. Nel 2019 cura la mostra per il centenario di Paolo Soleri nell'ambito di Utopian Hours. Nel 2021 fonda insieme agli architetti GRRIZ, la Petites Folies School, l'autocostruzione di spazi pubblici nelle aree interne. Nel 2023 plug_in riceve il Premio Bruno Zevi da Inarch/Liguria; nello stesso anno la sua ricerca sull'Architettura Radicale è entrata nella collezione del Canadian Centre for Architecture di Montréal, è curatore del festival “Abitare la Vacanza”. Nel 2024 cura la mostra al Museo di Arte Contemporanea di Genova “Alberto Ponis. Costruire nella natura”.

    Visualizza tutti gli articoli
(Visited 4.977 times, 2 visits today)

About Author

Share

Tag


, , , , ,
Last modified: 9 Luglio 2025