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Written by: Città e Territorio

Bunker, paure, tanti progetti. Così sta cambiando Tel Aviv

Bunker, paure, tanti progetti. Così sta cambiando Tel Aviv
Erez Ella, fondatore dello studio HQ Architects, descrive la condizione di una città fortemente colpita e influenzata dai fatti degli ultimi mesi. Che non fermano un’intensa attività architettonica ed edilizia

 

TEL AVIV (ISRAELE). Abbiamo vissuto giorni in cui respiravamo un clima da inizio di una Guerra mondiale. Costretti a ripararci nei bunker per difenderci dai missili. Oggi, pur con sensazioni molto altalenanti, siamo più ottimisti. Ma la città, questa città, è molto cambiata nel corso degli ultimi mesi.

 

Dopo il 7 ottobre 2023

Tel Aviv è una città straordinaria, viva e dinamica. Oltre al patrimonio architettonico che tutti conosciamo è piena di attività e di energie, con moltissimi eventi e attività diverse, anche e soprattutto culturali. Ed è una città che dimostra una convivenza possibile, con una percentuale importante di abitanti che non sono ebrei. Dopo anni in Europa ho deciso di tornare a Tel Aviv per le possibilità professionali ma anche e soprattutto per la mia famiglia e i miei figli. Perché credo questo sia il luogo ideale per vivere sviluppando una mentalità aperta e sentendosi cittadini del mondo. 

Dopo il 7 ottobre 2023, con gli attacchi di Hamas, qualcosa è cambiato, non possiamo negarlo. Certamente il tema della sicurezza è sempre stato nell’identità delle città israeliane. Ma da due anni, e ancora di più in questi giorni, l’atmosfera è diventata sempre più tesa. Assistiamo a un numero crescente di persone, compresi i civili, che assumono ruoli evidenti nella sicurezza personale e collettiva. La città è meno attiva, ci sentiamo ostaggi della condizione complessiva del paese e delle relazioni internazionali. C’è meno propensione e voglia di costruire occasioni e momenti di condivisione. 

 

Tra edifici storici e bunker

Tel Aviv, come Haifa e Be’er Sheva, è stata colpita duramente dagli attacchi iraniani delle ultime 2 settimane. Purtroppo, i missili che piovono dal cielo sono una presenza costante della nostra realtà urbana. Infatti una certa percentuale di quelli lanciati non viene intercettata dai sistemi di difesa e raggiunge il suolo. I missili che provengono da Gaza sono generalmente più piccoli e meno pericolosi.

Quelli dall’Iran hanno invece fatto molti danni gravi, sia in termini di vite umane perse che di aree urbane distrutte. Soprattutto nel centro storico, quello del tessuto Moderno. Lì le case non hanno i bunker interrati di protezione, come succede nelle altre zone e negli altri edifici. Sono, nostro malgrado, un elemento di cui ogni progetto deve tenere conto, con l’effetto spesso di ridurre la qualità e di dettare l’estetica dell’architettura stessa. Per questo tanti cittadini di Tel Aviv, e la mia famiglia tra questi, hanno dovuto trasferirsi, nel mio caso più a nord. Per sfuggire e per difendersi.

 

Immaginare un futuro per il Medio Oriente

Sembra difficile farlo in questo momento, ma continuo a pensare che ci sia una grande possibilità di miglioramento per questa parte del mondo. Siamo obbligati a pensare in questo modo perché per progettare abbiamo bisogno di immaginare il futuro. E il futuro deve essere di pace e di coesistenza. 

Non è un percorso facile, assolutamente. Anche professionalmente nel settore dell’architettura, è estremamente difficile avere rapporti di scambio e collaborazione con i paesi limitrofi. È quasi un’illusione, oggi, pensare che un architetto israeliano possa progettare in Egitto, Giordania o Libano. Ed è reciproco. Ci sono più scambi e integrazioni in altri settori, nel mondo degli affari, così come nell’arte e nel cinema, ad esempio. L’architettura ha a che fare con grandi investimenti e purtroppo questo sembra limitare le possibilità di ibridazione.

Non aiuta, in questo senso, il clima che si respira a livello internazionale verso Israele. C’era stata vicinanza dopo gli attacchi di Hamas. Quello che è successo dopo ha creato una percezione che spesso è di ostilità, in qualche modo influenzata dai mass media internazionali. È difficile spiegare che la popolazione e il governo sono cose diverse e prevale una reazione tra ciò che sembra giusto e sbagliato. Questo toglie possibilità di comprendere dinamiche che sono complesse e sfaccettate.

 

L’architettura non si ferma

Uno dei motivi di speranza per il futuro risiede nell’approccio che la cultura progettuale israeliana sta esprimendo in questi anni. Siamo impegnati sempre più in progetti che coinvolgono le comunità e i loro modi di vivere. Pensiamo a spazi verdi, alla mobilità pedonale, all’abitabilità dei luoghi. Anche in Israele è in corso una transizione dei modelli di città. La valorizzazione della rendita non è efficace se non all’interno di trasformazioni orientate alla costruzione di comunità più coese e più giuste.

Abbiamo la possibilità di farlo perché il mercato continua a essere molto dinamico. Negli ultimi mesi, i piccoli interventi privati ​​si sono pressoché fermati, perché le persone sono preoccupate per ciò che potrebbe succedere. Ma sia il settore degli investimenti pubblici (spesso su progetti che coinvolgono servizi alla comunità) sia quello immobiliare sono rimasti indenni da quanto sta accadendo a livello geopolitico. Questo anche perché, nonostante tutto, la popolazione in Israele continua a crescere a ritmi molto elevati, con l’area urbana di Tel Aviv in costante sviluppo, trainata dalla continua crescita demografica. E questo richiede interventi continui e sempre nuovi progetti.

Testimonianza raccolta il 24 giugno 2025

Autore

  • Nato a Gerusalemme nel 1971, ha studiato architettura all'Università di Tel Aviv e alla TU Delft. Nel 2008 ha fondato lo studio di architettura e progettazione urbana HQArchitects a Tel Aviv, dopo aver ricoperto ruoli come Associate presso OMA (1999-2005) e Principal presso REX (2006-2008). Tra i suoi progetti più importanti ci sono la progettazione delle stazioni della linea M1 della metropolitana di Tel Aviv, il Masterplan del complesso medico Sheba e l’Ari Kushner Building della Jerusalem Academy of Music and Dance. Insegna alla Bezalel School of Architecture ed è presidente del Consiglio di amministrazione della Jerusalem Season of Culture. 

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Last modified: 25 Giugno 2025