Visit Sponsor

Written by: Reviews

Expo di Osaka, la ricetta della felicità è un grande Ring in legno

Expo di Osaka, la ricetta della felicità è un grande Ring in legno
Sull’isola artificiale di Yumeshima, contenuta nella struttura disegnata da Sou Fujimoto, l’Esposizione Internazionale 2025 ragiona sulle nuove sfide dell’umanità. Ma pecca in distribuzione e accessibilità

 

OSAKA (GIAPPONE). “Progettare la società del futuro per le nostre vite” è il tema di Expo 2025. Vuole accelerare la ricerca verso un futuro migliore, portando ogni individuo a riflettere su come desidera vivere.

La domanda, diretta a tutti i visitatori, è: “come si può vivere felici?”, particolarmente attuale in un momento storico segnato da nuove sfide sociali portate dall’aumento delle disuguaglianze economiche e dai conflitti. Le tecnologie evolvono, l’intelligenza artificiale corre, le biotecnologie stanno cambiando l’umanità allungando anche la durata della vita. Tra gli stimoli che Expo raccoglie ci sono gli obiettivi dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, e i paesi partecipanti esprimono la loro visione del futuro attraverso i padiglioni, rendendo l’architettura, primo contatto con il pubblico, il principale mezzo di comunicazione del messaggio.

 

Un bis dopo l’edizione del 1970

Oggi la maggioranza della popolazione mondiale ha accesso a una quantità di informazioni prima inimmaginabili, ha valori e stili di vita sempre più diversificati. Da qui Expo Osaka 2025 presenta iniziative avanzate nei settori della salute, medicina, neutralità carbonica e digitalizzazione, temi che vengono affrontati dai paesi partecipanti. Le Esposizioni sono anche un grande terreno di sperimentazione per l’architettura e l’ingegneria proprio grazie alle dimensioni contenute dell’intervento e alla durata limitata nel tempo, ingredienti ideali per testare nuove tecniche e tecnologie costruttive.

In questa Expo, ad esempio, i servizi igienici e le aree per il riposo sono il risultato di un concorso che ha premiato venti giovani architetti che, seguendo il concetto di “Uniti nella diversità”, sono stati chiamati a progettare e sperimentare: disseminati all’intero del sito sono quindi stati progettati dei servizi igienici realizzati con stampe 3D utilizzando la terra come materiale costruttivo, altri recuperando grossi pezzi di pietra che sono stai utilizzati come elementi strutturali verticali, altri ancora hanno coperture realizzate con una membrana pneumatica.

Guardando al passato, non è la prima volta che Osaka ospita un’Expo. Fu memorabile, infatti, la prima edizione del 1970, con il Padiglione Italia che, progettato dallo Studio Valle con strutture di Sergio Musmeci, dialogava con la prima applicazione delle strutture pneumatiche in ambito costruttivo.

Un segno architettonico a dividere dentro e fuori

L’Expo si svolge a Yumeshima, isola artificiale situata sulla baia di Osaka con una superficie di oltre 1,5 kmq, in cui un segno architettonico, a cavallo tra terra e mare, definisce un dentro e un fuori, diventando il simbolo stesso di Expo: the Grand Ring” è disegnato da Sou Fujimoto e, una volta entrati, è l’elemento centripeto che attira l’osservatore, unione simbolica e fisica tra gli oltre 160 partecipanti. È un anello di legno lungo oltre 2 Km, con un diametro di 700 m, costruito con i tipici giunti “nucki”, tecnica tradizionale dell’architettura giapponese tipicamente impiegata per la costruzione dei templi.

Una volta attraversato il Ring, si entra in un’area divisa in cinque aree tematiche – Connecting lives, Forest of tranquillity, Saving lives, Empowering lives e Signature – mentre fuori dall’anello sono posizionati alcuni servizi accessori, come infopoint e zone ristoro oltre che i padiglioni degli sponsor.

Il Grand Ring è una struttura con altezza variabile tra i 12 e i 20 m sul perimetro più esterno, con camminamento in quota parzialmente coperto da porzioni di tetto giardino alternate a tessuti che permettono il passaggio della luce. Accessibile da scale e ascensori, consente di spostarsi in quota e godere di viste dall’alto, che da un lato offrono affacci su tetti verdi attentamente disegnati, come nel caso dei padiglioni della Germania e dell’Italia che integrano la copertura all’interno del percorso espositivo, ma dall’altro rivelano come non tutte le parti sommitali dei padiglioni siano state accuratamente progettate.

L’accesso principale all’area avviene attraverso la metropolitana che raggiunge l’ingresso orientale, mentre quello occidentale è dedicato all’accesso di chi arriva con mezzi su ruote. All’ingresso, un grande infopoint dà il benvenuto, insieme alla statua dell’onnipresente mascotte Myaku Myaku: colorata di rosso e di blu, è una “pulsazione” in cui convivono la “cellula” che si divide e cresce e “l’acqua pulita” che scorrendo si trasforma.

Attraversato il Ring, i primi padiglioni che si incontrano sono quelli della Francia e degli Stati Uniti, in una surreale vicinanza che solo Expo può assicurare. Siamo nell’Empowering Lives Zone il cui tema è legato alla riflessione sulle possibili azioni per migliorare la vita delle persone.

I lotti sono stati assegnati all’interno di una griglia regolare che, unendosi alla circonferenza del Ring produce aree spesso irregolari. Il visitatore è colpito da un’organizzazione che non colloca gli spazi di servizio in aree nascoste o poco visibili, ma spesso tra un padiglione e l’altro, dove ci si può imbattere in strade di servizio o uscite e ingressi secondari, tutti inaccessibili ma ben visibili.

Anche la gestione dei flussi poteva essere meglio gestita. Attraversando il Ring colpisce anche che passaggi a livello blocchino, a cadenza regolare, i pedoni per consentire il passaggio di camion e auto di servizio. Simile problematica era parzialmente riscontrabile anche all’Expo di Dubai, il cui masterplan si sviluppava in modo concentrico, mentre a Milano 2015 il cardo e il decumano e una maglia più lineare consentivano una migliore gerarchizzazione tra spazi principali e di servizio.

Una foresta e una struttura simbolica disegnata da Sanaa

Il Ring non è l’unico simbolo di Expo Osaka. Nel suo cuore, la foresta della tranquillità si estende per quasi 2,5 ettari, popolati da 1.500 alberi, uno stagno e bacini d’acqua che si affiancano a Better Co-Being. Spazio simbolo di una società futura in cui gli esseri umani condividono e co-creano, è una sola e regolare struttura, senza pareti né tetto, disegnata dallo Studio Sanaa. Al suo interno, un percorso sinuoso porta alla scoperta di un ambiente che, fondendosi con la foresta, porta ad esperire inedite connessioni con un limite visivo ma non percettivo del padiglione.

L’Expo di Osaka del 2025, che a soli dieci giorni dall’inaugurazione ha già raggiunto il primo milione di visitatori (ora siamo già oltre i 5 milioni, celebrati pomposamente dal Comitato organizzatore) e prevede, a chiusura, di raggiungerne 30, ha tutte le potenzialità per aprire una riflessione densa e ampiamente coinvolgente.

Immagine di copertina: il Grand Ring, progettato da Sou Fujimoto, illuminato di notte che abbraccia tutta l’area dove si trovano i padiglioni dei Paesi partecipanti a Expo 2025 (© Courtesy of Italy Expo 2025 Osaka)

Autore

  • Giornalista pubblicista, ingegnere e architetto, consegue la laurea al Politecnico di Milano, ed è oggi dottorando in Ingegneria Civile, indirizzo Architettura e Costruzione, presso il Dipartimento DICII - Dipartimento di Ingegneria civile e Ingegneria Informatica - dell’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”; la sua ricerca indaga le possibili affinità tra il mondo del design e la storia dell’ingegneria strutturale in Italia nel XX secolo.

    Visualizza tutti gli articoli

About Author

(Visited 344 times, 1 visits today)
Share

Tag


, , ,
Last modified: 11 Giugno 2025