Dal 6 maggio al 13 giugno, a Mantova oltre 88 ospiti internazionali per 40 eventi e 4 mostre aperti dal dialogo tra Ievgeniia Gubkina e Daniel Libeskind
Martedì 6 maggio il dialogo tra Daniel Libeskind e Ievgeniia Gubkina e l’inaugurazione della mostra “L’ultima Città. Guerre, storie, distopie”, curata da Emanuela Bergomi, Marco Introini e Lola Ottolini, avviano ufficialmente la XII edizione di Mantovarchitettura, che quest’anno riflette sul rapporto tra architettura e conflitto.
Il tema, quanto mai attuale, affronta il problema dei conflitti armati, delle migrazioni forzate e dei cambiamenti climatici in contesti come, tra gli altri, Gaza, Ucraina, Siria, Myanmar, Sudan, Yemen: qui si svolgono solo alcuni degli oltre cinquanta conflitti armati che oggi seminano nel mondo morte e distruzione, migrazioni forzate, carestie, perdita d’identità.
E il 2025 si prospetta uno degli anni più conflittuali dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale con la minaccia del cambiamento climatico nascosta dietro l’instabilità politica che sempre prelude alla guerra. Due terzi dei conflitti oggi coinvolgono paesi vulnerabili dal punto di vista climatico, con centinaia di microconflitti già in atto per il possesso del suolo o il controllo dell’acqua, come la diga Renaissance in Etiopia, che regola il flusso delle acque del Nilo Bianco in Sudan e in Egitto.
Un tema declinato in quattro prospettive
La complessità di questo binomio è analizzata secondo diverse prospettive culturali e disciplinari, e attraverso il dialogo tra narrazioni storico-critiche, in chiave contemporanea. Il programma di incontri, mostre, convegni, lezioni e conversazioni, intrecciate con la didattica del campus di Mantova del Politecnico di Milano, declina quattro prospettive distinte ma interconnesse:
Architettura e conflitto armato, in cui si analizza il ruolo attivo dell’architettura nei contesti bellici e post-bellici. Da un lato, l’architettura costruita per la guerra, come rifugi, bunker e strutture militari, è espressione di strategie difensive e offensive. Dall’altro, si indaga il processo di ricostruzione successivo al conflitto, che include interventi di restauro, riqualificazione urbana e gestione delle rovine. In questo ambito si inserisce la settimana tematica “Post-war reconstruction”, promossa dalla Cattedra Unesco, in programma dal 19 al 23 maggio.
Architettura e memorie conflittuali esplora la relazione tra architettura e memorie non condivise. Si considerano i lasciti architettonici di regimi totalitari e rivoluzioni, interrogandosi sul loro valore culturale, simbolico e politico. Le prospettive post-coloniali e globali invitano a superare categorie eurocentriche per riscoprire “altri modernismi” e nuove geografie dell’architettura contemporanea. Il tema si estende anche ai patrimoni controversi, come carceri o ospedali psichiatrici dismessi, che pongono interrogativi su conservazione e riuso.
Architettura e conflitto di interessi riguarda i conflitti generati da interessi divergenti sullo stesso territorio. Esempi emblematici sono le città informali, le contese per l’accesso all’acqua in regioni aride e lo sfruttamento agricolo intensivo. Questi conflitti, aggravati da crisi climatiche ed economiche, mettono a rischio il patrimonio architettonico e pongono nuove sfide alla pianificazione urbana. Il filone mira a indagare gli effetti di tali dinamiche sull’equilibrio tra risorse, società e ambiente costruito.
Architettura e conflitto interiore riflette sul conflitto come forza creativa interiore. Ispirandosi al pensiero romantico e filosofico, propone di leggere l’atto progettuale come esito di una tensione intima e personale. L’architetto-creatore è colui che, attraversando il caos interiore, genera idee e forme nuove. In questo senso, l’architettura non è solo risposta tecnica a un bisogno, ma anche espressione poetica di un’urgenza esistenziale.
La principale iniziativa di terza missione
Mantovarchitettura è la principale iniziativa di terza missione del Polo di Mantova del Politecnico di Milano. Secondo il prorettore Davide Del Curto, “quest’anno si inserisce nel programma culturale triennale della Cattedra UNESCO, inaugurando un tema specifico che sarà seguito da altri due anni dedicati a temi correlati. L’edizione di quest’anno affronta una questione che, purtroppo, rappresenta una delle principali sfide dell’agenda globale del nostro tempo”. Invita cittadini, studenti e professionisti a un confronto aperto sulle implicazioni dell’architettura in questi scenari, stimolando un dialogo profondo e multidisciplinare.
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