Tra Feng Shui e real-estate, visita ad una realtà urbana in continua transizione tra geografie e contesti politici e culturali: complessa, densa, verticale
HONG KONG. A pochi giorni dalla chiusura di Art Basel, Hong Kong si riconferma una delle città che si contendono il ruolo di prototipo della metropoli del terzo millennio, forte della sua posizione di snodo finanziario.
Il suo nome è sinonimo di glamour e di una fitta rete di hotel, boutique e ristoranti. Non sorprende, dunque, che Hong Kong si mantenga stabilmente in cima alle classifiche dei mercati immobiliari più costosi.
Ieri e domani
Ma cos’è davvero Hong Kong? Un arcipelago di oltre duecento isole, con Hong Kong Island e il promontorio di Kowloon a costituirne il nucleo. La sua storia, ben più lunga e complessa di quella di città istantanee sul modello di Dubai, inizia all’indomani della prima guerra dell’oppio, quando la Cina cede alla Gran Bretagna l’area, allettante per la sua posizione strategica.
L’accordo, però, è a tempo determinato, e nel 1997 viene restituita alla Cina. Nasce così la formula “un paese, due sistemi”, che garantisce a Hong Kong un’economia capitalista nel quadro di una “regione amministrativa speciale”, modello che ha consentito la continuità di uno sviluppo armonioso.
Il termine ultimo per questa transizione è il 2046, la data da cui prende nome anche il celebre film di Wong Kar-wai, regista che ha catturato, sullo sfondo di una materia urbana unica, i toni struggenti di una metropoli densa e tropicale. In 2046, il tempo è filtrato attraverso il ricordo personale: emergono una città crocevia di lingue, insieme luogo di alienazione e desiderio, e una società fluida, caratterizzata dai contrasti crudi di un’umanità a tratti violenta.
L’Hong Kong coloniale dei suoi film è una città che profuma di contrabbando, e vive di notte, tra neon, club, motel e le penombre gettate dall’altezza vertiginosa dei suoi edifici. Una città un tempo collegata al resto del mondo dal Kai Tak Airport, celebre per la pericolosità della manovra di atterraggio, ma in grado così di produrre iconiche immagini di voli transcontinentali pochi metri sopra le abitazioni, ed oggi sostituito dal modernissimo Chek Lap Kok Airport, su progetto di Norman Foster e SOM, la cui Airport City è tutt’oggi ancora in via di espansione: il vecchio scalo è stato prontamente riconvertito in un importante centro sportivo multifunzionale, su progetto di Populous.
Il tempo a Hong Kong scorre veloce: molti dei luoghi di 2046 non esistono più e la città si proietta verso il futuro. È stata ad esempio riqualificata la Kowloon Walled City, che tra gli anni ’50 e ’70 ospitava 35.000 persone in un’area pari a quattro campi da calcio, in condizioni precarie.
Un dato vertiginoso anche per Hong Kong, dove 7 milioni di abitanti vivono in circa 1.100 kmq, di cui una metà è stata mantenuta a riserva naturale: dati analoghi alla sola Manhattan, che producono un equilibrio delicato e virtuoso tra natura e costruito, e si materializzano nel contrasto tra gli alti edifici a torre e il verde assoluto su cui si stagliano.
Lo sguardo al futuro
Hong Kong è la città più verticale al mondo: le 8.000 torri producono un paesaggio urbano fatto di geometrie luminose che emergono dalla nebbia.
Tra le architetture più ambiziose, spiccano l’ICC di KPF, l’IFC di Cesar Pelli, primarie sedi finanziarie, e la leggendaria Bank of China di Ieoh Ming Pei, primo edificio extra-USA a superare i 300 metri, riconoscibile dalla sua sagoma prismatica immortalata in film come Transformers e Godzilla vs Kong. Una menzione particolare va all’HSBC Building firmato Foster, con il suo celebre esoscheletro a vista e la grande piazza-atrio d’ingresso.
Al di là dei singoli episodi, ciò che definisce il paesaggio di Hong Kong è la densità, con blocchi costituiti da torri ravvicinate, collegate da podi commerciali e ponti. Una giungla prodotta dall’incontro del Feng Shui, attento ad assicurare la continuità dei flussi energetici, con i dettami del real estate. Ne risulta una cortina edilizia fittissima che, modellandosi sulla topografia vertiginosa, si avvolge come un anfiteatro attorno alla baia, proiettando l’immagine di una città che pare uscita da un videogioco.
Oltre ai cliché come le corti interne di quelli che sono stati soprannominati “monster buildings”, non sono poche le autentiche gemme architettoniche. Nel campus della CUHK, ad esempio, l’Hall Student Centre (Dennis Lau & Ng Chun Man Architects & Engineers, 1970-72) reinterpreta la struttura lignea della casa tradizionale cinese in un raffinato esempio di brutalismo tropicale. La simbiosi tra natura e artificio trova una delle sue espressioni più alte nel centro culturale Asia Society, costruito su un antico sito militare. Tra i progetti non realizzati, infine, impossibile non menzionare The Peak (1982), il progetto con cui Zaha Hadid emerse alla ribalta del pubblico internazionale: un club incastonato tra le alture, ideato come un’astrazione topografica.
Numerosi sono i progetti in corso che spingono la città cinese verso il futuro: tra i più iconici, The Henderson, grattacielo che porta proprio la firma dello studio dell’archistar irachena, che, già autore anche del Jockey Club Innovation Tower, presto inaugurerà anche un nuovo masterplan a West Kowloon, e l’M+, museo progettato da Herzog & de Meuron, che fa coppia con il Tai Kwun Centre for Heritage and Arts, sempre dello studio svizzero, nel consolidare la posizione di Hong Kong come capitale culturale.
Folto anche il panorama dei giovani studi emergenti, tra cui risalta la posizione di Beau Architects e il suo impegno a riscoprire, attraverso progetti puntuali e fortemente materici, la dimensione umana di un organismo urbano così estremo. Hong Kong rimane così oggi un laboratorio urbano da un lato sospeso nel tempo, astratto, e, dall’altro, per la sua condizione geopolitica, ciclicamente destinato a ricadervi.
Un luogo che, restituito alla madrepatria, saprà ancora reinventarsi infinite volte, testimonianza di un incrocio raro di fattori contrastanti, di una storia urbana possibile solo in questi piccoli luoghi che beneficiano e allo stesso tempo soffrono per la scarsità di terra.
Immagine di copertina: skyline notturno di Hong Kong (© Wikimedia Commons)
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cina , grattacieli , hong kong , ritratti di città
Last modified: 29 Aprile 2025