Dopo anni di gestazione, una pubblicazione enciclopedica per i 70 anni del premio più prestigioso in tema di design
Se qualcuno pensava che il sapere enciclopedico fosse finito e si era liberato dei venti volumi in pelle del nonno per far posto a un qualche assistente vocale, si intende dotato di intelligenza artificiale, provi a prendere in mano Compasso d’Oro. ADI Design Museum – La collezione storica, a cura di Beppe Finessi con grafica di Leonardo Pertile, uscito in libreria in questi giorni dedicati al design.
Mille pagine, migliaia di immagini
Si troverà a maneggiare alcuni kilogrammi di pregiata carta ben stampata confezionati in un volume riccamente illustrato – edito da Treccani, e chi altri? – con copertina rigida rivestita in brillante rosso, se inglese, o giallo per l’italica lingua.
Del resto, tanta carta serve ad illustrare 70 anni di storia che sarebbe riduttivo circoscrivere al design, tanto la collezione del Compasso d’Oro percorre e documenta lo sviluppo di una società e di una nazione che ha saputo, nel corso dei decenni, divenire il punto di riferimento del progetto come lo si celebra ogni anno nel grande rito di aprile.
1.040 pagine, 2.275 immagini tra disegni, progetti e fotografie e oltre 50 saggi, questi ultimi forse fin troppo numerosi, servono per farsi un’idea che, se non sostituisce la visita periodica al Museo, pone un punto fermo e un termine di paragone per tutti i cultori della materia o anche solo per chi è curioso di sapere quali sono e da dove vengono gli oggetti che popolano la nostra vita.
Tre sezioni, al centro l’Albo d’Oro
Il volume si divide in tre sezioni principali.
La prima assolve ad un ruolo istituzionale, indagando il ruolo dell’ADI Design Museum come centro di ricerca e di diffusione culturale, grazie al suo archivio fatto a sua volta di archivi ricchi di documenti, disegni, modelli, fotografie, pubblicità (che costituiscono una storia nella storia). Tutti elementi che vengono periodicamente usati per riallestire il Museo e permettere così il racconto dell’avventura del design con approfondimenti sempre diversi.
La seconda non può che essere dedicata a tutti i progetti premiati dal 1954 al 2022, il cosiddetto Albo d’Oro, articolato in schede dedicate a ciascun vincitore. È questa la parte più enciclopedica, ovviamente, ma anche forse la più stimolante offrendosi ad una ricerca randomica, ad una navigazione si direbbe oggi, che permette relazioni e accostamenti sempre diversi e stimolanti rimanendo, pienamente, nelle mani del lettore analogico che, avidamente, sfoglia le ricche pagine.
Nella terza ed ultima abbondano le riflessioni critiche sul ruolo culturale, economico e sociale del design, disciplina quanto mai difficile da definire (c’è chi dice per fortuna) ma che non manca, nella sua evoluzione, di intrattenere rapporti biunivoci con l’arte, la filosofia, l’economia e, quindi con l’industria e i suoi processi di innovazione.
Un’enciclopedia da collezione
Bisogna riconoscere al volume, ai suoi autori e promotori, il valore di un’impresa quasi titanica che restituisce, con tutti i limiti e i pregi di un’operazione che vuole essere omnicomprensiva, enciclopedica appunto, una storia che si è costituita lungo i propri settant’anni di vita cercando di capire la propria natura, la propria evoluzione e il significato del suo procedere e, soprattutto, provando e riuscendo a rendersi comprensibile a tutti.
Meglio tornare a riconsiderare gli scaffali della nostra libreria per far posto al nuovo arrivato.
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adi , compasso d’oro , design , libri , Milano
Last modified: 16 Aprile 2025