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Written by: Forum

Architetti, chiedetevi per chi progettate

Architetti, chiedetevi per chi progettate
Riceviamo e pubblichiamo una riflessione critica sui modi, i tempi e le contraddizioni delle trasformazioni urbane nei regimi autoritari  

 

Lo scorso 17 marzo Massimiliano Fuksas, in una intervista a “Il Fatto Quotidiano”, afferma che le autocrazie corrono come treni mentre le democrazie sono imbolsonite e hanno il passo delle lumache. Nelle sue argomentazioni traspare la critica ad una democrazia che ha sostituito la politica con le forze economiche delle grandi società finanziare e immobiliari, che di fatto soffocano il libero confronto delle idee che connota una democrazia. Ma non dice che questi sono i “poteri” che hanno commissionato molti suoi progetti negli Emirati Arabi Uniti, in Arabia Saudita e Qatar, in Cina e in Russia. Stati autoritari e società finanziarie neoliberiste che considerano le amministrazioni pubbliche alla stregua di facilitatori dei loro progetti di rigenerazione urbana e delle loro visioni di città futura.

 

Quella città saudita, simbolo di contraddizioni

Sabato 20 maggio 2023 su “La Repubblica” Massimiliano e Doriana Fuksas raccontavano il loro progetto dentro la costruzione della nuova città lineare saudita di Neom Line, in costruzione nel deserto arabico, lunga 170 chilometri, senza automobili ed emissioni di carbonio.

In realtà i sogni utopici dello sceicco saudita pare si stiano ridimensionando visti i costi esorbitanti del progetto e la città cognitiva, simbolo della rivoluzione della civiltà resa possibile dall’intelligenza artificiale propagandata dagli apparati comunicativi del principe saudita, si sta riducendo a un resort. 

Il rapporto di Amnesty International 2022-23 evidenzia come l’Arabia Saudita compaia ai primi posti tra i paesi che non rispettano i diritti umani. Il 3 maggio 2023 il quotidiano “The Guardian” ci informava della condanna a morte di tre capi della tribù degli Huwaiti, che vive nei territori dove sta sorgendo Neom Line, alla cui costruzione si erano opposti. 

L’italiana Webuild, che partecipa al progetto, la definisce come un modello di vita urbana sostenibile grazie all’energia pulita, alle fonti rinnovabili, all’idrogeno verde che trasformano il deserto in un’oasi di sostenibilità.

Ritornando alla comparazione prestazionale di Fuksas tra democrazia e autoritarismo, spesso nella stampa si leggono riflessioni sul futuro dell’architettura e delle città dove si esalta la velocità di paesi come Singapore, l’Arabia Saudita o gli Emirati Arabi Uniti confrontandole con le procedure farraginose e lente dei paesi della vecchia Europa, e in particolare dell’Italia, senza porsi il problema dei meccanismi autoritari che regolano, in quei paesi, le decisioni e gli effetti sulla vita delle persone. 

Basti pensare ai mondiali di calcio del Qatar del 2022 dove, sempre secondo “The Guardian”, ci furono circa 15.000 morti tra 2010 e 2019: si trattava di immigrati reclutati da India, Pakistan, Nepal, Bangladesh, Sri Lanka e Filippine che hanno lavorato in condizioni disumane. 

 

Il ritmo diverso delle autocrazie

Nel 2021, Carlo Ratti, sempre su “La Repubblica”, presentava Singapore come paradigma della nuova modernità urbana incentrata su ordine, mobilità automatizzata, transizione ecologica e natura tropicale. 

La città-stato vanta uno straordinario rapporto tra decisione e attuazione e i dirigenti pubblici sono pagati moltissimo. La parte più interessante di questa intervista è il punto in cui Ratti riconosce l’esistenza di qualche limite come, ad esempio, la condizione dei migranti che rendono possibile questo miracolo tecnologico, trattati come schiavi. 

Lo confermano le denunce di Amnesty International e Reporters sans frontièrs e di altri organismi internazionali. Ma questo aspetto sembra trattato come un peccato veniale, che non intacca la straordinaria capacità gestionale della metropoli asiatica.

Le differenze di governance tra una democrazia e un’autocrazia sono evidenti. Quest’ultima, per scegliere, non ha bisogno del consenso democratico e delle procedure partecipative. I poteri autocratici sono rapidi nel definire una politica e nel metterla in attuazione perché non esiste un sistema di controlli e di contropoteri in grado di garantire la trasparenza delle procedure e le pari condizioni per tutti gli interessati al processo. 

Se poi questi paesi siedono su tesori costituiti da un sottosuolo ricco di risorse fossili (gas e petrolio) il gioco è fatto. I risultati delle autocrazie sono immediati, si fondano su di un solido intreccio di interessi economici, su convergenze speculative e, attraverso un efficace controllo degli apparti legislativi e della comunicazione, sono spesso indicati come esempio di innovazione urbana, tecnologica, ambientale ed ecologica anche nel mondo occidentale. 

 

L’ecologia come strumento di colonizzazione

In fondo, l’architettura ha sempre costruito per il potere, ce lo ricorda anche Michela Murgia nel suo testo Futuro Interiore. Ma tra il periodo evocato dalla scrittrice – il Rinascimento – e oggi ci sono state due dichiarazioni riguardanti i diritti umani: quella generata dalla Rivoluzione francese e quella promulgata dall’ONU. 

La prima ci impegna culturalmente, la seconda anche politicamente. Sto parlando di progetti presentati da gruppi finanziari, fondazioni filantropiche, amministrazioni competitive, stati autocratici, archistar che di fatto si configurano come progetti di classe, o di censo, orientati alla selettività sociale ed etnica. 

Le operazioni di rigenerazione urbana ecologica possono promuovere una gentrificazione che, senza dichiararlo, rafforza la separazione sociale, in particolare se non si attuano politiche pubbliche per la casa. La cultura urbana neoliberista contrasta l’entropia planetaria attraverso la costruzione, resa possibile dallo sviluppo della tecnologia, di isole di ordine e di bolle ecologiche che sono altamente selettive, fisicamente delimitate, controllate da apparati di sicurezza. 

La città ecologica neoliberista è indifferente ai contesti politici, l’importante è che loro siano liberi di intraprendere, di fare. Del resto, la nuova colonizzazione urbana ecologica rivendica le magnifiche sorti della tecnica in grado di rendere abitabili anche luoghi che ora non lo sono, come nelle migliori distopie urbane. 

Ora che l’immobiliarista Donald Trump ha svelato i piani per la striscia di Gaza (in realtà già mostrati tempo fa dal governo israeliano) la città diventerà una eco smart city? E ciò che molti si ostinano a chiamare genocidio in realtà è una bonifica ambientale? 

Chissà quanti professionisti e centri di ricerca occidentali verranno coinvolti. Ma è questo il modello culturale ed etico che l’architettura italiana e occidentale persegue? Che le nostre scuole insegnano?

Forse è arrivata l’ora di aprire un dibattito sull’etica del progetto, visto che ormai un terzo della popolazione mondiale vive in insediamenti informali e in situazioni di guerra e che le migrazioni cresceranno e non si tratta dei responsabili della mutazione climatica in corso.

Immagine in evidenza: Neom, render di progetto, The Line (https://www.neom.com/en-us)

 

È stato presentato in questi giorni l’Osservatorio Autoritarismo dell’Associazione Libertà e Giustizia. Sviluppato in collaborazione con la casa editrice Castelvecchi e con docenti e studenti di numerose università italiane vuole essere uno spazio di analisi, dialogo e confronto sulla trasformazione in senso autoritario della democrazia nel nostro Paese, vista nel contesto europeo e globale. Qui il manifesto costitutivo. 

L’autore di questo articolo ha pubblicato su questi temi il libro Le fragole di Londra. Attraverso le città diseguali, Mimesis, 2024, 144 pagine, 16 €

Autore

  • Romeo Farinella

    Architetto-urbanista, professore ordinario di Progettazione urbanistica presso l’Università di Ferrara. Si occupa di problematiche urbane e paesaggistiche da almeno trent’anni. Oltre a Ferrara ha insegnato anche in Francia (Lille, Parigi), Cina (Chengdu), L’Avana e São Paulo. Presso l’Università di Ferrara, è stato direttore del Centro di Ateneo per la Cooperazione allo Sviluppo Internazionale. È autore di diversi testi su temi inerenti le problematiche della rigenerazione urbana, le città e i paesaggi d’acqua, le politiche urbane e le disuguaglianze.

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Last modified: 31 Marzo 2025