Visita alle due Kiruna (in demolizione e in costruzione) e alla miniera di minerali ferrosi la cui attività è causa dello spostamento dell’abitato
Nella Lapponia svedese, Kiruna è al centro di una sperimentazione urbana e progettuale senza precedenti. Nel 2007, la decisione di non bloccare l’attività estrattiva ha portato a una scelta radicale: demolire una parte di città e rifondare una nuova Kiruna tre chilometri più a est, suscitando un interesse su scala globale. Dal film Kiruna – A Brand New World passando per la mostra Kiruna Forever prodotta da ArkDes sono molti a documentarne l’evoluzione. La vicenda è anche diventata recentemente il set del film-cult Abisso, basato su un fatto di cronaca degli anni Sessanta. Stiamo seguendo da anni le progressive trasformazioni di questo luogo simbolico. Abbiamo deciso di aggiornare e arricchire il racconto con un Archiviaggio, che spazia dall’aurora boreale alle viscere della Terra.
KIRUNA (SVEZIA). A Kiruna sta davvero nascendo una città nuova o piuttosto si sta progettando un nuovo tipo di miniera, basato su una diversa forma di estrattivismo?
Ho trascorso qui 3 giorni capendo perché questa piccola città può essere considerata uno dei luoghi chiave nella geopolitica mondiale con l’architettura a giocare un ruolo fondamentale. Il mio viaggio in Svezia, incuriosita dalla vicenda della città che si muove, ha inizio prima di Kiruna, passando per Stoccolma e Umeå, da cui ho viaggiato in treno per ben sette ore. La prima cosa che si scorge arrivando è proprio la miniera. L’interdipendenza tra l’esistenza stessa della città e la LKAB non è un fatto nuovo. Fondata intorno al 1890, Kiruna nacque come una vera e propria città operaia, dove la LKAB non si limitò a realizzare gli impianti estrattivi, ma costruì anche i primi quartieri residenziali e le infrastrutture urbane.
La maggior parte degli abitanti dell’area di Norrbotten ha lavorato o lavora per la LKAB. Tuttavia, stando a Kiruna, è la relazione spaziale e visiva tra l’impianto urbano e quello estrattivo ad avere qualcosa di veramente singolare. Ho soggiornato nella cosiddetta città vecchia, in un ostello che occupa un ex edificio scolastico a ridosso dell’area naturalistica di Midnattssolstigen, che ho scoperto essere un luogo fortunato per vedere l’aurora boreale che mi ha effettivamente accolto la sera stessa del mio arrivo. La posizione dell’ostello, leggermente collinare, offre una vista panoramica sulla città esistente, in parte in demolizione, con sguardo aperto verso la miniera, i cui vapori sono visibili a tutte le ore del giorno, testimoniando un’attività estrattiva incessante. Camminando in questa parte di città, si passa in rassegna per interi isolati quella che è l’architettura tipica fatta di case unifamiliari o bifamiliari, in legno e tetto a falde.
Un grande cantiere e una chiesa da spostare
A marzo, la città appare ancora imbiancata dalla neve. Le strade e i percorsi non sono del tutto percepibili, e il paesaggio urbano è davvero suggestivo. A piedi, ci si imbatte molto facilmente nelle transenne che circondano gli edifici in corso di demolizione. Quelli spostati fino ad oggi sono pochissimi rispetto a quelli che sono (e saranno) demoliti. E il confine tra la città in demolizione e quella che rimarrà è davvero molto labile, definito in base al sistema stradale esistente. Pur all’interno di un vasto cantiere urbano in movimento, e in costante attività, la vita delle persone sembra del tutto regolare. Si incontra chi passeggia con i cani, chi fa la spesa, chi va a sciare, chi va a scuola.
La traccia del cantiere ingloba interi lotti urbani e architetture di vario genere. Il logo azzurro della LKAB è ben visibile ovunque, insieme ai segnali di videosorveglianza e ai divieti di accesso. Sorprende notare l’assenza di indicazioni precise riguardo alle operazioni di spostamento e demolizione in corso.
Non ho visto pannelli informativi, ad eccezione di una serie di immagini, quasi pubblicitarie, affisse su un edificio commerciale ormai vuoto. Rievocano l’eredità operaia della città con foto storiche dei minatori o guardano al futuro di Kiruna. “Urban transformation is progressing to ensure a future together”, è uno dei motti promossi su un fotomontaggio che ritrae due bambine di spalle, intente a osservare la demolizione di un edificio. Il cantiere più significativo è quello della Chiesa, Kiruna Pastorat, progettata da Gustaf Wickman, che sarà spostata nel nuovo centro urbano, probabilmente a settembre.
L’intervento richiede una lunga fase di preparazione e sulla soglia del cantiere è possibile scorgere una piccola infografica illustrativa sul tragitto che la Chiesa percorrerà. Si sta persino realizzando un sistema stradale ad hoc, perfettamente livellato per evitare oscillazioni durante il trasporto, che avverrà con un, o forse più, tir. Si stima che il viaggio durerà due giorni prima di raggiungere la nuova Kiruna.

Forme inusuali per attrarre turisti
A piedi ci vogliono circa 50 minuti dalla Kiruna Pastorat alla nuova Kiruna. Questa parte di città sembra prendere rapidamente forma secondo il masterplan dello studio White Arkitekter, vincitore del concorso del 2013 con la proposta Kiruna Forever.
Si attraversano interi isolati in costruzione, anche a ridosso del cimitero cittadino. Grandi cartelloni immobiliari presentano i progetti in divenire, che nella fascia intermedia tra la città nuova e quella vecchia sono in gran parte residenziali. I cantieri, a marzo immersi nella neve, contrastano curiosamente con i render fotorealistici dei futuri quartieri immersi in un rigoglioso prato verde, con bambini e cani che giocano all’aperto. Il nuovo centro è segnato da una piazza, elemento innovativo e inusuale nella pianificazione di una città nell’Artico. Qui sono stati realizzati alcuni dei principali edifici, tra cui lo Scandic Hotel, progettato dall’architetto svedese Thomas Sandell.
La hall di questo albergo è liberamente accessibile, così come il bar all’ultimo piano. Tutto sembra essere stato progettato per accogliere turisti internazionali. E, sulla scia dello Scandic, si stanno costruendo altri alberghi di lusso e ristoranti. In alcuni isolati, gli edifici residenziali, in media alti sei piani, incorporano sempre una funzione commerciale al pianterreno, tanto che la vocazione turistica appare essere una dei maggiori investimenti verso il futuro di Kiruna che sarà anche Capitale Europea della Cultura nel 2029. È possibile prenotare qualsiasi tipo di escursione: in slitta con i cani, la ricerca dell’aurora boreale, il safari delle renne.

Immginari artici, e alieni
Siamo, però, nell’Artico. Potrebbe essere necessario immaginare, al contrario, un blocco al turismo per preservare alcuni ecosistemi della Terra? Ha fatto clamore negli ultimi mesi la notizia di Pyramiden, ex colonia sovietica nell’arcipelago norvegese delle Svalbard, che è diventata una meta turistica sempre più richiesta.
Quale impatto avrà l’incremento del flusso turistico internazionale sull’ecosistema artico? L’immaginario di città ecosostenibile si fonda su architetture progettate con certificazioni Leed, materiali ecosostenibili e impianti energetici efficienti, che contrastano però non poco con il consumo di suolo e l’abbattimento di alcuni parti di foresta.
Si promuove un paesaggio urbano del tutto diverso da quello che si è stratificato a Kiruna, con una connessione tra spazi residenziali e privati del tutto inedita. Passeggiando nella nuova città, si nota un diverso concetto di strada e anche di spazio pubblico, come se si incentivasse un diverso tipo di vita sociale, forse non tenendo adeguatamente conto delle temperature artiche. Nel giorno che ho trascorso qui, la temperatura ha raggiunto i -20° intorno alle 16:30, e sorprende che non ci siano infrastrutture progettate per gli abitanti, come banalmente una fermata del bus.
Negli anni Cinquanta, tra le città artiche proposte da Ralph Erskine – The Ecological Artic Town – c’era anche Kiruna. Fu ricostruito un isolato ed alcuni edifici, demoliti recentemente con la città vecchia. Forse lo spostamento, inevitabile, di Kiruna avrebbe potuto ispirarsi ai suoi studi? Seppure ormai datati, la riflessione tra progetto di architettura ed ecosistema artico sembra essere più innovativa di tante proposte contemporanee. In che misura Kiruna è – o poteva essere – un laboratorio improntato a definire nuove relazioni tra architettura e crisi climatica?
Sempre nel pacchetto turistico, è stato realizzato un importante museo, il Kin Museum of Contemporary Art, in un edificio progettato da Henning Larsen che accoglie anche gli uffici municipali. Il museo a marzo ha ospitato una retrospettiva dell’artista sàmi Britta Marakatt-Labba. Racconta della Lapponia, della storia dei Sàmi, della quasi totale cancellazione della cultura locale. Insomma di tutto quello che oggi accade a Kiruna e dintorni. Parla dell’ecosistema umano e naturale stravolto dall’estrattivismo, dai cambiamenti climatici, dalla retorica green. Così come della cultura tradizionale, delle luci del Nord e delle renne bianche che sono simbolo di fortuna.
Il tour della miniera LKAB
Il soggiorno a Kiruna non può non includere un tour della miniera, prenotabile online. Si parte in bus dal Tourist Center, nella nuova Kiruna. Percorrendo Malmvägen, si attraversa la città vecchia. Una volta varcata la soglia dell’impianto, la prima architettura che si incontra è un edificio per uffici, progettato sul modello del grattacielo delle Nazioni Unite a New York.
Durante il tour non è possibile fare fotografie. La visita si sviluppa sottoterra, in un’ampia zona adibita ad ospitare il pubblico ad una profondità di -560 metri. La vivibilità è garantita da un sistema di condizionamento iper-efficiente e la visita comprende perfino una pausa caffè alla maniera svedese, nota come Fika. Sullo sfondo del tunnel principale, il logo LKAB campeggia a caratteri cubitali, tra una sala riunione e uno spazio espositivo. L’atmosfera è da serie tv, a metà tra Severance e l’ultima stagione di True Detective, quella con gli scienziati congelati.
La visita inizia in un’area cinema, dove viene proiettato un video di circa 10 minuti in cui la LKAB presenta il suo stesso operato come un luogo di sperimentazione: “the world’s most modern mine”. La ricerca, supportata anche con fondi dell’Unione Europea, è finalizzata a una produzione fossil-free, vista come una necessità per affrontare i cambiamenti climatici. La ricerca scientifica è riuscita a brevettare nuovi metodi per l’utilizzo delle Terre Rare, di cui sempre Kiruna è uno dei più vasti depositi in Europa (la tabella ufficiale delle risorse minerarie indica una quantità di 585 milioni di tonnellate). Non entra nella narrazione, però, l’impatto geopolitico di questa scoperta né l’impatto che avrebbe nell’intero Artico lo sfruttamento anche delle risorse delle Terre Rare.
A seguire, una ricca mostra storica ripercorre il significato della miniera come motore dell’intera Svezia. La LKAB è di fatto il maggiore datore di lavoro dell’intera regione di Norrbotten, tanto che sulla sua attività si basa da più di cento anni una grande fetta dell’economia del Paese. Produce, infatti, circa l’80% del ferro realizzato in Europa, esportato anche al di fuori dei confini europei.
Una storia di innovazione tecnologica. Che non finisce
Con lente diversa, viene raccontata la storia di Kiruna, ripercorrendo gli eventi chiave nella sua urbanizzazione. Nel 1903, ad esempio, la LKAB costruì la prima linea ferroviaria per permettere ai minatori di raggiungere la miniera anche nei mesi più nevosi, garantendo un trasporto più efficiente per i minerali estratti. La ferrovia fu realizzata con la tecnologia elettro-meccanica più avveniristica dell’epoca, coinvolgendo l’AEG Berlin, che pochi anni dopo realizzerà a Berlino l’iconica architettura di Peter Behrens.
Anche il primo nucleo di case fu realizzato dalla LKAB, su progetto di Per Olof Hallman e Gustaf Wickman che interpretarono il modello di company-town all’inglese, adattandolo alle necessità di una città nell’Artico. Una serie di fotografie d’epoca ripercorre i decenni. Gli alloggi operai diventarono case familiari e Kiruna si sviluppò nel tempo in funzione dello sfruttamento della sua ricchezza mineraria.
In un ampio spazio un modello tridimensionale di Kiruna è utilizzato dalla guida per presentare le operazioni di spostamento e di ampliamento della città. Guardandolo, emerge come la scala della miniera (attraversata da 500 km di strade e raggiunge una profondità di 1356 metri) sia davvero impressionante se paragonata a quella della città.
La visita finisce dopo circa 2 ore e mezza, ma prima di salire sul bus, un grande carico di campioni di materiali estratti dalla miniera viene distribuito ai visitatori in piccoli sacchetti trasparenti, con il logo azzurro LKAB. Si torna a casa con un souvenir, ma anche con la consapevolezza – e forse un po’ di amarezza? – che, fino a quando la produzione metallurgica sarà necessaria nella nostra vita quotidiana, ci sarà sempre una Kiruna. Magari Not In My Back Yard.
Immagine copertina Kiruna, 2025 (© Aurora Riviezzo)
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emergenza climatica , kiruna , L'archiviaggio , svezia , terre rare , turismo
Last modified: 26 Marzo 2025