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Written by: Città e Territorio Forum

Nuova capitale (costruita da zero per perpetuare il potere)

Nuova capitale (costruita da zero per perpetuare il potere)

Un report fotografico in sei paesi per indagare le contraddizioni dell’urbanesimo neoliberale di rappresentanza

 

Che aspetto ha la capitale ideale? Il fotografo belga Nick Hannes ha viaggiato in sei paesi – Egitto, Corea, Nigeria, Kazakistan, Indonesia e Brasile – che di recente hanno costruito o stanno costruendo una nuova città capitale. Come un antropologo visivo con un occhio attento ai dettagli, Hannes si propone di scoprire la dimensione umana in un contesto pieno di architetture spettacolari e progetti pomposi. Hannes sarà uno degli ospiti principali di Utopian Hours, il festival internazionale dedicato City Making e all’innovazione urbana organizzato da Stratosferica, in programma a Torino dal 18 al 20 ottobre presso La Centrale della Nuvola Lavazza. Insieme a più di trenta relatori internazionali, Hannes presenterà un’anteprima esclusiva del suo ultimo lavoro, “New Capital: Building Cities from Scratch”. Di seguito un suo contributo.

 

Le sei città capitali che ho fotografato non sono cresciute organicamente nel corso di secoli, ma sono state costruite da zero in un periodo di tempo relativamente breve, seguendo un piano generale predefinito. In teoria, costruire una nuova città offre l’opportunità perfetta di organizzare un ambiente urbano ideale. Tuttavia, la maggior parte di queste capitali non è stata costruita per soddisfare le esigenze della popolazione, ma per perpetuare il potere politico.

 

Egitto

L’esempio più evidente di ciò è la Nuova Capitale Amministrativa (NAC) dell’Egitto. Situata a 50 km a est del Cairo, la sua costruzione è iniziata nel 2016. La maggior parte dei ministeri vi si è già trasferita, e presto seguiranno ambasciate, università e sedi di grandi aziende. Le autorità mirano ad avere una popolazione di sei milioni di abitanti entro il 2050.

La NAC è un progetto prestigioso del presidente Abdel Fattah al-Sisi, un ex generale dell’esercito. L’esercito egiziano ha un enorme potere economico: possiede sia i terreni su cui si sta costruendo la NAC, sia i principali appaltatori coinvolti. Si potrebbe dire che sia un progetto militare.

Sarà una città molto esclusiva, in cui la maggior parte degli egiziani non potrà permettersi di vivere perché si rivolge alla classe alta e medio-alta, ai militari di alto rango e ai funzionari governativi, e per acquistare una proprietà è necessario il permesso delle autorità. I critici sostengono che questo sia un modo per escludere gli oppositori politici.

La NAC sarà una città intelligente, costantemente monitorata da 6.000 telecamere, sensori, tracciatori di telefoni cellulari e droni. Tutti saranno sorvegliatissimi, e questo è proprio l’obiettivo di al-Sisi: costruire una base di potere in cui le proteste, come la Primavera araba del 2011, saranno impossibili. In uno stato che sorveglia, la città intelligente diventa uno strumento di controllo politico e sociale.

 

Brasile

Riferimento storico per questo progetto è Brasilia. Costruita in 41 mesi e inaugurata nel 1960, la nuova capitale del Brasile doveva rappresentare lo spirito di una nazione moderna. Visto dall’alto, il nucleo della città assume la forma di un aeroplano, simbolo di progresso.

Una delle caratteristiche ricorrenti delle nuove capitali è il loro progetto monumentale, che si traduce in un enorme sprawl urbano che ancora oggi ha gravi effetti collaterali sulla mobilità. Brasilia è una città basata sull’uso dell’auto, con grandi distanze che rendono poco praticabile il camminare. Inoltre, è stata razionalmente divisa in settori che separano i distretti commerciali, residenziali e governativi.

 

Nigeria

Con 220 milioni di abitanti, è il paese più popoloso dell’Africa. Per alleviare il sovraffollamento dell’ex capitale Lagos, negli anni ottanta è stata costruita una nuova capitale: Abuja. Avrebbe dovuto diventare una città leader e neutrale, rafforzando l’unità in un paese etnicamente diviso e diffondendo opportunità economiche. È tuttavia diventata a sua volta una delle città in più rapida crescita al mondo, con quasi 4 milioni di abitanti e un enorme divario tra i redditi. Mentre una birra in uno dei suoi vivaci nightclub costa 10 euro, il 40% dei nigeriani vive con meno di un dollaro al giorno. Eppure la Nigeria non è un paese povero, è la terza economia più grande dell’Africa e l’estrema disuguaglianza non è dovuta a una mancanza di risorse, ma all’abuso che ne fa una parte dell’élite politica ed economica.

In Nigeria c’è un vero problema di sicurezza, con jihadisti e criminali che hanno sviluppato un modello di business basato sul rapimento e l’estorsione. Chi può permetterselo, vive quindi in una delle tante lussuose residenze private costruite all’interno di complessi residenziali privati circondati da muri, filo spinato e posti di blocco. Queste sono un tipico esempio di architettura capsulare, rifugi sicuri ma molto segregati, ossessionati dalla sicurezza e dal controllo, separati dal caos imprevedibile e dal pericolo del mondo esterno. La maggior parte della popolazione ha invece meno possibilità finanziarie e vive in baraccopoli sparse in tutta la città e nelle sue periferie.

 

Kazakistan

Astana

è dal 1997 la nuova capitale del Kazakistan che, come in Brasile e in Nigeria, ha spostato la prima città dalla periferia al centro del paese, conseguenza di una scelta strategica per sottolineare l’unità nazionale.

La nuova capitale doveva diventare la punta di diamante della costruzione della nazione post-sovietica grazie ai ricavi del petrolio e del gas. In poco tempo Astana è emersa come una Global City, con oggi più di un milione di abitanti. Come le altre nuove agglomerazioni, Astana è una città generica, senza passato, senza stratificazione storica, senza abitanti nativi, senza un suo carattere locale. È come un aeroporto o una stanza d’albergo Hilton, che hanno lo stesso aspetto ovunque nel mondo. Ispirata a Dubai, è un terreno di gioco per architetti e sviluppatori immobiliari, diventata uno spettacolo urbano, un simbolo del potere statale e un brand nazionale.

La sua recente storia è indissolubilmente legata alla figura di Nursultan Nazarbayev, ex presidente nazionale che è stato al potere per trent’anni. Il culto della personalità di Nazarbayev è estremo. Nell’iconica torre di osservazione Bayterek, l’impronta dorata della mano dell’ex presidente è solennemente esposta, in cui i visitatori fanno la fila per premere il palmo della mano contro quella presidenziale mentre esprimono un desiderio. Ricorda l’adorazione religiosa, dove l’ego del sovrano domina l’immagine nazionale.

 

Indonesia

Offre l’esempio più recente di una nuova capitale. Nel 2019, l’ex presidente Joko Widodo ha annunciato il piano di trasferirla da Jakarta, afflitta dal sovraffollamento e dalle inondazioni, alla nuova città pianificata Nusantara, nel Borneo, dove si stima vivranno 1,9 milioni di persone entro 20 anni.

Nusantara dovrebbe essere una “forest city” intelligente e sostenibile, ma i critici la definiscono un classico esempio di greenwashing. Non c’è stata partecipazione pubblica, nessun processo democratico, nessuno studio adeguato sull’impatto ambientale. La nuova capitale è un progetto estremamente costoso, che non può essere separato dagli interessi economici. La regione è nota per l’estrazione (illegale) di carbone e per le piantagioni su larga scala di olio di palma. Parecchi concessionari hanno stretti legami con potenti politici e saranno lautamente compensati per i loro terreni.

Il sito in cui si sta costruendo la nuova città non è disabitato: una popolazione locale di 186.000 persone in 72 villaggi sta perdendo qualsiasi prospettiva per il futuro. Si rendono conto fin troppo bene che il loro stile di vita, tradizionale, è incompatibile con una nuova città che deve essere prestigiosa. Ma forse per loro c’è ancora speranza perché, sebbene Nusantara sia stata ufficialmente inaugurata il 17 agosto 2024, il suo futuro è ancora incerto per la difficoltà di attrarre investitori stranieri.

 

Corea del Sud

C’è quindi qualche spiraglio di luce da qualche parte? Forse la Corea del Sud sta mostrando la via.

Nel 2007, il paese asiatico ha fondato la sua nuova capitale amministrativa, Sejong. Ospitando il complesso governativo, essa dovrebbe contribuire a diffondere le opportunità economiche e alleviare il sovraffollamento di Seul, situata 125 km a nord. Entro il 2030 la città avrà una popolazione di mezzo milione di abitanti. La sua dimensione, più piccola, rende Sejong un’eccezione rispetto alla megalomania e al monumentalismo della maggior parte delle nuove capitali. Ha una forma circolare, con un parco e un lago artificiale al centro e grattacieli tutto intorno. Un sistema efficiente di corsie separate per autobus e migliori infrastrutture per i pedoni offrono un’alternativa vivibile al problema causato dall’eccesso di automobili.

Sejong è una città intelligente pionieristica, dotata di un’estesa infrastruttura ICT e di una serie di sistemi di monitoraggio urbano che tengono costantemente sotto controllo la qualità dell’aria, le condizioni meteorologiche, la congestione del traffico e la sicurezza. Sejong appare prospera. La società funziona in modo efficiente. È una “città modello di livello mondiale in cui tutti vogliono vivere“, afferma un depliant promozionale, anche se probabilmente è una visione eccessivamente ottimistica. In realtà molti funzionari si rifiutano di rinunciare a vivere nella vivace Seul e preferiscono fare i pendolari. Ci vuole tempo perché una città maturi, figuriamoci per acquisire un’anima.

 

La grande domanda

Con una popolazione mondiale in crescita, nuove città dovranno essere costruite e quelle esistenti dovranno essere ampliate. La grande domanda è: come possiamo costruire città sostenibili, vivibili e socialmente inclusive? Ad eccezione di Sejong, le nuove capitali che ho fotografato non sono buoni esempi; incoraggiano la segregazione sociale e impongono un onere all’ambiente. Il modello neoliberale di progettazione urbana, in cui il profitto sembra essere l’obiettivo principale, non è compatibile con l’uguaglianza economica, la giustizia sociale e la sostenibilità ecologica.

 

Il libro New Capital. Building cities from scratch (Lannoo Publishers, 2024) può essere ordinato su www.nickhannes.be/shop

 

LEGGI IL TESTO IN INGLESE

Immagine copertina: ufficio vendite di Centenary City, nuova città pianificata vicino all’aeroporto internazionale di Abuja, Nigeria (© Nick Hannes)

 

Autore

  • Nick Hannes

    Nato ad Anversa (1974), è un fotografo documentarista belga. Dopo un master in fotografia presso il KASK di Gand, ha lavorato come fotoreporter per otto anni prima di dedicarsi a progetti personali che trattano temi quali migrazione, globalizzazione e crisi. Ha pubblicato cinque libri, tra cui Garden of Delight (2018) e New Capital (2024). Ha ricevuto premi internazionali come il Magnum Photography Award (2017) e il World Press Photo Award (2023). Dal 2008, insegna fotografia documentaria al KASK di Gand.

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Last modified: 4 Ottobre 2024