Intelligenza Naturale, Artificiale, Collettiva. Ecco l’itinerario transdisciplinare della 19. Mostra Internazionale di Architettura di Venezia
VENEZIA. «Lo spazio non è un dove ma è un come, è l’intensificazione di ciò che è ben più di un segno, è un significato». Con un incipit filosofeggiante Pietrangelo Buttafuoco, presidente della Biennale di Venezia introduce la 19° edizione della Mostra Internazionale di Architettura (10 maggio – 23 novembre 2025) e il suo curatore, Carlo Ratti. Torinese d’origine (classe 1971), ingegnere e architetto formatosi principalmente oltre confine (dopo la laurea al Politecnico seguono Parigi, Cambridge e Boston, dove oggi dirige il Senseable City Lab del Massachusetts Institute of Technology), Ratti è anche fondatore dello studio Carlo Ratti Associati con sedi a Torino, Londra, New York ed è a buon titolo considerato “uno dei dieci studiosi più citati a livello internazionale nel campo della pianificazione urbana” e nell’intersezione con le nuove tecnologie.
Buttafuoco ne sposa in toto la «Speciale visione che travalica la contemporaneità per una propensione nel darsi già un domani, la capacità di intrecciare molteplici discipline» e già ci promette una «straordinaria edizione», tralasciando di citare quale sarà la linea che la Biennale, in quanto istituzione, vorrà esercitare.
Possiamo però sempre provare a dedurla, nel solco di quanto sino ad ora tracciato. Se la Biennale vorrà continuare a proporsi come un punto di osservazione sul mondo, allora questa 19° edizione incarna uno dei temi più attuali e scottanti: Intelligenza. Naturale, Artificiale e Collettiva. Nel titolo immaginato da Ratti il termine muta in Intelligens (goffa crasi tra “intelligenza” e il latino “gens”) che negli intenti, attraverso «un’immaginaria radice alternativa, suggerisce un futuro dell’intelligenza più multiplo e inclusivo, che sfugga ai limiti eccessivi dell’odierna focalizzazione dell’AI».
Così nella Biennale di Ratti gli architetti, abbandonati i panni dei practitioner celebrati da Lesley Lokko nell’edizione 2023, compiranno un ulteriore salto di specie e si faranno agenti mutageni, «Capaci d’innescare processi evolutivi e di dirigerli in nuove direzioni»; arte, ingegneria, biologia, scienza dei dati, scienze sociali e politiche si integreranno in un’articolata compagine in cui l’architettura sarà al centro, per tracciare nuove rotte (concrete?) verso urgenze del nostro presente, crisi climatica in primis.
Il Padiglione Centrale ai Giardini, chiuso per restauro, diramerà i suoi contenuti in altre sedi sparse nel tessuto lagunare e vedrà al centro di un living lab proprio le problematiche di Venezia come sostenibilità e mobilità. Le partecipazioni nazionali verranno invitate ad una maggior aderenza al concept curatoriale e al tema comune “Un luogo, una soluzione” (per condividere casi di successo), mentre seguendo un approccio collaborativo un apposito spazio per la raccolta plurale d’idee rimarrà attivo sul sito della Biennale fino al 21 giugno. Del resto questa raccolta rientra in uno dei pilastri metodologici pensati dal curatore insieme alla transdisciplinarità.
A scandire il tutto saranno sempre le tre linee guida che completano il titolo di questa 19° edizione, trasformate in altrettante sezioni: Intelligenza Naturale (saremo in grado un giorno di progettare un edificio che sia intelligente come un albero?), Intelligenza Artificiale (anche in relazione al ruolo tradizionale del progettista), Intelligenza Collettiva (raccordando il vecchio e il nuovo).
E se la ricerca – s’interroga infine il curatore – di un futuro migliore fallisse miseramente tanto da rendere impossibile una continuità abitativa per la nostra specie su questo pianeta? Niente paura: ci rimane sempre un futuro interstellare popolato da visioni di geoingegneria.
Immagine di copertina: Pietrangelo Buttafuoco e Carlo Ratti (foto di Andrea Avezzu)
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Biennale Architettura 2025 , Carlo Ratti , mostre , venezia
Last modified: 8 Maggio 2024