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Lucia Pierro e Marco ScarpinatoWritten by: Progetti

Catanzaro, la nuova Procura della Repubblica nell’ex ospedale

Catanzaro, la nuova Procura della Repubblica nell’ex ospedale

Il progetto di Corvino+Multari riunisce nel centro storico gli uffici giudiziari, recuperando un complesso tutelato del XV secolo

 

CATANZARO. Dal 15 novembre è aperta al pubblico la nuova sede della Procura della Repubblica, i cui uffici sono stati unificati nei locali restaurati e rifunzionalizzati dell’ex ospedale militare, un edificio del XV secolo sorto come convento degli Osservanti e trasferito al ramo militare nel secondo Ottocento. All’inaugurazione erano presenti il ministro della Giustizia Carlo Nordio, numerose autorità, gli architetti Corvino+Multari (progettisti e coordinatori del team multidisciplinare responsabile dell’intervento) e il procuratore Nicola Gratteri che, sin dal suo insediamento nel 2016, ha tenacemente promosso l’idea di riunire tutti gli uffici giudiziari nel centro storico di Catanzaro.

Il riuso di questo complesso che, pur essendo d’interesse storico-artistico, è rimasto in stato d’abbandono per oltre 10 anni, rende possibile la dismissione delle varie sedi precedentemente allocate in edifici in affitto e segna una presenza istituzionale al contempo fisica e simbolica nel cuore della città. Il Ministero della Giustizia ha sottoscritto un contratto di comodato d’uso gratuito per 99 anni con il Comune, che è l’ente proprietario del complesso. Il progetto di rifunzionalizzazione e l’attività negoziale è stata promossa dall’Agenzia del Demanio che, come stazione appaltante, ha coinvolto i diversi interlocutori istituzionali nella condivisione di un piano di razionalizzazione delle varie funzioni giudiziarie precedentemente disperse dimostrando, come ribadito da Vincenzo Corvino durante l’inaugurazione, che “il futuro delle città italiane sarà quello di ripensare e riconfigurare la città esistente e che l’architettura al servizio della collettività è la vera missione”.

 

Corte storica: un recupero per svelamento e sottrazione

Il progetto ha riguardato il restauro architettonico, il risanamento conservativo e il ridisegno funzionale della preesistenza – la cosiddetta “Corte storica” – che è stata liberata da superfetazioni e volumi incongrui facendo riemergere la volumetria originaria e i caratteri alterati nel corso degli anni. Il progetto è stato quindi una sorta di svelamento e sottrazione per riconfigurare la volumetria originaria, prevedendo sia la tutela dell’edificio storico, sia una serie d’interventi volti a valorizzare il complesso adeguandolo a nuovi usi.

Le scelte progettuali sono quindi scaturite dalla lettura e interpretazione dell’edificio e delle sue componenti e da una cura nella scelta dei materiali e delle tecnologie, fondata sulla ricerca della compatibilità tra le finalità conservative e di valorizzazione dell’edificio storico e le esigenze funzionali. L’intervento di restauro ha incluso le facciate, le coperture a falda e la sistemazione delle coperture piane. I percorsi di distribuzione interna sono stati ridefiniti tenendo conto sia della tipologia dell’edificio sia della necessità d’inserimento di nuovi collegamenti verticali per superare le barriere architettoniche, con nuove scale di sicurezza che, nel rispetto del vincolo, sono state collocate nei vani esistenti.

L’attenzione ai caratteri storico-architettonici dell’edificio ha riguardato inoltre l’impiego di soluzioni e materiali originali nelle aree oggetto di restauro, nonché di soluzioni reversibili negli inserimenti progettuali. La riqualificazione delle aree esterne è attuata mediante la riproposizione delle destinazioni d’uso storiche di giardino ornamentale e frutteto, con piantumazioni di essenze arboree e arbustive coerenti rispetto alle destinazioni originarie.

 

Corte contemporanea: in dialogo con la preesistenza

Il progetto ha interessato anche una serie di corpi relativamente recenti, demoliti per realizzare un nuovo ampliamento – definito “Corte contemporanea” – caratterizzato dall’utilizzo di caratteri tipologici, architettonici e materici compatibili con il contesto urbano e con l’edificio storico vincolato. L’ampliamento, un volume con corte centrale parzialmente a sbalzo sul paesaggio, dimostra che la contemporaneità può muoversi in continuità con la storia. Il nuovo edificio reinterpreta infatti la tipologia conventuale ed è caratterizzato da un involucro trasparente: un sistema di facciata vetrata continua, protetto da un sistema di frangisole in alluminio.

Lo skyline del nuovo edificio s’inserisce in maniera graduale nella scansione dei terrazzamenti esistenti e, grazie al tetto giardino in copertura, offre alle case prospicienti una vista in continuità con il paesaggio circostante, suggerendo un prolungamento della nuova sede della Procura all’interno dell’area a valle destinata a parco che, quando sarà completata, permetterà l’integrale riqualificazione urbana e paesaggistica del sito.

 

Un intervento Heritage BIM

Dal punto di vista ambientale e tecnologico, l’opera è stata realizzata nel rispetto dei CAM, ha una classe energetica che assicura un significativo abbattimento dei costi energetici ed è stata dotata di avanzate tecnologie per monitorare i consumi e le anomalie impiantistiche. Il progetto è anche uno dei primi Heritage BIM realizzati in Italia: permetterà quindi una gestione dinamica e semplificata della manutenzione ordinaria e straordinaria. L’intervento è stato realizzato quasi integralmente nei due anni di lockdown, nel rispetto dei tempi senza varianti e riserve, dimostrando che dal sud Italia possono partire progetti capaci di far dialogare, all’interno della città consolidata, storia e futuro, memoria e innovazione.

Immagine di copertina: © Studio F64 “Cappelli & Criscuolo”

 

Procedura: gara nazionale di progettazione
Importo dei lavori: 8,8 milioni
Committente: Agenzia del Demanio – Direzione Generale Calabria
Progetto: Corvino+Multari (architettura e coordinamento generale) Vincenzo Corvino e Giovanni Multari
RINA Consulting (ingegneria, project management, integrazione prestazione specialistiche) mandataria
Andrea Del Grosso, Paolo Basso, Rossella Siano, Gianluca Ciullo, DFP Engineering (impianti) Fabio De Falco, AS (restauro architettonico) Fiammetta Adriani, Geolog (geologia), Giorgia Lorenzi (sostenibilità), Giovanni Malara (rilievi)
Direzione lavori: Fabio De Falco (DFP Engineering)
Direzione artistica: Vincenzo Corvino (Corvino+Multari)
Direttore opere di restauro: Fiammetta Adriani (AS)
Direttore operativo opere strutturali: Gianluca Ciullo (RINA Consulting)
Impresa appaltatrice: Consorzio Athanor Scarl Impresa, Giovanni Izzo Restauri
Ditte esecutrici: Costruzioni Edili 2001, Sami

Autore

  • Lucia Pierro e Marco Scarpinato

    Scrivono per «Il Giornale dell’Architettura» dal 2006. Lucia Pierro, dopo la laurea in Architettura all'Università di Palermo, consegue un master in Restauro architettonico e recupero edilizio, urbano e ambientale presso la Facoltà di Architettura RomaTre e un dottorato di ricerca in Conservazione dei beni architettonici al Politecnico di Milano. Marco Scarpinato è architetto laureato all'Università di Palermo, dove si è successivamente specializzato in Architettura dei giardini e progetto del paesaggio presso la Scuola triennale di architettura del paesaggio dell'UNIPA. Dal 2010 svolge attività di ricerca all’E.R. AMC dell’E.D. SIA a Tunisi. Vive e lavora tra Palermo e Amsterdam. Nel 1998 Marco Scarpinato e Lucia Pierro fondano AutonomeForme | Architettura con l'obiettivo di definire nuove strategie urbane basando l'attività progettuale sulla relazione tra architettura e paesaggio e la collaborazione interdisciplinare. Il team interviene a piccola e grande scala, curando tra gli altri progetti di waterfront, aree industriali dismesse e nuove centralità urbane e ottenendo riconoscimenti in premi e concorsi di progettazione internazionali. Hanno collaborato con Herman Hertzberger, Grafton Architects, Henning Larsen Architects e Next Architect. Nel 2013 vincono la medaglia d'oro del premio Holcim Europe con il progetto di riqualificazione di Saline Joniche che s'inserisce nel progetto "Paesaggi resilienti" che AutonomeForme sviluppa dal 2000 dedicandosi ai temi della sostenibilità e al riutilizzo delle aree industriali dismesse con ulteriori progetti a Napoli, Catania, Messina e Palermo. Parallelamente all'attività professionale il gruppo sviluppa il progetto di ricerca "Avvistamenti | Creatività contemporanea" e cura l'attività di pubblicistica attraverso Plurima

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Last modified: 14 Dicembre 2022