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Christine DesmoulinsWritten by: Reviews

L’Art Déco tra Francia e Nord America

L’Art Déco tra Francia e Nord America

In mostra alla Cité de l’Architecture et du Patrimoine di Parigi la vitalità degli scambi intercontinentali negli anni venti

 

PARIGI. Per le 350 opere riunite in una superba mostra dai curatori Emmanuel Bréon e Bénédicte Mayer, quale cornice migliore se non quella del Palais de Chaillot, un edificio Art Déco di proporzioni “washingtoniane” costruito nel 1937 da Jacques Carlu, appena rientrato dagli Stati Uniti, e dai suoi colleghi Léon Azema e Louis-Hyppolite Boileau?

Alla Cité de l’Architecture et du Patrimoine, il viaggio nell’Art Déco tra Francia e Nord America fa seguito alla mostra “1925 quando l’Art Déco seduce il mondo”, ivi allestita nel 2013. In sei sezioni (“In nome di un’amicizia”, “Il cemento amichevole della Grande Guerra”, “Il momento del 1925 e la sua influenza”, “L’Art Déco in America”, “Le sfide transatlantiche”, “L’effetto boomerang”), ripercorre la vitalità del dialogo e degli scambi che hanno unito Francia e Nord America nello stesso slancio creativo tra la fine del XIX secolo e gli anni trenta del ventesimo.

Nel 1925, l’Esposizione internazionale delle arti decorative e industriali moderne di Parigi segnò un punto culminante quando Herbert Hoover, allora segretario al Commercio degli Stati Uniti, inviò una delegazione i cui membri, affascinati dalla modernità di questo nuovo stile, si affrancarono dal passato. Sedotto da Jean Dupas, che scopre nel padiglione di Jacques-Émile Ruhlmann, il direttore artistico della Paramount Cedric Gibbons inserisce i suoi dipinti in molti dei suoi film hollywoodiani. A San Francisco, il banchiere Templeton Crocker affida a Jean-Michel Frank la progettazione del suo attico.

 

La visita alla mostra

Dopo l’ingresso, dove sculture monumentali salutano l’arrivo del transatlantico “Île de France” nel porto di New York, la prima sequenza illustra come la formazione degli architetti statunitensi e canadesi all’École des Beaux-Arts di Parigi, all’American Training Center di Meudon e all’École américaine de Fontainebleau abbia influenzato la cultura architettonica nordamericana. Nel 1926, i grandi magazzini oltreoceano si riempiono di nuovi prodotti nelle vetrine disegnati da giovani designer francesi e americani: Jacques Carlu, Raymond Loewy e Donald Deskey. Il negozio Macy’s and Co vantava ascensori con griglie Art Déco e vendeva mobili di Gilles Leleu. Precorritrici delle influencer odierne, le donne di gusto come Thérèse Bonney sono le ambasciatrici del buon gusto francese. La sorella Louise si è costruita un fedele seguito di clienti accompagnandoli nei tour dei transatlantici Art Déco ormeggiati in porto. Tra questi, presto il “Normandie”, decorato da Roger-Henri Expert, avrebbe occupato un posto d’onore.

Scultura, pittura murale, arazzi, lavori in ferro battuto, mobili e mosaici ma anche moda, modisteria, grandi magazzini, gioielli, profumi, pelletteria, articoli per la tavola, arti grafiche, sport o aviazione…, l’Art Déco è ovunque.

Per Paul Claudel, ambasciatore francese negli Stati Uniti, e Myron Herrick, suo omologo per gli Stati Uniti a Parigi, l’estetica Art Déco divenne un modello da cui ogni nazione avrebbe tratto ispirazione. Quando il Messico post-rivoluzionario se ne impossessò, il ministro Alberto Pani affidò all’architetto André Durand, nel 1926, la costruzione di una spettacolare ambasciata in rue de Longchamp a Parigi, mentre la residenza dell’ambasciatore si trovava nelle immediate vicinanze. Diciotto grandi tele del muralista Angel Zarraga ornano la successione delle sale di ricevimento. Alcune di esse, presenti in mostra, sono esposte nei formidabili spazi a tutt’altezza del palazzo parigino, per far rivivere lo splendore delle serate diplomatiche.

In tutte le sale, la scenografia introduce variazioni di scala che rivelano la profusione e la sorprendente diversità delle opere, che trovano una collocazione naturale nella vastità delle sale del Palais de Chaillot. Accanto a un incantevole schermo dove le acrobazie di un aviatore impressionano un albero di ciliegio in fiore, una serie di portacipria, scatole di pillole e bottiglie di profumo si scontrano con la raffinatezza di mobili selezionati dove l’ebano incontra l’avorio e l’intarsio, gli affreschi e i dipinti. Altre composizioni testimoniano il talento di architetti, muralisti e grandi designer dell’epoca.

Nel 1929, la crisi economica rallenterà lo sviluppo dell’Art Déco in America; e il cantiere incompiuto dell’Empire State Building fu ribattezzato “Empty State Building”. Per contro, la streamline, ispirata all’aerodinamica delle gocce d’acqua, si è imposta nella storia del design del XX secolo in nome dello stile americano. Carlu, che viveva negli Stati Uniti, è tornato in Francia. Per un effetto boomerang, i suoi progetti per il Palais de Chaillot si sono avvalsi dell’influenza delle sue realizzazioni americane.

 

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Immagine di copertina: @ Cité de l’architecture et du patrimoine, Denys Vinson

 

 

«Art Déco, France / Amérique du Nord»

Parigi – Cité de l’Architecture et du Patrimoine

Fino al 6 marzo 2023

 

Autore

  • Christine Desmoulins

    Giornalista e critica di architectura francese, collabora con diverse riviste ed è autrice di numerose opere tematiche o monografiche presso diverse case editrici. E’ anche curatrice di mostre: in particolare «Scénographies d’architectes» (Pavillon de l’Arsenal, Parigi 2006), «Bernard Zehrfuss, la poétique de la structure» (Cité de l’Architecture, Parigi 2014), «Bernard Zehrfuss, la spirale du temps» (Musée gallo romano di Lione, 2014-2015) e «Versailles, Patrimoine et Création» (Biennale dell'architettura e del paesaggio, 2019). Tra le sue pubblicazioni recenti: «Un cap moderne: Eileen Gray, Le Corbusier, architectes en bord de mer» (con François Delebecque, Les Grandes Personnes et Editions du Patrimoine, 2022)

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Last modified: 9 Novembre 2022