Cronache di impegno e supporto alla comunità creativa e ai profughi ucraini in tempi di guerra
Il BEDA, Bureau of European Design Associations, non ha esitato un solo istante. Con le sue 53 organizzazioni dislocate nei 27 Paesi UE ha espresso immediato supporto a tutti i designer ucraini e professionisti nei settori creativi, così come all’intero popolo dell’Ucraina. “Nessun Paese dovrebbe concedersi il diritto di modellare i confini di un altro Paese sovrano”, tuonerà alla fine del post, il primo di una serie.
Passano pochi istanti e dalla community Sydney Startup arriva un messaggio di aiuto: “Ciao a tutti, stavo discutendo un progetto con un designer industriale ucraino su Upwork quando i russi hanno iniziato a bombardare la sua città natale. È fuggito con la sua famiglia a Kiev, ma anche la capitale potrebbe essere invasa in poco tempo. Mi ha chiesto se conoscessi qualcuno in Europa che potesse concedergli un visto e un’offerta di lavoro. Scrivimi un messaggio se pensi di poterlo aiutare”. La richiesta è essenziale, offrire un visto e un lavoro; il designer ucraino è disponibile a muoversi ovunque in aree che non siano a rischio bellico. Un progetto di collaborazione interrotto nel bel mezzo di un bombardamento; chi scrive si scusa anche del fatto che è consapevole che questa sarà la richiesta di migliaia di persone, ma se può aiutare anche un solo collega ne sarà felice.
Dichiarazioni dall’alto, richieste di aiuto dal basso, nuovamente manifestazioni d’impegno dall’alto. Le prime a muoversi, non a caso, sono state le repubbliche baltiche e la Polonia. L’avanzata russa riesuma incubi che appartengono a un mondo ormai cancellato, fuori e dentro. L’Estonian Academy of Arts (EKA), a neanche due giorni dall’inizio dell’invasione, offre agli studenti ucraini possibilità di studio gratuite nelle facoltà di Fine Arts, Design, Architecture and Art Culture, fino a quando la situazione nel loro Paese non si stabilizzerà. L’EKA mette a disposizione degli studenti di livello BA ed MA ulteriori posti per proseguire gli studi e sostiene l’organizzazione di alloggi per il semestre primaverile 2022. S’impegna a organizzare anche aiuti in termini di trasporto terrestre.
I lettoni si associano ogni giorno alle proteste pacifiche che si svolgono presso l’ambasciata russa a Riga, così come nelle piazze pubbliche e intorno ai monumenti in altre parti della Lettonia. Non tutti hanno il tempo e il materiale per realizzare poster: è stato chiesto quindi a designer, illustratori e copywriter un supporto nella creazione d’immagini e slogan accattivanti da utilizzare nei picchetti. Risultato? Materiale di comunicazione a volontà disegnato dai creativi lettoni che chiunque può stampare e utilizzare contro il brutale attacco all’Ucraina. Il messaggio è molto chiaro “Invitiamo anche altri professionisti del settore creativo a utilizzare le loro capacità di comunicazione visiva per creare immagini audaci, facili da stampare e da usare!”
La protesta dilaga anche in Lituania, ad amplificarla anche la voce di Raimundas Malašauskas, curatore del Padiglione russo alla Biennale Arte 2022 insieme ad Alexandra Sukhareva e Kirill Savchenkov. I tre hanno rassegnato le dimissioni dalle loro cariche, annullando così la partecipazione all’Esposizione Internazionale d’Arte prevista ad aprile. Malašauskas, infatti, è nato e cresciuto in Lituania, quando ancora faceva parte dell’Unione Sovietica, e ha dichiarato di non poter continuare la sua opera per motivi politici e umanitari: “L’idea di tornare indietro o di essere nuovamente sottomessi alla Russia è semplicemente intollerabile”. L’organizzazione ha espresso solidarietà verso questa decisione, definendola un “nobile atto di coraggio” e sottolineando che “la Biennale rimane un luogo di incontro tra i popoli nell’arte e nella cultura e condanna tutti coloro che usano la violenza per impedire il dialogo e la pace”.
La Polonia è il confine della speranza, in primissima linea sul fronte accoglienza. Il direttore del Łódź Design Festival, Michał Piernikowski, afferma che “l’intero ambiente e l’industria creativa polacca hanno reagito rapidamente, anche grazie all’esperienza maturata durante la pandemia che ha consentito una migliore attività di coordinamento delle emergenze”. Gli studenti dell’Accademia di belle arti di Łódź sono impegnati nella tessitura di mascherine per i profughi utilizzando materiali e attrezzature didattiche.
La comunità creativa con sede in via Tymienickiego 3 (Łódź Design Festival, Art Incubator, Chorea, Fotofestiwal) ha allestito una sala giochi per i piccoli profughi e un punto informativo per le madri, avviando workshop per bambini grazie al coinvolgimento di artisti e designer che proseguono i loro studi nell’Art Incubator. Anche grazie alle attrezzature fornite dai marchi che collaborano con il Łódź Design Festival, sono riusciti ad allestire uno spazio dove i bambini possono impegnare creativamente la giornata e dimenticare i traumi della guerra.
Impressionante anche la risposta in termini lavorativi. Molti studi di architettura e design hanno accolto e avviato collaborazioni con progettisti ucraini. L’industria creativa polacca, sempre secondo Piernikowski, “ha reagito in modo esemplare, concentrandosi nei primi giorni sull’acquisizione e sul trasferimento di fondi per l’Ucraina, per poi impegnarsi in campagne di grafica e comunicazione. Nei giorni successivi si sono preparati al flusso di profughi, preparando posti di lavoro e di soggiorno. In tutte queste attività sono stati coinvolti artisti ucraini, sia quelli che risiedono in Polonia da tempo, sia quelli in fuga dalla guerra”.
Immagine di copertina: Aleksander Małachowski, Hashtagalek (“Polish Hospitality” mira a sottolineare l’essenza dell’azione dei cittadini polacchi per aiutare l’Ucraina mostrando una casa tra i campi – simbolo di ospitalità – contro il cielo nuvoloso, la cui “esplosività” rimanda allo “scoppio” degli aiuti). È possibile sostenere la campagna della Polish Humanitarian Organization al seguente link: https://www.pah.org.pl/wplac/?form=ukraina
La lettera di Beata Fabisiak
Chiudiamo con la commovente nota di una professionista polacca. «Ho 42 anni e da 16 anni sono project manager in team internazionali. Nessuno mi ha mai insegnato cosa fare se il tuo team affronta una giornata come quella di ieri (24 febbraio). In quelle ore stressanti non riuscivo a ricordare nessuna delle teorie sulla gestione del rischio, quindi ho deciso di essere me stessa. Da grande fan della cooperazione internazionale e da grande appassionata del nostro cervello, della creatività e dell’empatia, da designer, da insegnante, da persona, mi sono chiesta se abbiamo fatto abbastanza per costruire una società di fiducia, per costruire amicizie oltre i confini, per imparare ad ascoltare e a capire gli altri esseri umani. Ieri, probabilmente come molti di voi, ho avuto il cuore a pezzi e ho dubitato che i miei sforzi per insegnare l’empatia e la comprensione reciproca abbiano avuto un significato. Uno dei miei più grandi mentori, Lotten Svensson, una volta disse: “La cooperazione europea consiste nel conoscersi e nel fare amicizia. Se fai amicizia con persone in altri Paesi, non sosterrai mai la guerra in quel Paese“. Ho trasferito la mia speranza e la mia convinzione di essere riusciti a stringere amicizie buone e stabili nel progetto Interreg Baltic Sea Region BaltSe@nioR, che sono molto felice di aver incontrato ognuno di loro e che il nostro è un buon esempio di creativa cooperazione transfrontaliera. Ho detto loro che insieme siamo una squadra fantastica e gli ho chiesto di averlo in mente e nel cuore per i tempi a venire. Il feedback che ho ricevuto e lo scambio di email ricevuto stamane da tutti i paesi che si affacciano sul Mar Baltico hanno superato le mie più grandi aspettative. Stavo piangendo e loro piangevano, ma questo ha solo dimostrato che ciò che abbiamo è molto più potente dei risultati e degli indicatori di progetto. Hanno scritto quanto fosse importante questa comunicazione per loro come persone, per tirarli su un po’ di morale, per sostenerli, per sentire che siamo tutti insieme nonostante i chilometri e i confini. Questo sentimento di unità e di amicizia è l’essenza di ciò che rimane in noi dopo tutti questi anni di collaborazione. E oggi con quelle conversazioni e quei sentimenti so che il più grande successo dei nostri progetti è stato raggiunto. Siamo insieme. Cari manager, le vostre squadre sono fatte di persone. Essere professionali non significa lasciare da parte manifestazioni e comunicazioni di affetto. Parlate con i vostri team: a volte è la cosa più potente che si possa fare».
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guerra , polonia , russia , ucraina
Last modified: 23 Marzo 2022