Riceviamo e pubblichiamo una lettera sul museo recentemente inaugurato a Oslo, bersaglio di critiche feroci
Quasi tutti gli articoli scritti a seguito del completamento del nuovo museo (incluso quello pubblicato da questo Giornale) hanno un elemento comune: tacciono dell’esistenza di una vivace polemica, per la maggior parte diffusa in rete, che lo riguarda. Di norma, non ci sarebbe niente di strano: la critica architettonica bada al sodo e guarda ai fatti, prestando tradizionalmente poca attenzione alla vox populi. Ma questo è un caso particolare, ed è un fatto, che l’edificio sia stato sottoposto a critiche severe.
Nella città di Oslo si è sviluppato da qualche tempo un vivace dibattito popolare sull’architettura. Il gruppo che lo alimenta, Arkitekturopprøret Norge (“La ribellione architettonica” norvegese) chiede di ritornare a un’architettura “classicista”, in palese opposizione all’estetica del moderno. La voce del movimento si è diffusa prevalentemente attraverso i social media, come instagram e facebook, e questo ha portato molti giornali e siti web norvegesi a seguirli e occuparsi di loro. Il museo Munch, ancora prima di essere completato, è diventato un bersaglio prediletto per il gruppo, che non gli ha risparmiato le critiche.
Il nuovo museo, in effetti, è l’epitome di tutto ciò che i “ribelli” contestano, e non c’è dubbio che la scelta di questo bersaglio abbia giovato alla popolarità del gruppo, dato che l’edificio non sembra essere molto amato, anche al di fuori del movimento. Piazzato nel bel mezzo di una delle aree più strategiche della città, è un edificio che non si può non vedere: alto, scuro e massiccio, dalla forma strampalata. Già nelle fasi di progetto e cantiere è spesso finito sui media, un po’ per i ritardi che si sono accumulati dal 2010, un po’ per il suo costo, lievitato fino a quasi 230 milioni, interamente pagati dai contribuenti norvegesi. Anche la sua altezza è stata oggetto di critiche, non ultimo, per la convinzione di alcuni che un museo di pittura dovrebbe svilupparsi in orizzontale, non come una torre.
Che cosa ne direbbe Edvard Munch? È la domanda che molti, provocatoriamente, pongono. Molti ritengono che il pittore si stia rigirando nella tomba, dato che quando l’artista aveva preso posizione nel dibattito sul progetto del nuovo municipio a Oslo, negli anni ’20 e ’30, aveva espresso una chiara preferenza per un edificio basso, che non ostruisse la veduta del fiordo. E questo, invece, è proprio quello che fa il nuovo museo progettato da Estudio Herreros, denotando un certo disinteresse per la comprensione del sito e della sua storia, nonché per il personaggio che viene celebrato.
Lasse Flesland *
* cittadino norvegese, studente di architettura al Politecnico di Torino
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lettere al Giornale , musei , norvegia
Last modified: 21 Dicembre 2021