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Written by: Città e Territorio

Barcellona sulla cresta dell’onda

Barcellona sulla cresta dell’onda

Riconoscimenti e investiture internazionali per la capitale catalana, ma le politiche urbane della giunta Colau non piacciono a tutti

 

BARCELLONA. La capitale catalana sta inanellando una serie di successi legati alle sue politiche urbane. Mobilità, diritto alla casa, ambiente e rigenerazione dei quartieri sono i cavalli di battaglia della sindaca Ada Colau, che punta tutto sulla “metamorfosi dall’interno e non verso l’esterno” della città. Il carattere innovativo di queste politiche ha attirato l’attenzione internazionale, che vede in Barcellona un modello pionieristico che porta avanti una linea coraggiosa di lotta contro le disuguaglianze sociali e la difesa dell’ambiente. La capitale catalana è infatti quella che ha destinato più fondi agli investimenti di carattere sociale di tutto il territorio spagnolo, assegnandoli soprattutto alla costruzione di edilizia residenziale sociale, seguendo un modello di democratizzazione degli spazi pubblici dove il cittadino, il pedone soprattutto, è il vero protagonista.

 

I riconoscimenti dall’esterno e le critiche dall’interno

Grande soddisfazione per Colau, dunque, la sua nomina a vicepresidente della rete di città in lotta contro il cambiamento climatico alla 26° Conferenza mondiale sul clima delle Nazioni Unite (COP26, a Glasgow dal 31 ottobre al 12 novembre). Applaudite le ”Superilles”, citate come progetti esemplari dal documento redatto dall’ONU per lottare contro l’emergenza climatica nelle città.

Tuttavia, al successo raccolto all’estero non corrisponde un riconoscimento unanime in patria, dove lo stesso progetto dei super-isolati a mobilità ridotta è valso all’Amministrazione non poche critiche da parte di diversi collettivi e dalla stampa che se n’è fatta portavoce, più che mai sul piede di guerra a due anni dalle elezioni, dove si mormora che Colau potrebbe correre per un terzo mandato. Oltre che dalla fisiologica resistenza del traffico su gomma, l’iniziativa delle Superilles è contestata anche da alcune piattaforme ecologiste, per l’impatto minimo della misura sulle emissioni di Co2 totali. Fortemente osteggiata da chi è contrario alla politica urbanistica che volta le spalle al turismo di massa con misure drastiche come il Piano che limita la costruzione di nuovi hotel e le licenze per gli appartamenti turistici, la ferma opposizione alla costruzione della terza pista dell’aeroporto del Prat e alla realizzazione del progetto dell’Hermitage nei terreni del porto, Colau non sembra perdersi d’animo, anzi.

Il 4 e il 5 novembre scorsi, all’assemblea annuale di Eurocities, Barcellona è stata riconfermata nel board direttivo, insieme a Gand, Lipsia e Tallinn, per altri tre anni (è in carica dal 2012), con quattro obiettivi prioritari: giustizia sociale, transizione verde, trasformazione digitale equa e riconoscimento del ruolo delle città. Inoltre, la Comunità Europea ha premiato con il New European Bauhaus due interventi urbani promossi dal Comune (in totale sei i progetti spagnoli premiati su venti).

 

Caput mundi dell’architettura nel 2026

La città si consolida dunque come referente della trasformazione urbana, e porta a casa un ennesimo successo: sarà Barcellona, infatti, la Capitale mondiale dell’architettura e sede del Congresso Mondiale dell’Unione internazionale degli architetti nel 2026, dopo aver soffiato il titolo alla rivale Pechino. Lo ha deciso l’UIA a Rio de Janeiro, città che detiene il titolo fino al 2023, anno in cui passerà il testimone a Copenaghen.

Se da un lato la vittoria è un segnale forte di riconoscimento delle politiche urbane e del nuovo modello di città promosso dalla giunta Colau, e dello sforzo congiunto di istituzioni come il Comune, l’Ordine degli architetti della Catalogna (COAC), il Consiglio superiore degli Ordini degli architetti di Spagna (CSCAE) e il Ministero dei Trasporti, mobilità e agenda urbana, si tratta senz’altro di un’occasione d’oro per rafforzare il ruolo della città, e dei soggetti pubblici, come centri di produzione e riflessione sull’architettura, intesa nel senso più ampio.

Si preannuncia denso il programma di attività promosse fin da subito, con la forte volontà di coinvolgere attivamente il centinaio di entità che gravitano intorno al settore architettura di Barcellona. A cominciare dal 2022 con il Festival dell’architettura (Arquitecture Fest BCN), che sarà la versione evoluta della Settimana dell’architettura, e che amplia la partecipazione a tutta la società civile e ad altri settori come la cultura, l’educazione e l’ecologia, in pieno stile Colau.

 

Intanto, nasce il Centro aperto di architettura

Il COA è l’ultimo ambizioso progetto voluto dal Collegio degli architetti della Catalunya (COAC), che vede la luce dopo una lunga preparazione. Un’iniziativa che sottolinea il ruolo del COAC come riferimento culturale all’interno del panorama spagnolo e che proietta l’architettura catalana verso l’esterno, mettendola al servizio della società e stimolandone i vincoli. Uno spazio virtuale e fisico che si fa promotore di un’intensa attività multicentrica gestita dalle 11 sedi del COAC sparse sul territorio catalano, per sensibilizzare all’architettura, attraverso una programmazione semestrale e attingendo ai diversi archivi del COAC: l’archivio storico e quello fotografico, la biblioteca, il contenitore digitale arquitecturacatalana.cat e le pubblicazioni come “Quaderns”, “AT” e i dossier “Col.leccions”.

Habitat e abitante sono i due fulcri del nuovo istituto, in sintonia con la visione di città promossa dalla giunta Colau che mette il cittadino al centro: «Vogliamo offrire dei contenuti e trasmettere delle conoscenze legate all’architettura che siano vive e che possano avvicinare questa disciplina ai cittadini comuni» ha dichiarato il direttore, Josep Ferrando. Il ventaglio di proposte spazia dalle mostre alle conferenze, ai workshop didattici e agli itinerari tematici, aperti agli architetti ma anche alla cittadinanza. Il nuovo COA deve, secondo la presidentessa del COAC Assumpció Puig, «diventare un centro all’avanguardia al servizio della società e con una proiezione internazionale».

Autore

  • Francesca Comotti

    Laureata in architettura al Politecnico di Milano nel 1998, dopo alcuni anni come libero professionista rivolge la sua attenzione al mondo editoriale, formandosi presso la redazione della rivista «Area» e il settore libri di Federico Motta Editore. La tesi in urbanistica, con i professori Giancarlo Consonni e Giuseppe Turchini le apre (inconsapevolmente) la strada verso quella che è diventata la sua città di adozione, Barcellona, dove risiede dal 2004. Da qui consolida il suo percorso professionale come giornalista freelance specializzata in architettura contemporanea, collaborando stabilmente con alcune testate di settore italiane e come corrispondente per «Il Giornale dell’Architettura». Per la casa editrice spagnola Loft Ediciones ha pubblicato come co-autrice «Atlas for living», «Atlas de arquitectura del paisaje» e «Sketch landscape»

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Last modified: 9 Novembre 2021