Visit Sponsor

Patrizia GabelliniWritten by: Città e Territorio Forum

Bologna, la forza della continuità nelle politiche urbane

Bologna, la forza della continuità nelle politiche urbane

Secondo Patrizia Gabellini la città ha saputo prepararsi per il futuro, dotandosi di strumenti idonei

 

Continuità sostanziale

Non è di pochi la convinzione che Bologna sia una città ben amministrata, e io ritengo che la “sostanziale” continuità abbia contribuito. So che il mio giudizio sull’importanza della continuità nelle politiche urbane e urbanistiche è controverso e controvertibile. E il dibattito elettorale è l’occasione nella quale l’accento si sposta sulla discontinuità. In generale, una ragionevole e selettiva continuità mi sembra utile per i tempi lunghi di trasformazione delle città, ma nel caso di Bologna, oggi, significa mettere a frutto circostanze favorevoli e poter concentrare le energie sulle difficili e inedite questioni da affrontare. D’altro canto è evidente che la rapidità con la quale i problemi si ridefiniscono comporterà un continuo monitoraggio e adeguamento delle risposte. Per questa ragione ho usato l’aggettivo “sostanziale”.

Tutti ormai convengono sul riconoscimento di una mutazione in atto, non foss’altro per l’irruzione nei media dei discorsi sul cambiamento e, soprattutto, per le straordinarie risorse attese dal PNRR. Il problema che ogni città ha di fronte non è più tanto d’individuare la rotta, quanto le politiche urbane opportune nel proprio specifico contesto.

Bologna, a differenza di tante città italiane, arriva all’appuntamento dotata di strumenti idonei per la stagione che si apre e che consentono di focalizzare l’impegno sulle realizzazioni. Non solo ha un Piano urbanistico generale appena entrato in vigore e un nuovo Regolamento edilizio; ha anche un Piano territoriale metropolitano, un Piano generale del traffico integrato con quello metropolitano della mobilità sostenibile e, cosa piuttosto unica, un Piano di azione per l’energia sostenibile e il clima che poggia sulle esperienze maturate con un precedente Paes e un precoce Piano di adattamento ai cambiamenti climatici. Poi, vanta un Ufficio di piano che integra diverse competenze e, in generale, un apparato tecnico-amministrativo in grado di confrontarsi con le nuove condizioni. Ciò significa che ci si aspetta molto per i prossimi anni.

 

La rilevanza dell’urbanistica

Le numerose indagini concordano sulla buona salute dell’economia bolognese e su una situazione generale che la propongono come città assai interessante per gli investimenti futuri. Questo porrà l’amministrazione di fronte a spinte contrastanti e interessi antagonisti, alla difficoltà di contemperare iniziative imprenditoriali e istanze sociali, di mantenere e rafforzare il suo ruolo in Italia e in Europa e le caratteristiche di una città dove si vive bene, già oggi prossima a definirsi “una città dei 15 minuti”.

Il sistema decisionale bolognese è assai complesso e riflette una realtà sociale che mantiene al suo interno componenti decisamente connotate. Lo svolgimento delle primarie del Partito democratico e il dibattito che ha accompagnato il lungo confronto pre-elettorale, poi la larga e particolare coalizione che si è raccolta attorno alla candidatura a sindaco di Matteo Lepore sono significativi. Le istanze portate dalle nuove economie (di cui sono emblemi il Tecnopolo e il turismo culturale e gastronomico, per esempio) e da quelle in via di adeguamento (manifattura, logistica, attività fieristiche e commerciali), la cura delle fragilità e l’equa distribuzione del benessere sociale, la gestione di una forte presenza giovanile con le sue pratiche estroverse, non si conciliano facilmente e hanno tutte un impatto sulla forma e l’organizzazione della città. Per questo le scelte urbanistiche saranno componenti indisgiungibili del governo urbano, da riconoscere e gestire in quanto tali.

 

Città metropolitana a tutti gli effetti

Se si considerano gli strumenti e i modi nei quali si costruiscono le decisioni bolognesi, occorre riconoscere la collaborazione tra Comune e Città metropolitana. Tuttavia è necessario un salto di qualità, anche in considerazione del fatto che si tratta di una piccola area metropolitana dove la città centrale mantiene un ruolo fondamentale di fulcro e l’articolazione delle relazioni territoriali è comunque contenuta. La ricerca dell’equilibrio tra domande sociali in competizione e il perseguimento degli obiettivi di conversione energetica e contrasto ai cambiamenti climatici, con la necessaria re-infrastrutturazione del territorio, hanno bisogno di una visione unica, in grado di affermarsi nell’immagine che hanno di Bologna i suoi abitanti e coloro che vi lavorano, studiano, investono. Il discorso pubblico sul territorio metropolitano dovrà avere un altro respiro.

 

L’agenda delle realizzazioni

Penso che per Bologna sia indispensabile concludere il percorso di adeguamento delle infrastrutture per la mobilità, diventato tormentone e neo della sua storia urbanistica.

Il tram è la soluzione adeguata per una città di questa taglia e la decisione presa è oggi confortata dagli orientamenti generali sulla mobilità sostenibile, oltre che dai fondi disponibili. Il passante autostradale, opportunamente disegnato, coperto e attrezzato, può diventare compatibile con le parti urbane che attraversa migliorando la qualità dell’aria, riducendo in maniera decisiva il rumore, fornendo energia fotovoltaica non solo per l’autosufficienza gestionale dell’autostrada-tangenziale.

Tuttavia la re-infrastrutturazione della città, che la mutazione in atto chiede a livello di suolo, sottosuolo e soprassuolo, dovrà investire altre reti: per esempio, quella della raccolta e del trattamento dei rifiuti, un capitolo riapertosi con l’inserimento dei portici nel patrimonio Unesco. L’iniziativa su questo fronte, avviata con fatica dieci anni fa e che ha portato a una dotazione (unica nel paese) di tutta la città storica entro i viali con isole ecologiche interrate, dovrà essere ripresa considerando le diverse dimensioni del “decoro”, quindi anche le implicazioni sullo spazio pubblico, congestionato da tanti differenti usi e dall’impianto estremamente delicato. La risposta non può essere il ripristino invasivo dei cassonetti, magari (per un po’) più belli e tecnologicamente adeguati.

 

Immagine di copertina: © Bea Gara

Autore

  • Patrizia Gabellini

    Patrizia Gabellini, architetto, professore ordinario di Urbanistica al Politecnico di Milano fino al novembre 2020, è stata Assessore a Urbanistica Ambiente e Città storica del Comune di Bologna dal 2011 al 2016. Ha progettato ed è stata consulente per piani urbanistici alle diverse scale. Recentemente ha coordinato il Comitato scientifico per la redazione del nuovo Piano urbanistico generale di Modena ed è stata consulente per quello di Bologna. È stata direttore della rivista Urbanistica, ha fondato ed è direttore responsabile di “Planum. The Journal of Urbanism” (www.planum.net). Le mutazioni dell’urbanistica è il suo ultimo libro pubblicato da Carocci.

    Visualizza tutti gli articoli

About Author

(Visited 927 times, 1 visits today)
Share

Tag


,
Last modified: 6 Ottobre 2021