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Badiaa HamamaWritten by: Città e Territorio

Tangier Tech City, la Shanghai del Marocco

Tangier Tech City, la Shanghai del Marocco

Il nuovo polo sorgerà ad Ain Dalia come parte della Belt and Road Initiative. Ospiterà 200 aziende cinesi che esporteranno in Europa, Africa e nord America aggirando i dazi

 

Stando ai dati forniti da China Africa Research Initiative, la Cina ha investito più di 148 miliardi di dollari nel continente africano dal 2000 al 2018. La costruzione di infrastrutture monumentali rappresenta un elemento imprescindibile nell’ambizioso programma della Belt and Road Initiative (BRI, la cosiddetta “Via della seta”), avviato dalla Cina con l’obiettivo di incrementare lo scambio commerciale e stimolare la crescita economica attraverso il rafforzamento dei collegamenti tra Asia, Africa ed Europa. Uno degli ultimi progetti lanciati in Africa [ma si vedano anche quelli in Etiopia; n.d.r.], risultato della cooperazione tra il governo marocchino e quello cinese, è la Mohammed VI Tangier Tech City.

 

Un nuovo polo tecnologico e produttivo

Il progetto è stato inizialmente annunciato nel 2016 in occasione della visita del re del Marocco a Pechino, in cui i due paesi hanno stipulato una serie di accordi, tra i quali l’allentamento delle restrizioni sui visti per i cittadini cinesi. Nonostante l’entusiasmo iniziale, i disaccordi sulla proprietà della nuova città hanno frenato il lancio del progetto a seguito del ritiro del principale sponsor cinese, Haite Group, che ne rivendicava la proprietà. Ma vista la sua importanza per ambo le parti, la banca marocchina BMCE ha firmato nell’aprile 2019 un nuovo accordo con altri due sponsor giganti cinesi, la statale China Communications Constructions Co (CCCC) e la China Road and Bridge Cooperation (CRBC), in occasione del Belt and Road Forum tenutosi a Pechino. Lo scorso novembre, con una cerimonia virtuale, i due paesi hanno raggiunto un accordo ufficiale sulla proprietà della città, garantendo alle multinazionali cinesi il 35% della quota del progetto.

La Tangier Tech City, polo tecnologico e produttivo da circa 10 miliardi di dollari, è prevista su un terreno coltivabile situato alla periferia di Tangeri, nella città di Ain Dalia che negli ultimi decenni ha ricoperto un ruolo strategico nella crescita economica del Marocco. La nuova città tecnologica, con la sua strategica posizione alla confluenza di trafficate rotte marittime e a pochi chilometri dallo Stretto di Gibilterra, determinerà senza dubbio nuove connessioni simboliche e fisiche tra il vecchio continente, l’Africa e la Cina. La Tech City dovrebbe ospitare 200 aziende cinesi operanti in vari settori, dall’alimentare, all’automobilistico, all’aeronautico. Produrranno beni per l’esportazione verso i mercati africani ed europei, usufruendo dell’accordo di libero scambio stipulato dal Marocco con l’Europa e gli Stati Uniti, evitando dazi e tariffe che altrimenti potrebbero essere imposte sui prodotti cinesi.

La nuova città ha dimensioni monumentali, 2.000 ettari in totale. Sarà costruita in diverse fasi e nell’arco di 10 anni, stando a quanto dichiarato da Ilyas El Omari, presidente della Regione di Tangier-Tetouan-Al Hoceima. In ogni caso, la costruzione delle principali infrastrutture che rafforzano il collegamento della Tech City con il Porto Med di Tangeri, è stata avviata nel 2019. Sebbene si ipotizza che la città dovrebbe stimolare l’economia marocchina, attirando investimenti non solo dalla Cina e creando più di 100.000 posti di lavoro, non è ancora chiaro se la forza lavoro sarà locale.

 

Gli interrogativi

Soprannominata dalla stampa locale la “Shanghai del Marocco”, Tangier Tech City è pianificata per ospitare grattacieli, zone residenziali e industriali adottando le più aggiornate tecnologie. Tuttavia, pone vari interrogativi. Sebbene i progetti promossi dalla BRI siano principalmente indirizzati a portare nuovi investimenti e a rafforzare lo scambio commerciale con alcuni paesi, è plausibile che le strategie e gli approcci urbanistici tipici del Dragone rosso possano anch’essi essere esportati, influenzando il modo in cui città e regioni, interessate dalla BRI, saranno sviluppate e costruite in futuro. In effetti, nonostante i presunti benefici economici associati alla costruzione della Tangier Tech City, resta da vedere quali impatti la sua presenza avrà sul territorio e sull’ambiente, e come sarà gestita l’integrazione con la realtà locale, soprattutto vista l’assenza del coinvolgimento delle comunità residenti e di un dibattito pubblico sul progetto. Pertanto, se la nuova città si tradurrà in gentrificazione e sfollamento rafforzando le disuguaglianze esistenti, o se andrà a beneficio anche delle classi sociali più svantaggiate, sono tutte domande che per il momento rimangono senza risposta.

 

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Autore

  • Badiaa Hamama

    Nata in Marocco, vive tra l’Italia e la Cina, dove attualmente svolge una ricerca di dottorato alla Tsinghua University di Pechino. E' membro del team cinese nel progetto Europeo Horizon 2020, TRANS-URBAN EU-CHINA. Nel 2017 ottiene la doppia Laurea in Architettura Costruzione Città con una tesi in collaborazione con il Politecnico di Torino e la Tsinghua University. Un suo primo articolo, in collaborazione con Ni Anqi, è stato pubblicato nel libro "La descrizione del mondo. Reportage immaginari della città asiatica" a cura di Michele Bonino e Filippo De Pieri

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Last modified: 13 Gennaio 2021