L’università britannica e i suoi cantieri sono chiusi a causa del lockdown. Inserito nello sviluppo di North West Cambridge, il campus si sta da tempo finanziarizzando e privatizzando, indebitandosi e trasformando in un museo la sua storica immagine
CAMBRIDGE (REGNO UNITO). L’Università ha chiuso a metà marzo in modo molto brusco. Lo ha fatto dopo molte settimane di discussioni sull’immunità di gregge e sulle varie strategie da mettere in campo per appiattire la curva dei contagi. L’annuncio di una chiusura a tempo indefinito, dato con poco preavviso, ha imposto al personale di lasciare le strutture in un tempo molto breve, lasciando gli studiosi nel panico a spintonarsi in biblioteca per controllare libri e riviste, come se fossero beni essenziali.
Escludendo pochi laboratori ancora attivi, tutto il campus vive oggi in uno stato di sospensione. Il Mathematical Centre, progettato dallo studio di Edward Cullinan (scomparso nel 2019), che è anche incaricato della realizzazione del National Automotive Innovation Centre dell’Università di Warwick, sembra in uno stato post-apocalittico [foto di copertina]. I banchi al suo interno sono pieni da carte, mentre il verde e le piante stanno iniziando a raggrinzirsi per la mancanza di acqua. Impostato per essere un complesso formato da una serie di padiglioni connessi tra loro, il Centre era stato pensato per ricreare un’atmosfera simile a quella di un parco, nato per promuovere la matematica come fosse un progetto interattivo. Sui tetti le lanterne, concepite per portare luce e ventilazione negli interni, oggi sembrano piste di atterraggio per piccole navicelle spaziali aliene che hanno rapito gli esseri umani. Proseguendo lungo la strada, i lavori sono proseguiti per altri pochi giorni su Cavendish III, l’ampio “innovation centre” di Jestico+Whiles finanziato da Ray Dolby (il pioniere inventore dell’omonimo sistema di riduzione del rumore) con la a più grande donazione mai conferita al mondo scientifico britannico. Ma al governo sono bastati pochi giorni di lockdown per dichiarare l’edilizia un settore non più essenziale.
Tutta l’area di North West Cambridge (che comprende anche il sobborgo di Eddington) può essere legata a progetti di sviluppo come la “nuova strategia industriale” di Theresa May. Lanciata nel 2017, era un programma di commercio mondiale per la crescita post Brexit imperniato su quattro aree di ricerca e innovazione: intelligenza artificiale, futuro della mobilità, crescita verde e invecchiamento della società. Cambridge è inserita in una nuova “Silicon Valley” (o una nuova “Silicon Fen” [palude, ndt], come molti usano chiamarla) che comprende anche Oxford e Milton Keynes.
L’annuncio del progetto ha portato alle stelle i prezzi dell’edilizia residenziale, rendendo indispensabile la previsione e la realizzazione di abitazioni a prezzi calmierati inserite in moderni complessi serviti da teleriscaldamento, dotati di sistemi fotovoltaici e raggiungibili da un sistema di piste ciclabili. Questo processo non è tuttavia privo di polemiche: come può un’università essere allo stesso tempo datore di lavoro, developer e proprietario?
In tutto il mondo, e non solo nel Regno Unito o a Cambridge che spesso si posiziona in cima alle classifiche mondiali delle università, gli amministratori (insieme ai governi) stanno lottando per decidere se e quando riaprire. Se discipline come l’Architettura e la Biologia sono molto limitate dall’insegnamento a distanza, forse la Matematica e le materie umanistiche potrebbero reggere per un tempo più lungo, facendo interagire studenti e docenti virtualmente. Qualsiasi cosa accada, il mondo accademico ha davanti a sé grandi cambiamenti. La nuova Cambridge, quella della ricerca monetizzabile che ha portato e porterà la nascita di startup finanziate dall’industria, prevarrà su quella vecchia: la Cambridge dei famosi edifici gotici, adagiati lungo il fiume Cam, visibili dai punt (le gondole inglesi). Le migliaia di turisti che trascorrevano la giornata, arrivando da Londra, tra cortili lussureggianti e verdi, che ascoltavano un concerto durante la messa nella cappella e acquistavano cartoline e magliette prima di dirigersi altrove, non visiteranno la nuova Cambridge.
La situazione qui non era rosea nemmeno prima dell’arrivo del virus. I docenti britannici sono stati spesso in sciopero nei due anni passati per protestare contro la distruzione delle loro pensioni nazionalizzate e il rifiuto, tra l’altro, delle università di abbandonare gli investimenti sui combustibili fossili. Solo qualche giorno fa l’università ha chiesto un altro prestito, per cui Cambridge è oggi indebitata per 936 milioni di sterline, che corrispondono a circa il 20% del suo patrimonio. Sicuramente questa somma servirà per portare avanti il piano di sviluppo North West Cambridge, ma solo in parte. Nel frattempo, le università britanniche stanno pensando di aumentare le tasse agli studenti stranieri (anche a quelli residenti nell’Unione Europea), e altre misure di austerità sembrano inevitabili.
Quando si ricomincerà, forse a fasi progressive, la tendenza alla finanziarizzazione e alla privatizzazione dell’università, nel North West Cambridge incarnata alla perfezione, genererà l’aumento del debito e la scomparsa delle forme di socialità più tradizionali (ma anche elitarie) associate ai college di Oxbridge. La “vecchia Cambridge”, insieme al suo nucleo più antico, diventerà così ancora di più una destinazione turistica, un museo.
Leggi l’articolo in lingua inglese
About Author
Tag
coronavirus , regno unito , università
Last modified: 29 Aprile 2020
[…] Read the article in Italian […]