Fu autore di numerosi progetti e ricerche sul tema della casa per le vacanze
Milanese, si era laureato al Politecnico di Milano nel 1953, dopo gli studi alla Scuola del libro dell’Umanitaria di Milano nel 1942, al Liceo artistico di Brera e all’Accademia di Brera, dove consegue il diploma in Pittura. Dal 1981 era socio ricercatore della Società italiana di Fisica. Una vita piena di progetti e ricerche innestate sul tema della casa per vacanza al mare e in montagna, in Liguria e in Valle d’Aosta. La casa per vacanza si sviluppa con maggiore intensità in Italia nel dopoguerra, in pieno boom economico, quando si fondano le località turistiche di Torre del Mare e la Pineta di Arenzano, la Sardegna dell’Aga Khan e la Costa Paradiso, Punta Ala, l’Isola d’Elba.
«L’incarico di progettare la “Località per le vacanze” di Torre del Mare-Bergeggi (Savona)», scrive Galvagni, «è dovuto alla mia vincita del concorso che, il suo promotore, Pierino Tizzoni [promotore anche di Costa Paradiso] ha indetto nel 1953-54. È stata fondata nel 1954-55 da chi scrive e dal signor Tizzoni, con il contributo dell’amministrazione del comune omonimo… Quando arrivammo all’anfratto sull’Aurelia subito ci inerpicammo a piedi sulla collina tra pietre, licheni ed erbe profumate di timo, ginestra, lavanda e limonina. Fu una sorta di immersione totale nelle morfologie e nei profumi della collina e gli illustrai i principi a cui bisognava attenersi. Inoltre dal punto di vista urbanistico si doveva inventare tutto. Ebbene Tizzoni fu subito disponibile ad accollarsi tutti gli oneri eseguendo strade, fognature, acquedotto a sue spese». Galvagni sperimenta un nuovo modello abitativo sfruttando il poco spazio a disposizione, destreggiandosi con abilità nel disegnare forme che riprendono le morfologie della natura: i terrazzamenti dei contadini, la sezione delle montagne, la luce morbida del Mediterraneo e quella tagliente delle Alpi. Galvagni elabora l’ecologia della forma, ovvero «Una libera invenzione del pensiero dell’uomo, una concezione interattiva, una disciplina, sedimentata nella storia, che le comunità hanno sempre applicato a livello anche inconscio… una sorta di codice genetico di tutte le risorse utilizzate in modo interattivo dall’uomo per costruire il proprio ambiente di vita». L’ecologia della forma viene attuata con le matrici formali: gli elementi che le comunità locali hanno individuato nel luogo dove abitano ed utilizzano per la costruzione del territorio. L’architettura per Galvagni «Nasce da un’emozione: dall’incontro tra una richiesta della società e il luogo in cui deve sorgere».
La sua opera architettonica viene osteggiata da Ernesto Nathan Rogers e dagli architetti di «Casabella»; uniche eccezioni, la «Domus» diretta da Gio Ponti, la scrittura critica della storica dell’arte Lara Vinca Masini e tardivamente, negli anni ’90 del Novecento, quella di Bruno Zevi. All’estero invece André Bloc, sempre attento alle sperimentazioni formali, pubblica le architetture nelle sue riviste «L’architecture d’aujourd’hui» e «Aujourd’hui art et architecture». Nel 1967 la critica americana Ester McCoy invita Galvagni alla mostra «10 Italian Architects» al LACMA di Los Angeles, dove viene presentata la megastruttura «Continuos City Ink Drawing» (un centro civico per il paese di Bellagio, sul lago di Como).
Nel 2012 il Comune di Bergeggi, grazie al lavoro svolto dall’architetto Marco Ciarlo con il fotografo Fulvio Rosso, ha istituito il primo parco architettonico italiano dedicato alle opere di un architetto vivente. Un patrimonio, quello lasciato da Galvagni, ancora da studiare e approfondire nelle sue diverse stratificazioni.
Guarda il documentario «La casa di Mario» (di Emanuele Piccardo)