Con allestimento di Alvisi Kirimoto, la mostra sull’artista veneto a cento anni dalla nascita è un’occasione per rileggere le sale monumentali del Palazzo. Fino al 9 febbraio
MILANO. Il progetto di allestimento dello studio Alvisi Kirimoto per la mostra “Emilio Vedova” a Palazzo Reale, curata da Germano Celant per il centenario della nascita dell’artista, rilegge la settecentesca Sala delle cariatidi e la Sala del piccolo lucernario. Già nel 1953 la sala, ancora pesantemente danneggiata dai bombardamenti della Seconda guerra mondiale, aveva ospitato la mostra di Picasso e soprattutto Guernica, esposto liberamente di traverso, qui collocato su sua esplicita richiesta ad esaltare l’immagine dei conflitti; impatto ricordato da Vedova come “una propulsione a catena”. Le due sale, e in modo particolare quella delle Cariatidi – ricostruita -, presentano una forte monumentalità e un ricco apparato decorativo, con il quale l’allestimento di Alvisi Kirimoto riesce a stabilire un dialogo, fatto di decisi contrasti.
La Sala del lucernario, illuminata naturalmente dall’alto, è stata rivestita da pannelli grigi, che coprono pareti e pavimento e generano un volume astratto, adatto al ruolo introduttivo e didattico di questo primo spazio, che racconta l’artista con note biografiche, opere, citazioni, fotografie e modelli raccolti in un tavolo centrale. Nella Sala delle cariatidi protagonista è l’inserimento di un nero telaio metallico autoportante, che appare esile al confronto con la magnificenza della sala policroma, attraversato in diagonale da un setto di pannelli grigi, lungo 30 m, alto 5 e profondo 1, che conferisce dinamicità allo spazio. Il pavimento viene reso neutro. Il fatto che le opere siano esposte nello spazio centrale, nella parte bassa dividendolo allo sguardo e lasciandolo percepibile nella sua interezza in quella alta, genera una moltiplicazione di spazi in sintonia con le opere di Vedova, artista veneziano che ha segnato la pittura internazionale con strategie di stratificazione, matericità, tridimensionalità. Il lungo muro diagonale è supporto per i quadri appesi e fa da sfondo alle opere lignee fortemente materiche, ai Dischi liberamente collocati a terra nello spazio antistante e alle opere sospese, permettendo una concentrazione su segni e colori; il telaio delimita lo spazio in modo discreto e permeabile, intessendo un rapporto tra figure e sfondo, lasciando che il fuoco visivo vada ora sulle une, ora sull’altro. Il contrasto tra la bidimensionalità del muro di allestimento, che suggerisce un percorso lineare, e la plasticità delle murature della sala, viene quindi mediato da uno spazio intermedio, popolato da opere, intorno alle quali lo spettatore può aggirarsi mutando il punto di vista e lanciando lo sguardo, di quando in quando, attraverso le finestre, eccezionalmente aperte verso il Duomo.
La spazialità delle due sale viene quindi completamente rinnovata, con segni precisi che contrastano anche con la gestualità e materica stratificazione di Vedova, risolvendo gli aspetti tecnici della mostra, contemporaneamente costringendo ad una lettura diversa dell’apparato decorativo della sala, visto da angolazioni e distanze inusuali determinate dall’allestimento stesso, e ancora stabilendo una relazione con lo spazio urbano.
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“Emilio Vedova”
A cura di: Germano Celant
Allestimento: studio Alvisi Kirimoto
Prodotto da: Fondazione Emilio e Annabianca Vedova www.fondazionevedova.org
Palazzo Reale www.palazzorealemilano.it
Piazza Duomo 12, Milano
6 dicembre 2019 — 9 febbraio 2020
Ingresso gratuito
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allestimenti , anniversari , arte contemporanea , Milano , mostre
Last modified: 17 Gennaio 2020