Dopo il crollo, per il complesso degli Incurabili è in arrivo il restauro. Ma per altri beni del centro storico la situazione è allarmante
Napoli custodisce un patrimonio architettonico estremamente ricco. Molti edifici sorgono nell’area della città greco-romana, il cui impianto è pressoché inalterato. Un patrimonio fragile, anche a causa delle alterazioni e della carenza di piani di manutenzione e restauro. Due strumenti principali definiscono il quadro normativo: il Piano regolatore generale (2004), che punta al restauro del centro storico mediante una Variante di salvaguardia e specifiche regole d’intervento; il Piano di gestione del centro storico (2011), che individua una lista d’interventi sul patrimonio del sito Unesco. I due piani dovrebbero dialogare per orientare le azioni di tutela, tuttavia l’area Unesco non solo ricade nel più ampio perimetro del centro storico del Prg, ma non è menzionata nella Variante. Il piano Unesco, inoltre, non è pienamente operativo: l’Europa, infatti, ha finanziato il Grande programma per il centro storico, ma l’ammissione al finanziamento è arrivata solo nel 2013, causando ritardi nella rendicontazione delle spese.
La mobilitazione per gli Incurabili
Situato nell’area nord della città antica, è fra le aree oggetto del Grande programma e comprende l’originario complesso ospedaliero fondato dalla religiosa Maria Longo nel 1521 e il complesso di Santa Maria delle Grazie a Caponapoli. L’insieme si sviluppò come una grande insula a vocazione religiosa e assistenziale. I lavori più significativi vi furono condotti nel Settecento, quando la celebre Farmacia fu ristrutturata divenendo uno scrigno di architettura, sculture, pitture, ceramiche e arredi lignei. L’intero complesso è interessato da tempo da dissesti e degrado, e il 24 marzo 2019 è crollata la volta retrostante l’altare maggiore della chiesa di Santa Maria del Popolo. L’aggravarsi del quadro fessurativo ha causato la chiusura del presidio ospedaliero e del Museo delle arti sanitarie. Questo ha innescato una vera e propria mobilitazione: la Regione Campania ha stanziato 100 milioni per il restauro, e un gruppo di lavoro (fra cui docenti delle università campane) ha condotto uno studio che confluirà in un documento d’indirizzo alla progettazione.
I risultati dello studio sono stati presentati il 26 ottobre in un convegno promosso dalla Regione e dall’ASL Napoli 1 Centro, mentre il 30 novembre sarà pubblicato il bando di concorso per la riqualificazione, il restauro e la rifunzionalizzazione del complesso. Si tratta di un esempio di buone pratiche, di sinergie fra enti, fra ricerca e progetto. La presenza di una struttura sanitaria, in questo caso, ha messo in moto rapidamente un programma completo d’intervento. Altri edifici, purtroppo, non beneficiano dello stesso slancio: brani di patrimonio architettonico noti e meno noti aspettano di essere messi in sicurezza e riqualificati, nella speranza che il caso degli Incurabili possa presto innescare altri processi virtuosi.
Ma altri due casi trascurati sono a rischio
A nord-est della città antica, presso la chiesa di San Giovanni a Carbonara, si trova l’ex Conservatorio della purificazione, sorto nel 1684 per accogliere fanciulle povere. L’edificio, oggi sede dell’Archivio storico municipale, è stato dichiarato a rischio crollo nel 2016: da allora nulla è stato fatto per la struttura e il materiale archivistico. L’archivio è stato chiuso, i dipendenti trasferiti, i documenti sono inaccessibili, ancora in attesa di una più degna e sicura collocazione.
Tra il 1715 e il 1730 Ferdinando Sanfelice fece costruire la residenza di famiglia a nord della città murata, nel borgo dei Vergini. Palazzo Sanfelice comprende due edifici autonomi, legati da un prospetto unitario. Su uno dei cortili si apre il celebre scalone, ideato come fondale, filtro tra la strada e il giardino. L’edificio, un tempo decorato da affreschi e sculture, fu sopraelevato a metà del Novecento e versa oggi in uno stato di totale degrado e abbandono.
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Last modified: 9 Novembre 2019