Riceviamo e pubblichiamo una riflessione di un gruppo di progettisti a margine di un concorso per una scuola a Pordenone
Spett.le redazione,
una lettera firmata dai sottoscritti ha raccolto molte adesioni ed è stata indirizzata a svariati Ordini professionali e Autorità competenti nei giorni scorsi.
Si è preso spunto dalla partecipazione a un recente concorso internazionale di progettazione che si è svolto a Pordenone, per la ricostruzione di una scuola (nella foto di copertina lo stato di fatto, nel quartiere Torre). Come già molte altre volte è accaduto, e continua purtroppo ad accadere, al di là dei tanti proclami degli Ordini professionali a sostegno dell’impiego dell’istituto del concorso per promuovere la qualità architettonica, la gestione dello stesso è stata di tutt’altro tenore.
A partire da scelte di base sull’oggetto stesso del confronto, fatte a livello di Uffici tecnici non sempre all’altezza della situazione, che già possono costituire delle storture iniziali (in questo caso la gestione delle fasi di demolizione e ricostruzione portava a scelte urbanistiche assai improprie e discutibili), è nella formazione della commissione giudicatrice che si annidano le principali criticità, cui si possono innescare facilmente episodi di diffuso malcostume nazionale.
In pratica, la nomina diretta da parte della stazione appaltante è spesso del tutto arbitraria e priva di remore. Alcuni esempi: se la competizione è internazionale, è possibile che tutti i membri siano locali, cioè della città (provinciale) in cui si svolge? Se ai progettisti è richiesto sovente di dimostrare il possesso di alcuni requisiti minimi professionali per partecipare e/o assumere l’eventuale incarico, è possibile che i commissari siano esentati da queste verifiche, tanto da essere inadeguati?
Non c’è poi da meravigliarsi più di tanto se ad aggiudicarsi queste procedure sono di sovente professionisti locali, ossia il riflesso stesso della procedura, al di là dell’ovvia maggiore partecipazione che si raccoglie localmente. In questo caso, poi, non ci si può neppure appellare all’Ordine professionale competente localmente, che non ha vigilato opportunamente su quest’operato, condividendone anzi le scelte e raccogliendone i frutti (è stato infatti lo stesso presidente dell’Ordine di Pordenone ad aggiudicarsi la competizione).
Con tutti i limiti del provvedimento legislativo nel suo contenuto, ben venga allora l’applicazione obbligatoria del sorteggio dall’Albo nazionale dei Commissari, istituito presso l’ANAC, ma che ha già avuto ben due rinvii: non è sicuro che la qualità delle commissioni si elevi più di tanto, almeno però la professionalità adeguata e proporzionata al tema dovrebbe essere garantita; di sicuro la miopia localistica dovrebbe essere spazzata via a beneficio della trasparenza. Anche se la qualità delle commissioni sorteggiate rimane la stessa di molte di adesso nominate, se non altro la casualità dei componenti potrà risolvere metà del problema. Non sarà una conquista radicale per tutta la pratica architettonica, ma un importante passo avanti certamente; si può progredire anche così a “strattoni”. Quindi, c’è da tifare per questa svolta, anche perché non ci sono altre soluzioni praticabili all’orizzonte, ma solo nuvole grigie e persistenti.
architetti Marco Alesi (Palermo), Roland Baldi (Bolzano), Nicola Brembilla (Milano), Cristina Cali (Palermo), Alberto Cusumano (Palermo), Sergio De Gioia (Venezia), Luigi Fioramanti (Roma), Francesca Mammucari (Roma), Valeria Miatto (Ivrea), Fabrizio Michelon (Venezia), Marco Montagnini (Venezia), Giovanni Scirè Risichella (Venezia), Alessandro Timpano (Milano), Alessandro Traldi (Milano), Claudio Zanirato (Bologna)
dott. Paolo Sacco (Caserta)
P.S. In data 08.05.19 l’Ordine degli architetti di Pordenone ha recapitato via PEC a tutti gli indirizzari e sottoscrittori della lettera sopracitata la seguente comunicazione, che si conclude con la proposta di provvedimenti disciplinari nei confronti dei colleghi firmatari e riservandosi un’eventuale azione necessaria a tutelare l’operato e l’immagine nelle sedi opportune del Consiglio dell’Ordine, come se fosse parte in causa in tutto questo dibattito. Nell’esposizione dei fatti riportata, è data conferma che lo stesso Consiglio si è fatto parte attiva a segnalare alla S.A. alcuni nominativi di iscritti per la formazione della Commissione, “professionisti conosciuti e stimati nella nostra Provincia” che, a parere del Consiglio, possiedono “strumenti professionali e culturali adeguati”. Nulla è dichiarato sull’adeguatezza complessiva dell’intera commissione a giudicare un concorso di progettazione internazionale di quella portata e sul perché, una volta resa palese la sua formazione, non abbia intrapreso alcuna azione o richiesta correttiva alla S.A. a difesa degli interessi di tutta la comunità cittadina, dei propri iscritti e partecipanti tutti.
Per dovere di completezza, e per meglio sottolineare il clima “costruttivo” in cui tanti architetti si trovano ad operare, chiediamo d’integrare quanto già pubblicato.
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concorsi , lettere al Giornale
Last modified: 12 Maggio 2019