Quarta puntata del report, a cura di Maria Paola Repellino (China Room), sugli interventi nei tessuti consolidati delle metropoli asiatiche. Yong Qing Fang a Guangzhou è oggetto di interventi di rigenerazione che coinvolgono gli abitanti diventando modelli di buone pratiche
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Camminando lungo Enning Lu, una delle più antiche ed importanti vie della “vecchia Canton”, ci s’imbatte in un susseguirsi di luoghi fantastici per un osservatore occidentale, caratterizzati da un curioso intreccio di vecchie case dilapidate, che rimandano ad una pacifica quiete del passato, e frenetiche attività commerciali e culturali, che da sempre hanno animato le vie del centro cittadino. L’antica strada infatti ha rappresentato per lungo tempo il cuore economico del sud della Cina quando il paese, alla fine della dinastia Qing, ha aperto le proprie rotte commerciali verso il resto del mondo. Spostandosi lungo la via, dal fulcro commerciale di Beijing Lu verso ovest, il visitatore incrocia un antico portale visibilmente restaurato di recente, all’interno del quale si scorge un paesaggio urbano dove il contemporaneo si mescola all’antico in una maniera forse mai vista prima in Cina. Sulla stele del portale si legge: Yong Qing Fang.
Come hanno illustrato anche i precedenti articoli del nostro report, in anni recenti non dovrebbe più suscitare particolare stupore trovarsi di fronte ad un’operazione visibilmente conservativa, anche nel Paese generalmente noto per aver permesso in passato una radicale sostituzione del tessuto urbano e sociale dei maggiori centri storici in interventi immobiliari di diverso genere. Bisogna però sottolineare che molte delle operazioni più conservative, oramai divenute note anche nella letteratura internazionale, sono spesso il risultato di pratiche estremamente puntuali, frammenti architettonici inseriti in un tessuto urbano spesso difficile da comprendere ed identificare come sistema tout court. Al contrario, l’area di Yong Qing Fang, con un sito di progetto che si estende per circa 8.000 mq a nord ovest del centro storico di Guangzhou, si pone certamente come un caso particolare di conservazione critica e valorizzazione del patrimonio storico su scala urbana. Oltre a ciò, il progetto rappresenta per molteplici ragioni un esemplare modello di buona pratica in campo procedurale e dimostra ancora come alcune istituzioni cinesi, sia afferenti al settore pubblico che a quello privato, stiano parzialmente cambiando atteggiamento nei confronti della rigenerazione dei principali centri storici. Come viene retoricamente descritto all’interno del materiale promozionale di China Vanke, finanziatore e promotore dell’operazione, si tratta di una delle prime iniziative urbane nel Paese sviluppate mediante una filosofia “government-led, enterprise-hosted, and resident-involved“.
Nel 2011, il sito di progetto viene inserito all’interno del “piano dettagliato” di trasformazione di Enning Lu, ed indicato come area protetta dalla Municipalità di Guangzhou. Successivamente, all’interno di questo speciale regolamento urbanistico, i diritti del suolo vengono ceduti per 15 anni a China Vanke, uno dei maggiori promotori immobiliari del Paese, se non che proprio uno di quegli speculatori spesso conosciuti per aver completamente distrutto intere parti di centri storici e villaggi rurali al fine di promuovere e costruire enormi complessi residenziali. Nel 2014 il gruppo Vanke fonda la sua sussidiaria operativa Vanke Guangzhou Yongqing Fang Co. Ltd. con la missione di gestire le diversi fasi del progetto. La sede operativa del developer inizia quindi un processo di coinvolgimento degli abitanti nelle fasi di definizione del programma funzionale, ridistribuzione degli spazi abitativi e progettazione del sito.
L’ultimo attore ad intervenire sulla trasformazione del luogo è lo studio internazionale D+H Lab, il quale ha interamente curato il progetto urbano ed architettonico, seguendo le linee guida negoziate tra i diversi stakeholder coinvolti. La sfida posta agli architetti è stata quella di salvaguardare lo spazio pubblico esistente con una strategia di urban design coerente ed accattivante. Rispettando la storicità del sito, il team di progettazione è intervenuto in maniera cauta sugli spazi pubblici, utilizzando alcuni dei materiali originari, come tegole e mattoni in terracotta, pietra e legno, adattandoli e trasformandoli in elementi di paesaggio. Allo stesso modo anche gli edifici che si affacciano sulle vie principali, sono stati in parte restaurati utilizzando i metodi costruttivi della tradizione, mentre “le lacune” sono state colmate con addizioni dall’aspetto radicalmente contemporaneo, sia per quanto riguarda le forme che la scelta dei materiali. Il sito include inoltre alcune “emergenze” architettoniche, quali l’antica residenza di Bruce Lee e la sede dell’Opera Cantonese, che sono state completamente preservate attraverso restauri conservativi.
Infine, ad influenzare il successo mediatico e commerciale del progetto, hanno avuto un ruolo preponderante le strategie di promozione e marketing adottate da China Vanke. L’operazione di place-branding di Yong Qing Fang ha contribuito a creare un’identità del luogo grazie ad una comunicazione efficace ed elegante che mettesse in luce non solo i valori culturali e storici del sito, ma anche il coinvolgimento degli abitanti nel processo di progettazione e realizzazione.
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cina , cronache cinesi , rigenerazione urbana
Last modified: 28 Maggio 2019