Report dal capoluogo campano, con un bilancio a 25 anni dalla “visione” di Oriol Bohigas. La città sta ultimando la costruzione dei suoi monumenti, riconoscibili grazie all’architettura
Il lavoro di Bohigas
“Nuova coscienza d’identità e nuova esigenza d’urbanità”
è la sintesi del metodo culturale che sottende il “lavoro” di Oriol Bohigas a Salerno. All’inizio del 1994, dopo Tangentopoli, la giunta guidata da Vincenzo De Luca appena insediato conferma l’incarico allo studio MBM di Barcellona (già incaricato dalla precedente amministrazione) e crea le condizioni perché s’inizi a mettere mano alla questione urbanistica con l’obiettivo di una “ricostruzione” della città. Si parla di “lavoro” e non di Piano perché Bohigas e Puigdomenech ribaltano la logica dello zoning. Interpretando l’indirizzo della giunta di “anticipare scelte urbanistiche cui dare immediata attuazione” rispetto ai tempi lunghi di un PRG, i redattori mettono in campo una strategia di progetti puntuali per aree significative della città, affidando al PRG l’espressione del disegno politico generale.
Salerno ha in quel momento un centro storico colpito da alluvione e terremoto, una periferia anonima e ingombrante, un traffico ingestibile e una carenza di spazi pubblici. Niente di nuovo rispetto alla stragrande maggioranza delle città del meridione, tutte prive di visioni ad ampio raggio. Ma Salerno ha la risorsa di una straordinaria potenzialità turistica, ha bisogno pertanto di spiagge, di un porto turistico, un nuovo centro di città, di alberghi e di una circolazione funzionante.
Come si vede al centro di tutto c’è il mare. Ma al mare la città ha girato le spalle. Nei primi anni dell’ottocento la via Marina che si snoda parallela al litorale costituisce il segno riconoscibile di una città che vuole essere moderna e relazionata al mare. Fino agli anni settanta si susseguono progetti e realizzazioni che ne determinano il carattere. La piazza davanti all’attuale palazzo di Provincia è la prima (ma resterà l’unica) realizzazione di un’idea urbana complessiva che prevedeva parchi e spazi pubblici a fare da connettivo tra città, spiaggia e mare. Ma tra il 1870 e il 1900 cambia la visione strategica. Via Marina diventa Corso Garibaldi (oggi via Roma), come il Rettifilo a Napoli praticamente una strada tra cortine edilizie, con gli accessi dal corso e le spalle al mare. Il Palazzo di Città di Salerno progettato da Camillo Guerra e realizzato nella prima metà del Novecento, ha gli ingressi dal suddetto Corso Garibaldi, ma un portico che gira anche sul lato verso i giardini (attuale villa comunale), e soprattutto presenta una concavità sul “retro” (che affaccia sulla costa), inspiegabile se non da un punto di vista urbanistico. Si tratta in definitiva di un riferimento al mare, tanto necessario nelle intenzioni del progettista da sacrificare persino una più lineare funzionalità degli spazi interni.
Opere griffate
Nelle intenzioni della pianificazione targata De Luca/MBM la città deve tornare a rivolgersi al suo elemento primario. Il Terminal marittimo sulla banchina che si protende dal porto commerciale, a ridosso del lungomare, progettato da Zaha Hadid Architects e completato nel 2016, avvicina gradualmente il mare alla città attraverso il sistema di rampe che accompagna i passeggeri all’imbarco e viceversa. Come un’ostrica asimmetrica e protettiva (la definizione è divenuta l’icona del progetto) l’edifico atterra sul molo Manfredi cui restituisce un’operatività perduta e diventa riferimento nel ridisegno del rapporto città/costa. L’opera, vincitrice del concorso internazionale bandito nel 2000, ha visto l’aggiudicazione dei lavori nel 2005 ed è costata 20 milioni.
Il Crescent progettato da Ricardo Bofill su incarico del 2008, tra il molo e l’arenile di Santa Teresa disegna Piazza della Libertà come un emiciclo verso il mare. Quindi una grande qualità “urbanistica” e una discutibile immagine “architettonica” con tutto il campionario di colonne, capitelli, marcapiani e trabeazioni residuati del postmoderno. Ma Crescent è anche il nome di un processo a carico di De Luca, degli assessori, dei soprintendenti e costruttori per gli atti tecnici urbanistici e autorizzativi: quattro anni e oltre cinquanta udienze con una sentenza di assoluzione in primo grado nel 2018. Resta sullo sfondo la cronaca delle traversie che hanno tenuto fermi i lavori a lungo.
La sistemazione dell’arenile di Santa Teresa progettata dallo studio salernitano Carlo Cuomo Associati mette insieme qualità “urbanistica” e qualità “architettonica”. Il progetto rende fruibile un tratto di spiaggia, di fatto superando il dislivello con il fronte mare attraverso un sistema di pedane lignee sagomate come rampe. La città con i suoi protagonisti, giovani studenti che cercano il sogno dell’orizzonte, anziani donne e uomini che nelle acque vedono scorrere vite e occasioni, perdute o colte non conta più, questa città si riaffaccia al suo mare. I tre interventi suddetti sono l’incipit di una costa lunga circa 8 chilometri.
All’estremità sud, tra Torre Angellara e il fiume Fuorni, nelle aree davanti allo stadio di Arechi, è in fase di ultimazione il porto turistico. Il porto Marina di Arechi si estende su una superficie di circa 24.000 mq e su uno specchio d’acqua di 250.000 mq ed è già funzionante nelle infrastrutture, in grado di accogliere circa mille imbarcazioni comprese tra gli otto e i cinquanta metri di lunghezza. Manca ancora l’edificio a ponte, con i servizi e le strutture destinate all’ospitalità, all’intrattenimento e al tempo libero. Manca insomma soltanto il segno visionario dell’opera, a firma di Santiago Calatrava.
Nella conferenza stampa di settembre 2018 dal titolo “la Regione per Salerno” tra i progetti in corso presentati per un finanziamento complessivo di oltre un miliardo da riscuotere e non da cercare (come è stato puntualizzato), c’è la “valorizzazione della costa_Ambito 1_ da Santa Teresa alla foce dell’Irno” e tra le gare di prossima pubblicazione il completamento del ripascimento fino al fiume Picentino. L’obiettivo è quello di ridisegnare l’intera costa per riconsegnare alla fruibilità dei cittadini una passeggiata marittima da grand tour. Salerno avrà così la sua spiaggia.
Tra modifiche, adeguamenti, slittamenti e variazioni, in gran parte la città in venticinque anni si è trasformata secondo le direttrici del progetto di MBM.
Ma al mare bisogna arrivarci. Il tessuto di Salerno si sviluppa lungo la costa compresso tra il mare e le colline retrostanti fino ai 1000 metri del monte Stella. I collegamenti “orizzontali” sono garantiti dalla metropolitana centro storico / stazione centrale / stadio Arechi, prevista dal Piano e oggi funzionante, un solo binario a monte della linea ferroviaria esistente, 8 km di sviluppo e 10 minuti di percorrenza con fermate intermedie nei quartieri più popolosi.
L’abitato s’incunea all’interno fino alle frazioni, il fiume Irno porta al mare l’omonima valle. A proposito dei collegamenti “verticali” scriveva Bohigas: “È prevista lungo la Valle dell’Irno la realizzazione di una strada a due corsie e non di un’autostrada, lasciando il posto per la realizzazione di grandi unità di servizi che faranno diventare Salerno un polo urbano”. La nuova strada parte dalla stazione di Fratte, costeggia il fiume Irno e arriva al mare dimensionata e arredata come un boulevard. Su di essa la Cittadella giudiziaria progettata da David Chipperfield a seguito di un concorso vinto nel 1999, lavori iniziati nel 2002, ubicata nell’area dell’ex scalo merci ferroviario, è ormai in fase di ultimazione, con tre edifici già consegnati e funzionanti. Il progetto smonta l’immagine imponente e intimidatoria del Palazzo di Giustizia e propone un agglomerato di otto edifici di diverse altezze, dimensioni e colori, collegati da spazi aperti e colonnati che configurano una sorta di unico spazio pubblico sollevato su un basamento di pietra. Il complesso determina un “pezzo di città” ed è la sua vera cifra. Infine sarà montata a breve l’opera luminosa di Joseph Kosuth a coronamento dei profili degli edifici ricomponendo e reinterpretando la parola LEGGE.
Altre grandi opere sono in programma. Dei quindici gruppi di progettisti provenienti da tutto il mondo tredici sono al momento in lizza per il progetto del nuovo ospedale San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona. Le offerte sono state presentate a novembre 2018 ma la posta in gioco è alta e si attende ancora l’aggiudicazione definitiva. Il nuovo policlinico costerà oltre 300 milioni e sorgerà nell’area dell’ex Finmatica, nei pressi della Centrale del latte, una zona a monte del porto turistico di Calatrava.
Percezioni
Lo scenario fin qui delineato è quello di una città che sta costruendo i propri monumenti. A Salerno il centro storico è un nucleo ridotto con l’unica vera emergenza della Cattedrale. Il resto è valore ambientale. L’architettura sta determinando la riconoscibilità della città.
Ho girato per le strade e infine mi ritrovo sulle sedute di legno a Santa Teresa. La giornata è fredda e la sagoma ondulata della stazione marittima si allunga nell’acqua come una prua. Ho sentito un frammento in radio. Uno che non so chi fosse parlava di Shanghai e delle follie dell’architettura. Ha detto proprio così: follie dell’architettura, lapidario e senza sconti. Mi passano davanti agli occhi grattacieli storti e sbilenchi, sagome sfuggenti e contorte, masse disarticolate e lucenti. Ma questa stazione marittima non è un oggetto isolato ma uno dei marker di una nuova immagine urbana. Tra gru e alberi di barche e un trionfante scintillio che si estende sull’acqua, mi sembra persino misurata. L’opera di Hadid è una metonimia, racconta la città e il suo lungo percorso verso una collocazione nella modernità. Il sole è velato. Alle mie spalle il fogliame si fa sonoro e in fin dei conti ci si può concedere di stare bene. Per pochi minuti ancorati al presente.
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david chipperfield , rigenerazione urbana , ritratti di città , zaha hadid
Last modified: 25 Marzo 2019
[…] Fonte Ilgiornaledellarchitettura.com […]