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Veronica RodenigoWritten by: Progetti

LeapHome, benvenuti nella casa pronta da abitare

LeapHome, benvenuti nella casa pronta da abitare

Dopo il debutto nel 2017 del modello “Frame”, LeapHome diventa ora realtà anche sulle montagne di Chamois, piccolo borgo della Valle d’Aosta

 

La stampa l’ha già definita “casa pret-à-porter”, il “primo prefabbricato personalizzabile” ecologico, semplificato, tecnologicamente avanzato e facile da assemblare, come per i pezzi di un Meccano. Dopo il debutto nel 2017 del modello “Frame”, l’azienda torinese LEAPfactory srl  fondata dagli architetti Luca Gentilcore e Stefano Testa ha realizzato, durante l’estate, una LeapHome a Chamois, piccolo borgo della Valle d’Aosta. Per il suo proprietario LeapHome è più di una semplice casa dove trascorrere le vacanze: è uno spazio intimo dotato di un feeling particolare, dove tutto è stato concordato e scelto su misura;  un “guscio elegante” dalla struttura portante a telaio in legno microlamellare replicabile in diversi contesti, non solo in quello montano. Abbiamo voluto farci raccontare la sua esperienza in prima persona.

 

Com’è venuto a conoscenza di LeapHome e perché l’ha scelta?

Il mio percorso è cominciato un po’ al contrario: da quattro anni a questa parte frequento Chamois, un piccolo borgo montano della Valle d’Aosta e vi affitto casa in un bosco, a poche centinaia di metri dal nucleo principale. Conoscevo già i due fondatori di LEAPfactory e quando ho visto le soluzioni di questo progetto mi è subito sorto il desiderio di realizzare una casa modulare. Mi sono allora messo alla ricerca di un terreno da acquistare. Non avrei mai voluto un’abitazione differente o con un altro fornitore. La mia LeapHome ora si trova su di un prato, al limitare del costruito. Può definirsi una casa per vacanza sino ad un certo punto. Per lavoro viaggio moltissimo ma conto di trascorrervi molto tempo anche perché Chamois dista solo un’ora e un quarto da Torino.

 

LeapHome è anche una filosofia di vita. Deduco che lei l’abbia scelta anche per i criteri di sostenibilità e per il basso impatto ambientale

Chamois è un paese di circa un centinaio di abitanti, un ambiente urbanizzato ma privo di automobili quindi accessibile in maniera limitata. Costruire attraverso un approccio innovativo come lo consente LeapHome porta all’esaltazione delle caratteristiche di questo contesto. Il cantiere è estremamente rapido e utilizza componenti prefabbricati che non richiedono lavorazioni on-site, quindi non comportano scarti da smaltire.

 

La sua casa conta 132 metri quadrati distribuiti su due livelli e personalizzati con il supporto di un designer Leap. Come ha sfruttato quest’opportunità e come è riuscito a personalizzare le scelte di dettaglio?

La struttura della casa, chiamata “FRAME”, ha un modulo costruttivo di  6,80 metri di larghezza per 1,20 metri di lunghezza. Esso costituisce il vincolo ma anche la caratteristica di questa soluzione. Una volta che lo si accetta e si adattano le dimensioni complessive alle proprie esigenze, il progetto è totalmente personalizzabile. All’interno di uno spazio che si sviluppa per circa 60 metri quadri coperti e con un fronte appunto di 6,80 metri, abbiamo organizzato i locali, prima decidendone la distribuzione e poi le finiture. Nel nostro caso ci sono due locali di servizio, un grande soggiorno (dove ho voluto far inserire un mobile bar appositamente disegnato) e la cucina che si affaccia sulla vetrata orientata a sud est che caratterizza la casa. Al livello superiore si trovano invece tre camere e un altro bagno. Il risultato è estremamente funzionale.

 

Che cosa offre in più questa soluzione rispetto ad altre case prefabbricate?

La possibilità di studiare su carta ogni dettaglio, di “customizzare” il progetto nei minimi particolari. LeapHome trasmette un feeling diverso rispetto a una costruzione tradizionale: la luce, l’isolamento acustico, il mix di finiture tra  pareti, pavimento e soffitto… è uno spazio che comunica un senso di armonia. Poi a fare la differenza è anche la parte strutturale: con LeapHome si realizza la casa su di un prato con delle fondamenta puntuali e una velocità che non ha alcun confronto con altre modalità costruttive.

 

Tra le parole chiave di questo progetto troviamo appunto “velocità”, “semplicità nel processo di montaggio” e “costi fissi” poiché non ci sono costi variabili in corso d’opera. Quanto tempo è necessario per avere la casa chiavi in mano?

Nel nostro caso abbiamo acquistato il terreno a ottobre e ottenuto il permesso di costruire a marzo. Il cantiere si è svolto da fine giugno a fine settembre, quindi si devono calcolare più o meno cinque-sei mesi complessivi tra produzione e installazione. La casa è stata prodotta in fabbrica e poi trasportata a Chamois. Sono poi proseguiti i lavori di allestimento interno e sistemazione del giardino. Il montaggio è durato circa tre settimane.

 

LeapHome può essere quindi ampliata, aggiungendovi nuovi moduli…

Sì, con costi ridotti di materiali e manodopera. La cosa più sorprendente è stata la semplicità anche procedurale con cui il progetto è stato autorizzato. I vincoli di Comune e Regione sono estremamente stretti: apportare modifiche a un immobile o ristrutturalo, si sa, ogni volta è una battaglia contro la burocrazia. Quando dichiaravo i tempi con cui avrei portato a termine il progetto, suscitavo l’ilarità della gente. Invece, una volta compresi filosofia e benefici del sistema utilizzato, le autorizzazioni sono arrivate con notevole rapidità.

 

Secondo lei LeapHome è una chance in più nel contesto montano?

A mio avviso è una chance ovunque si voglia preservare l’ambiente naturale. E’ una carta vincente nei luoghi scarsamente accessibili come Chamois. Con LeapHome abbiamo osato: è una costruzione molto innovativa, un “guscio elegante” con l’esterno in lamiera e un fronte di vetro e legno. Il fatto che abbia un impatto ambientale minore rappresenta un vantaggio sia per la valle che per il Comune. Credo sia anche per questo che l’idea è stata promossa dalle amministrazioni coinvolte.

 

Immagine di copertina: © Francesco Mattuzzi

 

Autore

  • Si laurea nel 2002 in Lettere Moderne (indirizzo storico-artistico) all’Università degli Studi di Trieste con una tesi di ricerca in Storia Medievale. Dopo un master in Art and Culture Management al Mart di Rovereto e uno stage presso “Il Giornale dell’Arte” (Società Editrice Umberto Allemandi & C, Torino) alterna didattica e collaborazioni editoriali ad attività di comunicazione e ufficio stampa. Attualmente svolge attività giornalistica occupandosi di temi artistico-culturali. Dal 2008, a seguito di un’esperienza in redazione, collabora con "Il Giornale dell'Architettura" per il quale segue fiere di settore e format speciali. Nel 2016, in occasione della 15. Mostra Internazionale di Architettura di Venezia, ha ideato e gestito il progetto “Speciale Biennale Live”. È corrispondente de "Il Giornale dell’Arte” e curatore del supplemento “Vedere a Venezia”

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Last modified: 8 Dicembre 2018