Prosegue la rigenerazione urbana del comparto, tra recuperi della memoria industriale e riusi temporanei
REGGIO EMILIA. In una visione di sviluppo del territorio, del sistema urbano, architettonico e sociale, la città sta lavorando con costanza e concretezza, in un percorso che dal 2010 la vede protagonista del Programma di rigenerazione urbana (PRU) dell’area Reggiane. Ci troviamo nella parte nord della città, nel quartiere di Santa Croce, composto dall’Ambito del Polo funzionale (composto da stazione ferroviaria, centro intermodale ed ex Officine meccaniche Reggiane) e dall’Ambito residenziale Santa Croce, oggetto di pianificazione strategica, quale coordinamento fra Piano strutturale comunale e Piano operativo attivo dal 2014.
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Il polo funzionale
Al suo interno, il sito industriale delle ex Reggiane, che dal 1901 fino alla chiusura nel 2008 si è distinto nella storia dell’industria italiana per la produzione di materiale rotabile, è interessato da un articolato (e faticoso, visti i masterplan rimasti sulla carta e redatti in precedenza da Isolarchitetti ed Emilio Ambasz, per il coordinamento del Centro Cooperativo di Progettazione) processo di pianificazione e governance strategico-territoriale che ha per obiettivo la realizzazione di un Parco innovazione e la riqualificazione e valorizzazione della componente pubblica, collegando l’area alla città e trasformandola in una nuova polarità urbana. Oltre la ferrovia, lo storico comparto dovrebbe riappropriarsi del ruolo di modello di creatività, attraverso la valorizzazione della memoria e della ricerca, sviluppando una città dell’innovazione basata su formazione, competenze economiche, ricerca e diffusione del sapere con un approccio europeo. La progettualità vede il coinvolgimento di partner pubblici quali il Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, la Regione Emilia-Romagna e la Presidenza del Consiglio dei ministri, oltre ai privati di Iren Rinnnovabili Spa in qualità di proprietari di immobili oggetto d’interesse operanti nel settore delle sviluppo sostenibile, energie rinnovabili ed innovazione edilizia. La parte del Parco innovazione già attiva dal 2011 nei capannoni ospita il Tecnopolo della rete Alta tecnologia della Regione Emilia Romagna (su progetto, premiato, di Andrea Oliva), imprese e centri di ricerca attivi in ambito terziario. Così involucri di archeologia industriale diventano grandi spazi condivisi, al cui interno piccole cellule costruite in pannelli strutturali in legno, sono luoghi operativi dedicati alla ricerca in ambito industriale per il trasferimento tecnologico, per l’innovazione e sperimentazione sui contenuti e sui processi educativi, università e centri di ricerca. Una miscela fra servizi a scala europea e locale, come scuole primarie e servizi ricreativi. Edifici la cui nuova identità operativa si confronta con quella della memoria architettonica di cui si è appropriata liberamente l’arte di pittare i muri, diventandone simbolo a scala internazionale.
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Ambito residenziale Santa Croce
Così, la città pubblica che si sta definendo attorno alle Reggiane, vedrà l’innesto di nuove opportunità che consentiranno di non rimanere più un’indefinita periferia. Infatti, dopo un importante popolamento della classe operaia dai primi del ‘900, nel quartiere si è registrato un parziale spopolamento a causa della mancata opportunità lavorativa in fase di dismissione delle strutture. Inoltre, le comunità che oggi occupano il quartiere hanno differenti origini culturali, religiose e sociali e richiamano la necessità di ridurre un isolamento, integrando occasioni di socialità e servizi condivisi che possano attrarre anche nuove presenze. Per questo, negli ex fabbricati industriali sono previste funzioni diversificate quali residenza, commercio di vicinato, attività terziarie e di servizio: funzioni ridistribuite nel territorio per ridurre la zonizzazione, quindi la marginalità, anche grazie a nuove opportunità di lavoro indotte. Sarà valorizzato il riuso temporaneo degli spazi, oggi normato da legge regionale, avviando un’azione di partecipazione nel quartiere che ha già consentito di mappare tutti gli edifici privati dismessi e resi disponibili per un riuso funzionale. La comunità è stata poi chiamata a proporre il tipo di utilizzo temporaneo più idoneo da inserire nei diversi locali, anche per finalità di crescita innovativa nel settore economico e sociale. Fra le attività individuate: esposizioni, spettacoli teatrali, artigianato di servizio all’impresa ed alle persone, attività sportive. La loro concretizzazione passa attraverso un laboratorio sperimentale urbano finanziato con i fondi del Piano città e del Bando periferie*: un workshop di progettazione partecipato dai diversi collegi di tecnici locali che, in gruppi di lavoro, hanno elaborato risultati architettonici di qualità a costi contenuti, efficienti in termini economici, di qualità edilizia, di spazio, funzionalità ed efficienza energetica.
L’ex Mangificio Caffari ospiterà il progetto pilota Remida, relativo al riuso creativo dei materiali: un progetto culturale, educativo ed ecologico che ha come obiettivo la rigenerazione dell’idea di scarto e la definizione di spazi per la ricerca e la sperimentazione applicata. Presso l’ex discoteca Maffia s’insedierà la cooperativa sociale Anemos. Seguirà il recupero delle locomotive storiche ACT. Nei capannoni di via Gioia troveranno spazio attività di atletica leggera, allestite con soluzioni e materiali removibili per strati quali attrezzature, container servizi e spogliatoi, sedute per il pubblico, soffittatura acustica ed impianti termici ad aria. Previsti anche un Museo delle moto ed un atelier didattico, oltre ad attrezzature per pattinaggio e skating all’interno di uno spazio considerato come ambiente neutro passibile di altri allestimenti. Infine, dovrebbe insediarsi il centro di attività teatrali MaMiMò, che darà vita ad un triplice spazio per spettacoli differenziato per livelli di illuminamento (teatro bianco, nero e rosso).
Si tratta di un percorso impegnativo in cui riqualificazione e recupero sono parole chiave per un progetto urbano che punta a un cambio di paradigma. L’esperienza è raccontata anche nel volume Rigenera, curato da Andrea Rinaldi e Giorgio Teggi e promosso dal locale Ordine degli Architetti, direttamente coinvolto nelle progettualità, frutto della collaborazione di docenti universitari, tecnici ed amministratori.
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Le immagini fotografiche sono tratte dalla pubblicazione RIGENERA, a cura di A. Rinaldi e G. Teggi, Maggioli Editore, Sant’Arcangelo di Romagna, 2018
* La vicenda di governo relativa il decreto milleproroghe emanato lo scorso agosto, ha visto il Comune di Reggio Emilia primo fra i non ammessi all’erogazione dei finanziamenti acquisti con il Bando periferie. Fondi per gli interventi del secondo stralcio di lavori già appaltati, relativi il recupero dei capannoni 15 A/B/C dell’Area Reggiane e all’ambito di Riqualificazione Quartiere Santa Croce. In questi giorni il Governo, il presidente del Consiglio dei Ministri, con l’Anci, hanno affermato che si salvaguarderanno i progetti in fase esecutiva ed il controllo dei progetti che non sono ancora in fase avanzata. Il sindaco Luca Vecchi, che il 18 dicembre 2017 ha sottoscritto a Roma la convenzione per l’erogazione di 17,8 milioni, è in prima linea per tutelare la città nell’acquisizione delle risorse indispensabili per completare il programma.
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periferie , Reggio Emilia , rigenerazione urbana
Last modified: 19 Settembre 2018