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Lucia Pierro e Marco ScarpinatoWritten by: Biennale di Venezia Città e Territorio

Arcipelago Italia: Cucinella esordisce nell’incompiuta Gibellina

Parte dalla Valle del Belice il percorso del Padiglione Italia – curato da Mario Cucinella – per la 16. Biennale di Venezia alla ricerca di progetti e buone pratiche per le aree interne

 

Il 14 gennaio scorso, nell’ambito delle manifestazioni organizzate per il cinquantenario del terremoto che sconvolse il Belice, è iniziato il percorso in cinque tappe di “Arcipelago Italia”, concept del Padiglione Italia ideato dal curatore Mario Cucinella per la Biennale di Architettura 2018. Il viaggio lungo la Penisola, i cui esiti saranno presentati alla Biennale, prevede le seguenti tappe: la Barbagia con la piana di Ottana posta ai fianchi del Gennargentu, in Sardegna; la città di Matera e la sua relazione con le aree interne della Basilicata; il cratere e Camerino con le aree dell’Italia Centrale colpite dal sisma del 2016 e l’Appennino Tosco-Emiliano con un focus sul Parco delle foreste casentinesi. Obiettivo di questa ricognizione è lo sviluppo di cinque progetti strategici per il rilancio delle aree interne; progetti attualmente in corso di elaborazione con il coinvolgimento di alcuni professionisti che sono stati prescelti da Cucinella ed i cui nomi non sono ancora stati inspiegabilmente resi noti.

La tappa di Gibellina è il punto di partenza per allargare lo sguardo sulla Valle del Belice, interpretando i profondi cambiamenti dell’ultimo cinquantennio e provando a riannodare i fili di una ricostruzione che non si è completamente compiuta. Non a caso, per l’occasione è stato aperto al pubblico il mai ultimato Auditorium, costruzione iniziata nel 1984 su disegno dello scultore mazarese Pietro Consagra che qui ha realizzato anche La porta del Belice, scultura a forma di stella che dà accesso alla città, e il Meeting, edificio scultoreo posto perpendicolarmente all’auditorium e caratterizzato dalla medesima ricerca formale basata sull’inviluppo di piani curvi e continui.

L’apertura dell’Auditorium è stata preceduta da due giornate in cui Cucinella, con il suo gruppo di professionisti e l’artista emiliano Hu-Be, hanno incontrato la comunità ascoltandone storie, ricordi e aspettative che sono state restituite in un video e in una grande tela poiché, come sottolineato da Cucinella, in questi luoghi occorre «compiere una ricerca sull’immaginario dei cittadini e sul coraggio espresso negli anni della ricostruzione del Belice, nonché sulla dimensione politica che caratterizzò l’atto di nuova fondazione», con l’obiettivo di «mettere al centro del dibattito questo luogo e raccogliere idee per compiere l’ultimo miglio. A Gibellina infatti c’è una riflessione da compiere sul ruolo dell’arte, un’arte che – pur essendo molto distante dal contesto rurale in cui è stata realizzata – è riuscita ad influenzare anche chi artista non era». Secondo il curatore del Padiglione Italia, «in tutt’Europa non ci sono altre città fondate con lo spirito di Gibellina, nata come città dell’arte e dell’architettura contemporanea. Un progetto che va finito e, per riuscirci, bisogna rendere utilizzabili gli edifici e recuperare, al contempo, l’antico rapporto rurale che è stato spezzato». Cucinella ha poi chiarito che oggi non è pensabile completare l’Auditorium con la sua funzione originaria, precisando che «si può leggere anche un potenziale straordinario in un edificio che esprime lo spirito coraggioso di quegli anni», reinterpretando il non finito e facendolo rivivere come spazio pubblico. La visione da portare alla Biennale serve, dunque, per «raccontare le due facce del nostro Paese: il coraggio di fare un’operazione di ricostruzione attraverso l’arte e gli artisti e poi la mancanza di forza per terminarla. Coraggio e innovazione e, dall’altra parte, l’incapacità di finirla».

Cucinella ci ha abituato ad un approccio basato sulla sostenibilità e la responsabilità in architettura. Non stupisce, quindi, la sua volontà di sollevare una riflessione sul ruolo dell’architettura e dell’arte in un Paese costretto ad affrontare con ciclicità il problema del post terremoto. Proprio per questo dispiace che un concept potenzialmente inclusivo e apparentemente volto a delineare buone pratiche, nell’attuazione della sua prima tappa veda coinvolto nel progetto un ristrettissimo gruppo di professionisti prescelto per chiamata diretta. Qualcuno potrebbe obiettare che, molto probabilmente, i progetti per le cinque aree di Arcipelago Italia saranno una speculazione cartacea; a noi pare invece il caso di chiedere se questo percorso non possa condurre a un incarico diretto. A sollevare questo interrogativo sono le dichiarazioni di Federica Galloni, direttrice generale Arte e Architettura contemporanee e Periferie urbane del MiBACT, nonchè commissaria del Padiglione Italia: «L’obiettivo dell’iniziativa è quello di definire le opportunità dei territori mediante l’architettura, affinché possano essere l’esempio di un possibile approccio metodologico per una visione futura del Paese. Il Padiglione Italia diventerà così occasione per sollevare l’interesse verso le cinque aree individuate da Cucinella, per stimolare il dibattito del pubblico esperto e non sui progetti proposti e attirare potenziali stakeholder interessati ad un loro sviluppo».

Autore

  • Lucia Pierro e Marco Scarpinato

    Scrivono per «Il Giornale dell’Architettura» dal 2006. Lucia Pierro, dopo la laurea in Architettura all'Università di Palermo, consegue un master in Restauro architettonico e recupero edilizio, urbano e ambientale presso la Facoltà di Architettura RomaTre e un dottorato di ricerca in Conservazione dei beni architettonici al Politecnico di Milano. Marco Scarpinato è architetto laureato all'Università di Palermo, dove si è successivamente specializzato in Architettura dei giardini e progetto del paesaggio presso la Scuola triennale di architettura del paesaggio dell'UNIPA. Dal 2010 svolge attività di ricerca all’E.R. AMC dell’E.D. SIA a Tunisi. Vive e lavora tra Palermo e Amsterdam. Nel 1998 Marco Scarpinato e Lucia Pierro fondano AutonomeForme | Architettura con l'obiettivo di definire nuove strategie urbane basando l'attività progettuale sulla relazione tra architettura e paesaggio e la collaborazione interdisciplinare. Il team interviene a piccola e grande scala, curando tra gli altri progetti di waterfront, aree industriali dismesse e nuove centralità urbane e ottenendo riconoscimenti in premi e concorsi di progettazione internazionali. Hanno collaborato con Herman Hertzberger, Grafton Architects, Henning Larsen Architects e Next Architect. Nel 2013 vincono la medaglia d'oro del premio Holcim Europe con il progetto di riqualificazione di Saline Joniche che s'inserisce nel progetto "Paesaggi resilienti" che AutonomeForme sviluppa dal 2000 dedicandosi ai temi della sostenibilità e al riutilizzo delle aree industriali dismesse con ulteriori progetti a Napoli, Catania, Messina e Palermo. Parallelamente all'attività professionale il gruppo sviluppa il progetto di ricerca "Avvistamenti | Creatività contemporanea" e cura l'attività di pubblicistica attraverso Plurima

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Last modified: 24 Gennaio 2018