Sede della sezione campana di DoCoMoMo Italia, l’ex studio di Giulio Parisio, col suo ampio patrimonio d’immagini che ritraggono la Napoli del Novecento, ospiterà anche mostre ed eventi
NAPOLI. Quando fu istituita la sezione campana dell’associazione DoCoMoMo Italia non avemmo dubbi sulla scelta della sede: il luogo più appropriato sarebbero state le accoglienti sale dell’Archivio Parisio. Memoria della storia più recente di una città antichissima, «il più importante archivio fotografico del Mezzogiorno» è stato un riferimento fondamentale per un’associazione che s’interessa della documentazione e della valorizzazione dell’architettura del Novecento. La Mostra d’Oltremare, i quartieri della ricostruzione post-bellica, la fabbrica Olivetti, sono alcune delle opere riprodotte negli scatti di Giulio Parisio (1891-1967). Basti ricordare, tra i cataloghi delle mostre dedicate dall’archivio alle fotografie di architettura: Marco Iuliano (a cura di), Moderna e imperfetta, la ricostruzione a Napoli nelle fotografie dell’archivio Parisio (Napoli 2007); Napoli com’era oggi – episodi di trasformazione urbana nel XX secolo (Napoli 2000); Il Borgo di Santa Lucia. Trasformazione urbana e tradizioni, immagini fotografiche 1870-1950 (Napoli 1998).
Durante la Grande guerra, Parisio iniziò la sua carriera dedicandosi al rilevamento fotografico dei territori italiani in terra dalmata. Rientrato in città, nel 1926 aprì lo studio fotografico sotto i portici del colonnato di San Francesco di Paola. Lì, il «più futurista tra i fotografi napoletani» come lo definì Filippo Tommaso Marinetti, accoglieva nobili, borghesi e artisti per immortalarli nei suoi ritratti. Lo studio ben presto divenne un salotto culturale per la città ma soprattutto un laboratorio dove si sperimentavano più forme d’arte: una sorta di atelier futurista, dove Carlo Cocchia vi andava a dipingere prima di diventare uno degli esponenti di spicco dell’architettura moderna napoletana.
Gli ambienti che ancora oggi conservano l’allestimento di un tempo (singolare il corrimano a forma di serpente disegnato da Cocchia e la parete luminosa con la foto della moschea di Tripoli), contengono un patrimonio vasto e di grande interesse: oltre alla documentazione, alle lastre e alle stampe dell’opera di Parisio, l’archivio conserva anche il fondo dello studio fotografico dei fratelli Troncone, una raccolta d’immagini che testimoniano eventi pubblici e privati della Napoli del secolo scorso.
Il patrimonio Parisio consiste attualmente in circa 70.000 negativi (di cui 35.000 digitalizzati), fra lastre e pellicole di diversi formati, che spaziano dalla sperimentazione futurista alla fotografia urbana, dalla ricerca antropologica alle foto di industria, dal ritratto d’arte alla pubblicità. A questo si aggiungono circa 900.000 immagini del fondo Troncone, che testimoniano l’evoluzione dei costumi e della società, ma anche le principali trasformazioni che hanno segnato la città novecentesca. Entrambi i fondi sono stati considerati di interesse storico da parte dello Stato, che li ha vincolati nel 1998 (Parisio) e nel 2000 (Troncone).
Chiuso per alcuni anni in seguito a un contenzioso che vede coinvolti il FEC e il MIBACT, l’Archivio ha finalmente riaperto, grazie alla passione del proprietario Stefano Fittipaldi e alla disponibilità dei giovani dell’Associazione Archivio Parisio, presieduta da Luciano Siviero.
Il patrimonio è di nuovo consultabile, mentre i locali della galleria e dello studio sono diventati fruibili per mostre, eventi, workshop, seminari ed iniziative formative e culturali per giovani fotografi. L’archivio oggi riapre i battenti riproponendosi, come una volta, atelier per avvicinare le nuove generazioni all’affascinante e preziosa arte della fotografia.
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Per consultare gli archivi Parisio e Troncone (Napoli):
Stefano Fittipaldi 339 1868881
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docomomo , fotografia , mostre
Last modified: 9 Gennaio 2018