Alla scoperta delle 12 opere che sino a fine ottobre abiteranno vie e piazze della città scaligera
VERONA. Anche quest’anno Marmomac supera i confini della fiera per espandersi nella città di Verona e coinvolgere, con il format “Marmomac & the City” cittadini e numerosi turisti che visitano il capoluogo scaligero. La formula con cui si presenta quest’anno l’iniziativa, curata da Laura De Stefano e frutto della collaborazione tra ente fieristico, Comune e Ordine degli Architetti della Provincia di Verona, ha un legame ancor più stretto con la fiera, in quanto vengono esposte 12 opere già presentate nelle passate edizioni di Marmomac all’interno del padiglione “The Italian Stone Theatre”. In questo modo si conferisce un’ulteriore visibilità a creazioni frutto della collaborazione fra importanti designer e aziende di settore che si presentano ad un pubblico non di settore come manufatti d’arte o di design.
I pannelli collocati in loco restituiscono le tipologie dei marmi utilizzati e le lavorazioni, evidenziando lo sviluppo della tecnica in un’ottica rivolta anche alla riduzione dello spreco di un materiale non rinnovabile come la pietra.
Alcune opere, per tipologia e per la loro fragilità, sono state collocate all’interno della Biblioteca Civica: si tratta di Gong, maxi-lampada che sfrutta le caratteristiche di translucenza della pietra progettata da Giorgio Canale e realizzata da Cereser Marmi, Möbius Chair & Sofa, una seduta di Giuseppe Fallacara prodotta dall’azienda Generelli e del tavolo Pedra disegnato da Massimo Iosa Ghini per Grassi Pietre. Altre opere sono posizionate in punti strategici della città accanto a monumenti ed edifici antichi realizzati in pietra; i nuovi manufatti evidenziano le ultime tecniche di lavorazione del materiale lapideo, diventando landmark temporanei.
Così avviene in Piazza delle Erbe con Hyparwall, di Giuseppe Fallacara per Pimar, che instaura un dialogo sofisticato con la pavimentazione della piazza; alle lastre di forma quadrata disposte in modo regolare corrisponde la geometria complessa dei paraboloidi iperbolici dei conci ottenuti dalla deformazione tridimensionale di un quadrato.
Al sommo della gradinata del palazzo della Gran Guardia campeggiano, trovando quasi una collocazione “naturale”, Spongia (realizzata da Helios Automazioni), Zenit (Antolini), Crio (prodotta da Odone Marmi) e Organic (di Margraf e Nicolai Diamanti). Opere che sperimentano geometrie complesse, superfici levigate e appuntite, volumi scavati con cavità passanti e che, messe in relazione con le tredici maestose arcate in robusto bugnato rustico della Gran Guardia, evidenziano ancor più l’evoluzione tecnica della lavorazione della pietra.
Poco distante, in piazza Bra, Dynamic Cities di Joaquín Alvado, prodotta da Levantina, utilizza lastre di marmi policromi per una composizione dinamica che allude ad una città intesa come un organismo in continua trasformazione e attraversato da molteplici energie.
Proseguendo verso il centro cittadino ecco Erodoscape progettata da Kengo Kuma per Franchi Umberto Marmi la quale segna l’ingresso di via Mazzini, con una superficie ondulata e morbida in netto contrasto con il lastricato liscio e perfettamente piano in pietra di Verona. Spostandoci verso Portoni Borsari s’incontra poi Agave (nell’immagine di copertina) realizzata da Marmi Strada sempre su disegno di Galiotto. La struttura tridimensionale, multipunte, divaricata, sinuosa e tortile in marmo Verde Guatemala si sovrappone al candore della pietra di Porta Borsari e contrasta con il rigore geometrico e classico di questa imponente porta delle mura romane. Un oggetto di attrazione così come anche Caleido, sempre di Galiotto per GMM collocata in piazzetta Navona, dove si chiude il nostro tour cittadino.
In copertina: “Agave” di Raffaello Galiotto presso Portoni Borsari