Sebbene in ritardo rispetto ai programmi, in vista dell’11° edizione della Biennale (in programma da ottobre a dicembre 2017) ci sono ancora pochi giorni per partecipare alle call
In calendario per lo scorso anno, rimandata nell’apertura ma in elaborazione continua senza mollare fin da allora, l’11° Biennale di Architettura di San Paolo in questa edizione si presenta con il titolo In progetto (Em projeto). Nel titolo, il programma processuale ed aperto di un lavoro curatoriale che Marcos L. Rosa – giovane direttore formatosi tra Brasile ed Europa, con collaborazioni internazionali qualificate – ha elaborato insieme al suo team. “Per noi il progetto”, spiega Rosa, “è uno strumento per guidare e condividere conoscenze diverse”, un modo per lasciare un’eredità, secondo parole chiave quali “costruire, qualificare, occupare, utilizzare” qui con riferimento esplicito alle trasformazioni urbane.
Lavorando dalla sede di San Paolo dello IAB (Istituto degli architetti del Brasile), nell’edificio di Rino Levi celebrato simbolo del modernismo brasiliano che ospitò in passato lo studio di Joao Vilanova Artigas e che ospita a tutt’oggi quello di Paolo Mendes da Rocha – questa Biennale rivendica un’idea alternativa rispetto alle consuete “esposizioni di architettura”. In tal senso, non si pensa a una raccolta di solipsistiche bizzarrie edificatorie o formali tipo quelle che periodicamente vengono montate e proposte nel mondo in simili occasioni, ma a raccogliere e possibilmente fomentare cambiamenti talvolta meno noti, ma importanti.
In questo modo, autodichiarandosi Biennale di ricerca e produzione, per superare il passivo guardare con l’attivismo del fare e dell’interagire, la mossa curatoriale getta il cuore oltre l’ostacolo per tentare di comprendere dal vivo i processi di trasformazione. Puntando altresì ambiziosamente da questa latitudine a scavalcare il glam delle archistar che hanno incantato e intrappolato l’Occidente, il “Primo mondo” e non solo; muovendosi invece con le molte traiettorie di una mappa verso territori ibridi (e anche derelitti) con istanze e strumentario social, attento alla diversità, all’intercultura, alla pluridisciplinarità.
In un momento politico interno, delicatissimo e difficile per il Brasile, questa Biennale si apre al mondo con uno sguardo internazionalizzato sì ma non globalizzato; scegliendo di articolarsi con una strategia, più che una struttura, per fare i conti con i luoghi e le persone.
Infine, è una Biennale così poco preconfezionata da muoversi con una call plurale, aperta ancora per pochi giorni, su cinque temi: l’immaginario della città (invio fino al 27 agosto); le scuole (non necessariamente di architettura, aperta fino al 3.09); l’utilità pubblica (fino al 4 settembre); l’architettura urbana (fino al 4 settembre); le rappresentanze internazionali (chiusa il 30 luglio).
Per cominciare ad abbandonare l’atteggiamento “da spettatori”, si può dare uno sguardo qui: 11bienaldearquitetura.org.br.
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Last modified: 25 Agosto 2017