Fino al 30 settembre presso la Architektenkammer Berlin la mostra fotografica e multimediale “City Textures. Istanbul.Berlin.Rome”
BERLINO. Come tatuaggi che lasciano un segno indelebile sulla pelle delle città, i dettagli decorativi, strutturali e naturali catturati dalla fotocamera di 70 studenti dell’Università Bahçesehir di Istanbul corrono in contemporanea su otto schermi a parete nel foyer al secondo piano della meravigliosa sede dell’IG Metall di Erich Mendelsohn a Kreuzberg. In diverse combinazioni dinamiche che cambiano ogni cinque secondi così come nell’esposizione statica di 18 istantanee nell’attiguo corridoio, si racconta una storia fatta di colori, tessiture e dunque impressioni, differente da quella usuale. A monte un progetto di Jochen Proehl – docente all’ateneo sul Bosforo – e dell’Ordine degli architetti di Berlino. Oltre ottomila le impressioni raccolte in un anno e mezzo di lavoro e viaggi fra le tre città, per catturare eventuali affinità o differenze anatomiche nella forma urbis che le tre capitali storiche si sono nei secoli spesso inconsapevolmente date.
La metropoli viene esaminata come in una biopsia che sminuzzandola indaga su cause ed effetti, restauri come medicazioni e aggiunte ovvero trapianti, offrendo al visitatore spunti di riflessione per immagini: da quello squisitamente architettonico-plastico-materiale a quello eventualmente sociale e politico. In un momento storico di onnipresente benché spesso superficiale informazione, la ricerca del dettaglio, del particolare, è diventata indispensabile pure nella sua dimensione di scarsa profondità e di puro compiacimento narcisista. L’obiettivo degli studenti di Proehl ha catturato ogni dettaglio possibile, l’ha scansionato per presentarlo al pubblico senza velleità di narrazione: dai classici pavimentali (come le terracotte della città eterna, i mosaici bizantini, le pietre di inciampo tedesche), alle variabili contemporanee in verticale, sopravvissute egregiamente nel caos urbano, come i climatizzatori anni ’90 diventati elementi di facciata o le parabole affiancate a centinaia e aggrappate ai muri delle case, o infine i graffiti variopinti, già opera d’arte.
Non è sottesa alcuna critica e sta al visitatore, dunque, muovere la sua, non alla mostra in sé ma a quello che essa mostra. Impressioni altrui che muovono a riflessioni personali: forse è questo il vero senso dell’esposizione. Pensando a quanto scrive Susan Sontag (Sulla Fotografia, realtà e immagine nella nostra società, Torino, Einaudi, 1978, pp. 22): «Rappresentando la realtà, la macchina fotografica deve sempre nascondere più di quanto riveli. Il limite della conoscenza fotografica del mondo è che può spronare le coscienze ma non può mai essere, alla lunga, conoscenza politica o etica. La conoscenza raggiunta attraverso la fotografia sarà sempre una forma di sentimentalismo, cinico o umanistico. Sarà una conoscenza a prezzi di liquidazione, un’apparenza di conoscenza, un’apparenza di saggezza; come l’atto di fare una fotografia è un’apparenza di appropriazione».
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CITY TEXTURES. Istanbul. Berlin. Rome. Architektenkammer Berlin, Alte Jakobstraße 149, 10969 Berlin: “The exhibition is a cooperation of the Bahçesehir University Istanbul Faculty of Communication and the Berlin Chamber of Architects”
Curatore: Jochen Proehl
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Last modified: 29 Maggio 2017