Riceviamo e pubblichiamo una lettera in risposta all’articolo di Domenico Cecchini sull’iter di progetto per il nuovo stadio dell’AS Roma calcio
“Nel segno della morigeratezza, l’auspicio di «fare meglio con meno» dovrebbe essere […] una lezione di buon senso da estendere a molti altri casi”. Così, nell’introduzione alla newsletter n. 85 del 16 marzo 2017 è sintetizzato l’articolo di Domenico Cecchini che, temendo di chieder troppo, indica la modica quantità: intollerabile a Tor di Valle se sancisce il knockout della disciplina urbanistica e il de profundis per Roma-città. Con fautori di speculazione unita a rendita fondiaria e apprendisti amministratori relati a Beppe Grillo salmodianti lo stadio delle meraviglie per mitigare tristezze polisportive (nel senso di match a più livelli) e polisclusive (nel senso di comunità e città). E con l’emerito presidente dell’INU-Lazio ipovedente nefandezze d’urbanistica contrattata, senza rispetto di norme e di pubbliche prerogative, da Raggi & Montuori e da Marino & Caudo, in prima applicazione romana della Legge 147/2013. Legge sugli stadi che permette ammodernamento d’impianti esistenti o nuovi impianti su proposta di privati (comma 304); purché, realizzati “prioritariamente mediante recupero di impianti esistenti o relativamente a impianti localizzati in aree già edificate” (comma 305).
Da soma-calcio, invece, interpretata per proporre, il 29-05-2014, uno stadio da 30.000 mq e 20.000 mq di negozi, pagando 50 milioni di opere pubbliche indicate dalla Conferenza dei Servizi preliminare, indi lievitate in rapporto alla quantità di cemento salente a 168.000 mc per stadio da 49.000 mq e a 1.028.800 mc per business park da 336.000 mq. Così, mentre il PRG consente 112.000 mq, il privato incrementava da 50.000 a 385.000 mq la SUL realizzabile su aree periferiche acquistate da Eurnova il 25-06-2013. E la Delibera del 22-12-2014 sancì l’iniquo pubblico interesse che, non motivando il mancato rispetto delle priorità di cui al comma 305, appare illegittimo. Indi, dal 3-11-2016 al 3-3-2017, sei regionali Conferenze dei Servizi appurarono: completata la VIA; non conclusa la VAS per Variante al PRG non predisposta; ragioni ostative alla realizzazione di Meis’s Stadium and Libeskind’s Tower su aree mal accessibili, inidonee per rischio idrogeologico e vincolate per pregi ambientali e architettonici. Molto più del necessario per negare il nulla osta al progetto o per dissuaderne la realizzazione; tuttavia, entro il 30 marzo le pubbliche amministrazioni motiveranno pareri già formulati e il verdetto finale arriverà soltanto entro il 5-4-2017, a 180 giorni dalla prima CdS del 3-11-2016; così, la fiera dell’ipocrisia ebbe inizio.
Col miraggio di protrarre la CdS finita il 3 marzo, per riesaminare quanto Roma-città e AS Roma calcio hanno concepito il 24 febbraio. E sinora, non partorito: né per fugare sospetti di subalternità dell’antiquata amministrazione alla tardiva (tarda, se è per saldar debiti da 1,429 milioni) proposta privata né per ascoltare urbanisti modernisti, proponenti la modica quantità nel contrattar cemento e opere pubbliche, o le novative grida dei post-moderni, proponenti ammodernamento di preesistenze, come già fatto a Udine con il Friuli.
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Last modified: 21 Marzo 2017