La Fondazione Franco Albini festeggia i primi 10 anni di condivisione e conservazione degli insegnamenti del maestro. Due riedizioni Electa ne illustrano gli arredi, gli interni e gli allestimenti
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La seconda edizione dei “Documenti di architettura” di Electa dedicati a Franco Albini è l’occasione per rileggere i suoi progetti riuniti in museografia e allestimento, e in interni e design, seguendo l’itinerario critico e storiografico tracciato da Federico Bucci con Augusto Rossari e con Giampiero Bosoni nel 2005 e nel 2009: un approccio cognitivo del progetto volto a connettere l’archivio con la storia dell’architettura, la storia della critica, la didattica, la ricerca, la professione, attraverso il contributo di più autori e il corpus iconografico degli album che raccolgono in un unico piano-sequenza disegni e fotografie.
La struttura dei libri è articolata per temi architettonici in coincidenza con la ricerca di Albini che – scrive Antonio Monestiroli nelle prime pagine del volume su musei e allestimenti – assumeva «il tema in architettura come tramite fra architettura e realtà», come «legame di conoscenza […], da Verri a Banfi, che rende felice chi lo pratica». Monestiroli ne enuncia il filo conduttore che tiene in tensione architettura e design, interni residenziali e musei: «Ognuna di queste costruzioni era fatta in un certo modo per un certo motivo che apparteneva al tema del progetto, al modo in cui si voleva raccontare il significato di quel tema». Abitare/esporre come duplice liaison tra l’Albini “razionalista” e quello “novecentista”, tra precisione artigiana e distribuzione dello spazio che coltiva «il campo degli allestimenti e dell’architettura degli interni come terreno d’elezione a stretto contatto con l’industria, dove sperimentare i risultati più avanzati del suo lavoro di costruttore». E – sono le parole di Bucci – «come nell’arredamento della sua abitazione, negli allestimenti di Albini troviamo una serie di segni che definiscono le qualità spaziali e temporali dell’architettura mediante il riconoscimento di una tradizione intesa come moto continuo di vita».
Moto che trova sublimazione nella sospensione di «vettori, linee-forza, materializzati da aste o sottili strisce e lastre, orizzontali e verticali, che attraversano l’ambiente nelle tre direzioni cartesiane, stimolando il percorso e la visione» in «cornici di fermo immagine», scrive Gianni Ottolini, ponendo l’accento sulla temporalità come snodo oscillante tra il tema della casa e il tema dell’allestimento. Fermo immagine dell’architettura che in altri termini, a proposito di museografia, Marco Mulazzani declina come «intervallo», e Rossari come «percepibile aura sospesa, quasi metafisica». Il binomio vuoto/sospensione ricorre nelle pagine di questi due volumi, tanto da costituirne una sottotraccia, una sorta d’immanenza intrinseca all’architettura di Albini, come leggiamo anche in questo suo passaggio nella lezione per l’apertura dell’anno accademico 1954-55 allo IUAV, ripreso da Bucci per trattare l’invenzione espositiva: «Spazio architettonico legato in un’unità assoluta con le opere esposte […], atmosfera vibrante da ricercare nelle composizioni di volumi atmosferici e di volumi solidi che si compenetrano e si compongono nello spazio. É mia opinione che sono proprio i vuoti da costruire essendo aria e luce i materiali da costruzione».
Le sospensioni di opere d’arte, di libri, di cristalli, di tessuti, di scie e terminali luminosi, di scale, orientano il movimento nello spazio ponendolo in relazione agli oggetti «magicamente spaesati all’interno di invasi effimeri» – è uno stralcio di Manfredo Tafuri – come in un «museum continuum», annota Bosoni, in «una visione dello spazio cavo e rarefatto» che nel disegno di arredo diventa tensione verso l’infinito, «forma della sostanza».
Espressione introdotta da un contributo di Paolo Fossati nelle ultime righe dei documenti di architettura su interni e design, che nell’argomentare l’analogia tra la poltroncina Luisa e il progetto per la metropolitana milanese, riprende l’esordio del primo volume, su musei e allestimenti, soffermandosi sul tema: «ciò che Albini lascia in evidenza, senza mai sfuggirvi, è il tema». Il tema è definito dal sistema di forme nello spazio: «Al tempo stesso corrimani e attrezzature funzionali sono sospese dal loro anonimato, trasformate in segnali e staccate con estrema nitidezza ed eleganza dal muro a fare da linee portanti di un disegno appena tracciato, eppure fermissimo, con una formazione e modulazione spaziale, che dal telaio delle esposizioni passa a essere qui una traccia, ma senza rinunciare a definire e moltiplicare gli spazi».
Architettura come sospensione dal giudizio. Che nel solco di Kant sarebbe: das ding an sich, la cosa in sè.
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Federico Bucci, Augusto Rossari (a cura di), I musei e gli allestimenti di Franco Albini, Electa – Mondadori, Documenti di Architettura, Milano, 2016, 224 pagine, 48 €
Giampiero Bosoni, Federico Bucci, Il design e gli interni di Franco Albini, Electa – Mondadori, Documenti di Architettura, Milano, 2016, 160 pagine, 45 €
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Franco Albini , libri
Last modified: 7 Marzo 2017
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