Il nostro è un paese di bellezze artistiche che vanno in rovina per mancanza di sponsor: e se si organizzassero gare mondiali per l’aggiudicazione della loro manutenzione in cambio della gratuità di visita e di spostamento per i cittadini del paese vincente?
Come già Spagna, Belgio e Francia, lo Stato italiano ha immesso sul mercato btp a 50 anni e la richiesta è stata di quasi 4 volte superiore al collocamento. Sembra che l’Irlanda abbia già fatto una cosa analoga per la durata di 100 anni! Questo nel pubblico. Nell’obbligazionario privato alcune aziende hanno emesso bond perpetui. Cioè senza scadenza! Ci si indebita per varie generazioni future, probabilmente perché si immagina un domani tranquillo.
La ricchezza antica ha creato bellezze artistiche ineguagliabili, propedeutiche per “coloro che seguiranno”. La Bellezza è un patrimonio universale, un bene culturale sovranazionale. Non è di nostra proprietà, ma di tutti e tutti dobbiamo attivarci per poterne godere.
Perché allora non si pensa ad addossare ai giovani di domani anche la cura e gli oneri delle bellezze artistiche mondiali? Quel “Patrimonio artistico dell’Umanità”, sancito dall’Unesco. Il meraviglioso investimento creato dal loro progenitori, che diventerà lo “splendido passato” dei loro figli. A parte quegli iconoclasti che lo vogliono annullare per un’interpretazione distorta della religione, la conservazione dei beni artistici dovrebbe essere compito loro. Saranno loro a compiacersene e a doverli difendere.
In un’Italia che ne concentra il maggior numero, offrire – in una gara mondiale – l’aggiudicazione della manutenzione di Pompei per i prossimi 50 anni (per citarne una), a fronte della quale offrire a due generazioni di turisti del Paese aggiudicatario (a presentazione del passaporto), la gratuità di musei, luoghi d’arte, servizi di trasporto comunali, regionali e statali e gli sconti da parte dei privati, che inevitabilmente ne deriverebbero: da linee aeree, su rotaia, su ruote, hotel, pensioni, Spa, ristoranti coprirebbero di gran lunga le loro spese (rateizzate poi in 50 anni!). Un referendum in ogni Paese sancirebbe la volontarietà di partecipazione a simili gare e la scelta della “bellezza storica e artistica” individuata.
“La bellezza salverà il mondo” sosteneva Dostoevskij. Forse aveva ragione.