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Alberto VignoloWritten by: Progetti

Se l’archeologico non basta a Verona

Se l’archeologico non basta a Verona

In seguito a restauro e riallestimento su progetto di Studio Gris, finalmente riaperto il Museo archeologico al Teatro romano di Verona. Ma le politiche museali della città scaligera suscitano più di una perplessità

 

VERONA. Un museo che riapre dopo un restauro che ha richiesto tre anni di lavori, consentendo di razionalizzare il percorso di visita e di aumentare i reperti in mostra grazie a un allestimento impiantistico chiaro e ben fruibile, è una bella notizia. Il rinnovato Museo civico archeologico al Teatro romano rappresenta per Verona non solo un’importante meta turistica ma un fondamentale elemento della storia urbana grazie all’eccezionale location sul Colle di San Pietro, in riva all’Adige, con le scalinate dell’antico teatro a fare da ineguagliabile, sebbene impervio, preambolo alla visita. Di questa storia il museo espone una notevole collezione, incentrata sulla Verona romana e sui reperti relativi in particolare al teatro, all’Arena e agli altri monumenti cittadini, dei quali vengono messe in mostra le vicende storiche e architettoniche.

Il nuovo percorso si dipana a partire dal livello superiore dell’ex convento di San Girolamo, all’interno di spazi che, seppure un po’ angusti, consentono un dialogo immediato con la topografia del luogo, tra la parete tufacea del colle in parte affiorante verso monte e, sul versante opposto, lo sguardo aperto sul fiume e sulla città, godendo di un panorama mozzafiato. Scendendo al livello inferiore, elemento di spicco è la copertura del cortile con un velario minimal che diffonde una luce diafana, e che dà maggior respiro agli spazi del museo congiungendo l’ex refettorio del convento e gli altri ambienti espositivi, accompagnando i visitatori attraverso le statue, i frammenti architettonici e i vari reperti. Ancora più in basso si trova quello che in realtà è l’ingresso al museo, Palazzo Fontana, reso fruibile oltre che negli spazi di accoglienza anche nei livelli superiori per la didattica museale, grazie all’inserimento di un elegante corpo scale-ascensore in acciaio.

Il progetto di restauro e dell’allestimento si devono allo Studio Gris di Padova, grazie a un “regalo” al Comune da parte di Fondazione Cariverona nel momento in cui la possibilità di accedere a un bando di finanziamenti regionali non lasciava il tempo sufficiente per affidare la progettazione secondo le regole proprie a un incarico pubblico (il che sta ipocritamente in bilico tra il “fare di necessità virtù” e il “fatta la legge trovato l’inganno”, a scelta). Una circostanza che si verifica purtroppo di frequente, quella della progettazione “in emergenza”, che in questo caso ha quanto meno sfruttato le potenzialità di uno sguardo unitario esteso all’intero sistema urbano, dove da tempo la Fondazione bancaria cittadina aveva acquisito l’ex Caserma asburgica posta sulla sommità del colle, a sua volta destinata a museo secondo un progetto affidato allo stesso Studio Gris, assieme a quello del ripristino di una risalita meccanizzata dismessa da oltre mezzo secolo.

Proprio il rapporto con il museo nell’ex Caserma, e con una visione complessiva per l’intero comparto ricchissimo di stratificazioni, apre ulteriori quesiti sulle prospettive di quella storia urbana della quale il Museo archeologico vorrebbe essere rappresentativo. Un balletto d’ipotesi, alternative, problematiche non risolte e interrogativi accompagna da anni il recupero del cosiddetto Castel San Pietro; e, a tutt’oggi, la decisione di trasferirvi il Museo civico di storia naturale, oltre a porre questioni operative non ancora messe in chiaro (l’edificio è privato mentre il museo è di proprietà e gestione comunale) si scontra con l’inadeguatezza dimensionale della nuova sede a ospitare per intero le collezioni dell’antica istituzione che rischia così di essere smembrata. Inoltre, mentre i restauri dell’edificio, protratti nel tempo anche a causa d’importanti rinvenimenti archeologici, sembrano finalmente volgere al termine, si scopre che l’allestimento e il trasloco sarebbero a carico del Comune: che di questi tempi ovviamente non ha il becco di un quattrino, e pertanto la questione rimane in alto mare.

In parallelo, il Civico museo archeologico dovrà fare i conti in futuro con un’analoga istituzione ancora in via di definizione: un museo statale che la Soprintendenza archeologica – di fresca abolizione, ma questo è un altro discorso – ha in cantiere da anni negli spazi di un’altra ex caserma cittadina, a San Tommaso, e destinato a raccogliere i molti reperti rinvenuti durante lavori e campagne in città e in provincia. Peccato che di questo futuro museo non sia noto né il progetto museologico né tanto meno quello museografico, e che non si possa trovare un momento di sintesi tra spazi e istituzioni per dare conto in maniera unitaria della storia cittadina, come sarebbe auspicabile.

Godiamoci intanto il Museo al Teatro romano, che vale una visita: anche se la deformazione dell’architetto-visitatore porterà forse a lamentarsi della quasi eccessiva “neutralità” della caratterizzazione degli ambienti, dove una patina di grigetto stesa dall’architetto Gris (nomen omen) non sembra far risaltare appieno i reperti, anche a causa della povertà materica dei supporti in legno laccatino. Chi ha tempo, dopo la visita torni nella non lontana Brescia ad ammirare le raffinatissime soluzioni museografiche del Museo di Santa Giulia, per un confronto che non lascia dubbi.


Per_approfondire

Committente: Comune di Verona
Dirigente Area Lavori Pubblici: ing. Luciano Ortolani
Dirigente Edilizia Monumentale: ing. Sergio Menon
Collaboratori: geom. Viviana Tagetto, geom. Serenella Bianchi

progetto scientifico
Comune di Verona: dott.ssa Margherita Bolla

progetto museologico
Comune di Verona: dott.ssa Paola Marini, dott.ssa Margherita Bolla, arch. Alba Di Lieto

progetto museografico
GRISDAINESE Srl

progetto strutture e sicurezza
SM ingegneria Srl: ing. Claudio Modena

progetto impianti
Termotecnici Associati Studio Giunone: p.i. Maurizio Albi, p.i. Fabio Crivellente
Comune di Verona: p.i. Oscar Scattolo

realizzazione lavori
Restauro Architettonico: Operes Srl
Allestimento: Bawer Spa

direzione lavori
Fase di restauro: Comune di Verona (arch. Costanzo Tovo, arch. Guido Paloschi)
Fase di allestimento: GRISDAINESE Srl

foto: Lorenzo Linthout

 

 

 

Autore

  • Alberto Vignolo

    Nato a Peschiera del Garda (Verona) nel 1968. Laureato in architettura al Politecnico di Milano, alla libera professione affianca la ricerca sulla comunicazione del progetto architettonico attraverso la redazione di articoli, saggi e monografie e l'organizzazione di mostre e iniziative culturali. Dal 2010 dirige la rivista «Architettiverona».

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Last modified: 23 Settembre 2016