Conclusi i lavori a oltre 18 anni dal concorso. Un’architettura muscolare, di grande qualità spaziale, tecnica e materica. Ma per vederla in funzione occorrerà forse attendere il 2018
ROMA. Il nuovo Centro congressi, la cosiddetta Nuvola di Fuksas, è, con ogni probabilità, l’architettura contemporanea più criticata degli ultimi anni a Roma. E forse in Italia. Ritardi, aumento dei costi, complessità del cantiere, difficoltà di relazione tra le parti (il committente Eur Spa, l’architetto Massimiliano Fuksas, l’impresa Condotte), e un clima politico di pesanti incertezze, sono state al centro d’infinite polemiche. Tutti a invocare (anche giustamente) lo spreco di risorse, l’inutilità dell’opera ancor prima che il cantiere fosse concluso. Una pratica tutta italiana.
Da oggi, 20 luglio, la storia lunga e travagliata di quest’opera volta pagina. Eur Spa, proprietaria del Centro congressi, ha annunciato ieri durante l’anteprima per la stampa, che i lavori, iniziati nel 2008, sono stati conclusi lo scorso 30 giugno e che l’opera sarà inaugurata il prossimo 29 ottobre con una diretta televisiva su Rai Uno.
Entrando nell’edificio, si viene investiti dalla potenza dello spazio. Un’architettura muscolare, quasi sfrontata, che mette in mostra se stessa senza compromessi: dall’ossatura in acciaio che plasma la «nuvola» rivestita di uno speciale telo in fibra di vetro siliconata, ai soffitti con impianti a vista della sala plenaria fino alla compattezza geometrica della grande teca in acciaio e vetro. In questo sembrerebbe esprimere tutta la forza, la passione e la caparbietà che ci sono volute per realizzarla. Contro tutti i detrattori, con grande qualità spaziale, tecnica e materica.
I numeri sono impressionanti. La capienza complessiva è di 8.000 posti, di cui oltre 6.000 nelle sale congressuali e circa 1.800 nell’auditorium (la vera e propria «nuvola»). All’interno della grande teca in acciaio e vetro (di 70 x 175 metri e 40 di altezza), al piano -1 troviamo le sale congressuali, tra cui la plenaria che può ospitare fino a 6.000 persone: 9.000 mq modulabili in diverse configurazioni dimensionali, grazie ad un sistema di pareti mobili, con soffitti e impianti a vista. Obiettivo previsto? Accogliere ogni anno circa 300.000 congressisti e contribuire con 350 milioni di pil per Roma. Un modo per giustificare i ben 300 milioni spesi per il cantiere e gli oltre 18 anni passati dal lancio del concorso vinto poi da Studio Fuksas nel 2000.
Certo, le critiche potrebbero essere ancora molte. Il collaudo finale si prevede completo solo a inizio 2017 e ci vorrà ancora del tempo per vedere qui i primi eventi, forse il 2018. Ma oggi serve mettere un punto a quanto andato storto finora (di cui tutti hanno abbondantemente parlato) e guardare oltre. A come questa architettura potrà avere un futuro in una città come Roma, a cosa potrà fare per il rilancio economico e d’immagine della capitale e, non ultimo, al modo in cui ridarà vita a un quartiere, l’Eur, su cui si stanno concentrando gli interessi di molti. A pochi passi da qui Fendi ha scelto il Palazzo della Civiltà italiana come suo headquarter generale e nei prossimi mesi saranno inaugurati il nuovo Acquario e il LunEur. Un nuovo impulso sta prendendo piede in questa parte di città lasciata per troppo tempo a se stessa. Un nuovo inizio per l’Eur che aspira a risollevare le sorti di questa città.
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Last modified: 20 Luglio 2016