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Giada CerriWritten by: Reviews

Greg Lynn, complessità e convenzioni del digitale

Greg Lynn, complessità e convenzioni del digitale

La nuova mostra al Centro canadese di architettura a cura di Greg Lynn e il lancio del «museo parallelo» spiegato dal direttore Mirko Zardini

 

MONTREAL (CANADA). Fino al 16 ottobre il CCA presenta la nuova mostra «Complexity and Convention» a cura di Greg Lynn. Si tratta del terzo e ultimo capitolo del progetto «Archaeology of the Digital», iniziato nel 2012, che affronta il tema delle tecnologie digitali e del loro impatto sulla produzione, concezione e percezione dell’architettura.

Lynn ha scelto quindici progetti che hanno segnato il periodo in cui tali tecnologie sono passate da eccezione a norma, dagli anni ottanta ai primi 2000, rimodellando e ridefinendo la pratica e la teoria architettonica. Lynn ha spiegato che «invece di presentare progetti indipendenti che riportano una visione singola del digitale, come nelle due mostre precedenti, i progetti sono dissezionati e comparati secondo cinque temi: Alta fedeltà 3D; Topologia e Topografia; Fotorealismo; Dati; Struttura e rivestimento». Fra le opere e le ipotesi di studio, considerate artefici del “cambiamento storico”, figurano l’Erasmus Bridge a Rotterdam di Van Berkel & Bos Architects, il terminal marittimo internazionale a Yokohama di Foreign Office Architects, il prototipo della Carbon Tower di Testa & Weiser e il progetto Water Flux di R&Sie(n).

L’allestimento, curato da Lynn con il grafico Jonathan Hares, è sintetico ed essenziale. Il direttore del CCA Mirko Zardini ha spiegato che «la scelta curatoriale era di avere un allestimento molto dry, archivistico, che non entrasse in competizione con i materiali digitali». Il materiale esposto – stampe, modelli, proiezioni, realtà digitale e interazioni kinect – enfatizza l’effettiva interconessione tra i vari mezzi, software e piattaforme che concorrono all’ideazione e realizzazione dei progetti. Sebbene il messaggio della mostra sia chiaro, le scelte narrative riflettono il complesso lavoro teorico di Lynn e implicano una partecipazione attenta da parte del visitatore.

La mostra è solo l’esito più visibile della ricerca sull’architettura digitale portata avanti dal curatore con lo staff del CCA. I venticinque progetti digitali scelti da Lynn per l’intera serie «Archaeology of the Digital» sono stati donati dagli architetti all’istituto, dando vita all’archivio digitale che, auspica lo staff, potrà crescere in futuro. Rispetto ai supporti tradizionali, il digitale implica una diversa organizzazione, catalogazione e conservazione del materiale d’archivio, inducendo istituti come il CCA a dotarsi di spazi e supporti adeguati. A ciò si aggiunge l’introduzione di personale specializzato, una nuova figura di ricercatore, capace di gestire e rendere consultabile il materiale digitale (leggi l’intervista alla direttrice associata delle collezioni Martien de Vletter). Secondo Zardini le tre mostre sono state l’occasione per lanciare una sfida nuova per il CCA. L’archiviazione e il necessario trattamento dei dati hanno permesso la trasposizione dei contenuti in forma di pubblicazione. Per esempio, il catalogo della mostra è sostituito da venticinque monografie, una per ogni progetto, in formato e-pub ed accessibili dal sito del museo. Zardini chiarisce che, «nel caso di “Archaeology of the Digital”, invece che sviluppare in maniera diacronica la sequenza acquisizione dei progetti – ricerca – mostra – pubblicazione, il progetto della mostra e delle pubblicazioni si è sviluppato in parallelo. La collezione, come la mostra, come la pubblicazione sono strumenti per costruire un discorso, non sono mai un obiettivo in sé».

Tutte le attività del CCA, che oltre alle mostre e al lavoro di archivio comprendono seminari, workshop e conferenze, la ricerca e le pubblicazioni cartacee, saranno rese accessibili a un pubblico più vasto e non geograficamente localizzato grazie al lancio di una nuova piattaforma web. Definito come «Second Building», il nuovo portale è pensato come strumento di ricerca e non come semplice mezzo di attrazione per i visitatori. «Il nostro pubblico», continua il direttore, «è costituito da un network di persone sparse che richiedono un nuovo edificio che sia accessibile on-line, da ogni luogo e a ogni ora. Il web per noi non è solo uno strumento di comunicazione bensì una pubblicazione». Al punto che, come un vero e proprio contenuto editoriale, è supportato da una nuova sezione specifica del CCA. Il sito internet, disponibile in versione beta dal 20 maggio 2016, diventa perciò un vero e proprio “istituto parallelo”.

Autore

  • Giada Cerri

    Nata a Volterra (Pisa) nel 1986, è architetto e PhD student in Management and Development of Cultural Heritage presso IMT School for Advanced Studies a Lucca. Il suo principale campo di ricerca riguarda la museografia e la museologia, in particolare site specific museums. Dal 2011 collabora come assistente al corso iCad (International Course on Architectural Design) tenuto dal professor Giacomo Pirazzoli presso la Scuola di Architettura dell’Università di Firenze, dove si è laureata. All’attività di ricerca affianca quella professionale: ha collaborato all’allestimento di alcune mostre nell’area fiorentina e ha svolto tirocini internazionali a Montpellier (Francia) presso Cusy Maraval Architectes e a San Paolo del Brasile al Museu da Casa Brasileira.

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Last modified: 12 Giugno 2016