VENEZIA. Quattro nuove grandi aperture, più di 48 tonnellate di mattoni rimossi dai muri perimetrali originali e il Padiglione tedesco si trasforma in un unico grande open space. «Speriamo che lo lascino così anche per le prossime Biennali», ci racconta Anna Scheuermann, incaricata di curare, insieme a Peter Cachola Schmal e Oliver Elser, il Padiglione per conto del Deutsche Architekturmuseum (DAM). Una metafora per enfatizzare questa propensione all’accoglienza che caratterizza la Germania in Europa.
«Making Heimat. Germany, Arrival Country» racconta le città tedesche dove gli immigrati arrivano e decidono di cominciare una nuova vita. L’ispirazione è venuta dal libro Arrival city di Doug Saunders ed è stata declinata nell’accezione architettonica portando a formulare le otto tesi di una tipica “Arrival city” tedesca: è una città nella città, è economica, è vicina al lavoro, è informale, è auto costruita, si sviluppa ai piani terra, è un network di immigrati e ha bisogno di scuole migliori. Immigrati e rifugiati, sono loro l’oggetto di studio del Padiglione che ha anche avviato un database (makingheimat.de) di architetture di qualità costruite in Germania per accogliere i rifugiati.
Commissario: Peter Cachola Schmal, Deutsches Architekturmuseum (DAM) Curatore: Oliver Elser, Deutsches Architekturmuseum (DAM) Espositore: Something Fantastic Sede: Giardini
About Author
Tag
allestimenti , biennale venezia 2016 , germania , reporting from the front , venezia
Last modified: 25 Aprile 2017
[…] GERMANIA: “Making Heimat. Germany, Arrival Country” di Zaira Magliozzi […]
[…] Padiglione firmato da architetto dal nome imbarazzante: demolite le pareti (forometrie a regola d’arte con dettagli da manuale per non far dimenticare la vostra cultura) e allestite con bancali di mattoni pieni in modo da far capire che ricostruirete subito dopo (Germania) […]