È quanto emerge dalle anticipazioni del Rapporto dal Territorio 2016, elaborato da Istituto Nazionale di Urbanistica e CRESME in vista del 29° Congresso INU a Cagliari (28-30 aprile)
ROMA. «Per comprendere il cambiamento, il primo passo è elaborare una progettualità. Passare quindi dalle città in cui viviamo a quelle in cui vogliamo vivere. Portare le città al centro dei progetti sociali». Comincia così Silvia Viviani, presidentessa dell’Istituto Nazionale di Urbanistica, il racconto dei profondi cambiamenti che stanno riguardando il nostro territorio, nella presentazione alla stampa del 29° Congresso INU in programma a Cagliari dal 28 al 30 aprile. «Progetto Paese, l’urbanistica tra adattamenti climatici e sociali, innovazioni tecnologiche e nuove geografie istituzionali» è il titolo scelto per mettere in luce gli aspetti che rivoluzionano i sistemi urbani e che richiedono alla disciplina urbanistica, e di riflesso anche alle istituzioni, l’individuazione di nuovi traguardi e strumenti. Le città italiane sono accomunate da molteplici fattori: il progressivo consumo di suolo, la densità dei degradi, lo scarso investimento nelle infrastrutture, la radicalizzazione dei sistemi di mobilità affidati al trasporto privato e l’esposizione ai rischi provocati dai cambiamenti climatici. Nonostante questo, le città continuano a essere resistenti, attraenti e produttive, una risorsa primaria per il Paese. Per questo sono tre le parole chiave su cui si concentrerà il Congresso: adattamento, che risponde alla necessità di migliorare le condizioni di convivenza degli abitanti delle città; innovazione, che sintetizza l’obiettivo di migliorare gli strumenti della pianificazione; geografie, con riferimento ai livelli di governo e alla necessità di renderne chiari e riconoscibili le responsabilità.
A fare da sfondo i dati del Rapporto dal Territorio 2016 elaborato da INU e CRESME, che verrà presentato in maniera esaustiva a Cagliari e di cui sono stati resi noti alcuni elementi già alla presentazione di Roma. Su tutti uno è l’elemento allarmante: l’invecchiamento della popolazione. Su uno scenario previsionale ventennale, nel 2034 in Italia, quasi la metà avrà più di 65 anni. Questo significa che tra meno di vent’anni, ci sarà un anziano ogni due abitanti in età lavorativa nel nostro Paese. Un nodo fondamentale che dovrà necessariamente guidare le scelte di pianificazione e di gestione del territorio. Perché le città, ha concluso Viviani «sono protagoniste del futuro. E alle tante e diverse città può rispondere una nuova urbanistica, adattiva ed esplorativa, rigorosa ma ricca d’immaginazione».
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rigenerazione urbana , territorio fragile
Last modified: 13 Aprile 2016