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Laura MilanWritten by: Città e Territorio

Le molte facce della rigenerazione urbana

Le molte facce della rigenerazione urbana
Dai piani su misura per periferie degradate ai progetti dalle ricadute più ampie che fanno leva sull’industria creativa, Urbanpromo ha mostrato diversi modi di pensare alla rigenerazione urbana

 

I percorsi attraverso i quali possono essere avviati processi di rigenerazione urbana sono molti: dai più tradizionali e diretti che utilizzano l’urbanistica e le azioni di piano alle varie scale possibili (ora sempre più locali) come leva principale dell’azione sul territorio, a quelli più indiretti che invece mirano a promuovere azioni dalle quali si attendono ricadute diversificate, e meno specifiche, su territori più ampi.

Tra i primi, presentato all’appena conclusa edizione di Urbanpromo, Pilastro 2016 è un progetto di sviluppo locale partecipato, sostenuto dalla Regione Emilia-Romagna, promosso nel 2014 dal Comune di Bologna e incentrato sulla trasformazione dell’omonima area a nord est del capoluogo.

In continuità con il precedente Passaggio a Nord-Est, percorso di ascolto e comunicazione sulle trasformazioni tra le aree Pilastro, Scalo e il Caab-Centro Agroalimentare, Pilastro 2016 nasce con l’obiettivo di accompagnare un processo di rigenerazione urbana e sociale di un rione periferico attraverso la realizzazione di interventi alla piccola e micro scala, la partecipazione diretta di abitanti nei processi decisionali e una riconnessione con le nuove aree di sviluppo della zona nord orientale della città che negli anni recenti hanno visto tra l’altro la localizzazione della Facoltà di Agraria, di un parco commerciale e del Caab.

Il progetto, che nel 2016 festeggerà i 50 anni del rione e vorrebbe strutturare le sue azioni attraverso la fondazione di un’Agenzia di sviluppo territoriale autonoma, sta lavorando su quattro luoghi focali (“Virgolone” e parco Pier Paolo Pasolini; piazza Lipparini, parco Mitilini, Moneta, Stefanini; Fattoria urbana, via del Pilastro/Pirandello; Centro sociale Pilastro di via Dino Campana) e utilizza strumenti inclusivi come i cantieri di lavoro e i laboratori territoriali che finora hanno seguito i lavori di riqualificazione degli edifici, la manutenzione dei marciapiedi e la conversione a Led dell’illuminazione pubblica, l’avvio di un progetto di documentazione dell’area e l’attivazione di un blog autogestito per illustrare iniziative, incontri e attività.

 

Collocato all’estrema periferia sud ovest di Milano, anche il quartiere di edilizia residenziale sociale Lorenteggio, negli isolati compresi tra le vie Lorenteggio, Odazio, Inganni e Giambellino e di quasi totale proprietà di Aler Milano, è oggi un’area fortemente degradata del capoluogo lombardo: 6.000 abitanti, alta densità di un’edilizia carente (135.000 mq e 670.000 mc), alta presenza di fasce deboli (oltre il 40% degli abitanti è ultrasessantacinquenne), nuclei monocomponente e cittadini stranieri, alto tasso di povertà (circa un terzo delle famiglie assegnatarie) e diffusi stati di disagio abitativo.

L’iter propedeutico alla stesura di un masterplan per il recupero del quartiere, condiviso da Comune, Regione e Aler, è stato avviato a maggio. Contando sui fondi europei Por Fesr 2014 – 2020, porterà alla redazione di un piano di intervento condiviso con la cittadinanza che agirà su tre macrotemi fra loro interconnessi. Si partirà da un intervento a scala edilizia che, ristrutturando ed ecoefficientando palazzi ed edifici pubblici, potrà farsi motore del miglioramento di una vita sociale per cui si prevedono anche interventi di supporto al reddito e percorsi di inserimento lavorativo. A questi, si affiancheranno azioni sugli spazi pubblici di relazione, mirate all’aumento della permeabilità del tessuto urbano del quartiere, alla rigenerazione delle sue dotazioni e all’aumento della percezione del grado di sicurezza.

 

Fra le azioni meno dirette e più a largo spettro, la candidatura di Roma fra le città creative dell’Unesco come città del cinema, promossa dalla Fondazione Cinema per Roma, la farebbe entrare all’interno di una rete, il Creative Cities Network, che conta oggi 62 città da 32 paesi. In Italiavi fanno già parte Torino nel Design, Bologna nella Musica e Fabriano nell’Artigianato e Folk Art. Il network, costituito nel 2004, favorisce azioni coordinate a livello internazionale e vuole rendere l’industria culturale e della creatività uno dei motori principali dei piani di sviluppo.

Allo scopo, nel 2014 si è costituito un Comitato tecnico organizzativo per la gestione di una candidatura per la quale quest’anno si sono delineati un piano d’azione e una strategia quadriennale inserita all’interno del dossier di candidatura che prevede uno sviluppo cittadino lungo le direzioni della conservazione, della valorizzazione di archivi e musei ma anche del favorire l’imprenditorialità legata all’industria creativa, con ricadute sulla città e sulle possibilità occupazionali.

 

 

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Sul Giornale:

I grani opifici, motori di sviluppo

Parola d’ordine a Catania e Taranto: rigenerazione urbana!

Ex caserme, strategie e progetti di valorizzazione

A che punto è il social housing?

 

Sul web:

Urbanpromo 2015

 

Autore

  • Laura Milan

    Architetto e dottore di ricerca in Storia dell’architettura e dell’urbanistica, si laurea e si abilita all’esercizio della professione a Torino nel 2001. Iscritta all’Ordine degli architetti di Torino dal 2006, lavora per diversi studi professionali e per il Politecnico di Torino, come borsista e assegnista di ricerca. Ha seguito mostre internazionali e progetti su Carlo Mollino (mostre a Torino nel 2006 e Monaco di Baviera nel 2011 e ricerche per la Camera di Commercio di Torino nel 2008) e dal 2002 collabora con “Il Giornale dell’Architettura”, dove segue il settore dedicato alla formazione e all’esercizio della professione. Dal 2010 partecipa attivamente alle iniziative dell’Ordine degli architetti di Torino, come membro di due focus group (Professione creativa e qualità e promozione del progetto) e giurata nella nona e decima edizione del Premio architetture rivelate. Nel 2014 costituisce lo studio associato Comunicarch con Cristiana Chiorino

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Last modified: 16 Dicembre 2015