Visita al nuovo quartiere alla periferia agricola occidentale di Milano
MILANO. Oltre mille nuovi abitanti, in un piccolo quartiere – nella periferia agricola – che ne contava poco più di millecinquecento. Nelle scale e nelle relazioni tra esistente e progetto c’è il principale elemento di sorpresa visitando Figino e il suo “borgo sostenibile”. La transizione tra i nuovi edifici e il vecchio nucleo – a poca distanza dalle infrastrutture stradali ma isolato e autonomo, lungo la dorsale di parchi che contiene verso ovest l’espansione della metropoli milanese – è affidata a un dinamico sistema di spazi e connessioni. Anzi è proprio il quartiere inaugurato a maggio, che ha preso il posto di una vasta area agricola di circa 48.000 mq, a diventare il nuovo margine dell’abitato verso sud. Ricopre questo ruolo attraverso una forma articolata, per certi versi volutamente debole e frammentata, in cui risuona una forte differenza rispetto agli edifici residenziali del secondo Novecento che stanno dall’altra parte della strada. Là – altra epoca e altra vocazione – i volumi configuravano una struttura rigida e univoca. Qua gli edifici (20 in tutto) sono aggregati per parti (4 diversi lotti, corrispondenti a 4 progettisti, selezionati con concorsi: Renato Sarno Group, Paolo Favole, Francesco Matucci, Enrico Garbin) ma configurano un unico gesto insediativo: la torre verso ovest (13 piani, in relazione visuale con il poco lontano campanile) è il perno che tiene in tensione i volumi bassi (da 3 a 5 piani) che sfumano – sul margine est, dove c’è un fontanile – con un parco pubblico e impianti sportivi. Progettazione e realizzazione del “borgo sostenibile” di Figino sono una tappa dell’ampio programma “Social housing e smart living a Milano” sviluppato, con la partecipazione del Comune per l’assegnazione delle aree, da Investire SGR in collaborazione con Fondazione Housing Sociale, nell’ambito del Fondo Immobiliare di Lombardia promosso da Fondazione Cariplo e dalla Regione. L’ambizione è sperimentare forme di abitare collaborativo, con una vasta gamma di soluzioni (dalla locazione a canoni calmierati ai patti di futura vendita) anche tipologiche, perché gli alloggi (in tutto 323) sono pensati per categorie di utenze diverse. Agli appartamenti – che occupano oltre 25.000 mq di superfici – si affiancano numerosi spazi comuni e servizi, pensati anche per portare vitalità ai piani terra, in parte (4.200 mq) occupati da negozi. Questo almeno nei programmi perché ad oggi, con circa il 50% degli alloggi assegnati, è proprio il livello urbano a rappresentare un elemento d’incompiutezza. La rinuncia ai giardini privati è coraggiosa in quanto permette di dare forma a un luogo completamente car free (autorimesse interrate), articolato e vario. Forse non è né piazza, né parco, né promenade. Sicuramente è un luogo interessante che, proprio per la sua assenza di punti di riferimento o prospettive privilegiate, costruisce una dimensione democratica e di potenziale ampia interazione, non ancora pienamente raggiunta in questa prima fase. Anche dal punto di vista architettonico, il quartiere di Figino si caratterizza per una scelta di mediazione: gli edifici non sono del tutto uniformi, hanno forme significativamente diverse e direzioni mutevoli e contrastanti, ma al tempo stesso presentano alcune caratteristiche omogenee, come i materiali principali (intonaco), i numerosi sfondati (balconi e loggiati), i colori (alternati, e comunque su toni chiari), i tetti piani (non praticabili e con una destinazione prevalentemente tecnologica) e la ricerca di volumi puri (con la rinuncia agli sporti di gronda). Gli edifici sono in classe A, fanno ampio uso di tecnologie volte al risparmio energetico e alla sostenibilità (come le sonde geotermiche) e sono stati realizzati con un investimento complessivo di circa 52 milioni.
© Foto: Investire SGR
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social housing
Last modified: 8 Ottobre 2015
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