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Written by: Città e Territorio

A Modena per parlare dell’EXPO Milano 2015

A Modena per parlare dell’EXPO Milano 2015

Si colloca in un momento opportuno quanto delicato, per via delle vicende riportate dalle cronache giudiziarie, l’incontro clou della Settimana della Bioarchitettura e della domotica, organizzata dall’Agenzia per l’Energia e lo Sviluppo Sostenibile (AESS) di Modena dal 17 al 21 novembre presso la Casa Ecologica (via Caruso 3). All’interno del nutrito programma generale – 9 momenti d’incontro distribuiti nelle 5 giornate – tra rassegne di best practices locali e nazionali, seminari tecnici e tavole rotonde sulla sfida del costruire, ricostruire, riqualificare sostenibile e intelligente, il convegno di giovedì 20, dal titolo “Spazi, architetture e padiglioni di EXPO Milano 2015” (organizzato in collaborazione con il nostro Giornale), intende fare il punto sul masterplan generale, sui progetti per i cluster e su quello per il Padiglione Italia, ragionando soprattutto in proiezione futura, quando cioè, terminata l’Expo (1 maggio – 31 ottobre 2015), l’intero recinto dovrebbe essere in grado di “metabolizzare” le mutate funzioni, senza trasformarsi in una desolata terra urbanizzata, monumento allo spreco e all’incapacità previsionale e gestionale (come avvenuto, per stare ad alcune Expo del recente passato, a Siviglia 92 e ad Hannover 2000).

Il masterplan
ll masterplan concettuale formulato da Stefano Boeri, Richard Burdett, Jacques Herzog e William McDonough nel 2009 si è evoluto in un progetto esecutivo che mantiene le scelte iniziali di un grande parco planetario, ma riporta nel campo di gioco l’architettura, considerata elemento qualificante irrinunciabile. I principi ideali del masterplan sono stati rispettati, ma si sono rese necessarie importanti modifiche. Ad esempio, per agevolare le partecipazioni nazionali, si è fissato un indice di fabbricabilità dei lotti pari al 50% della superficie. Inoltre, si sono dovuti sviluppare i percorsi e tutti i servizi necessari a un quartiere che, in una normale giornata del periodo espositivo, ospiterà circa 200.000 persone. Per quanto concerne le aree tematiche, il padiglione Zero disegnato da Michele De Lucchi ospiterà una mostra curata da Davide Rampello e le scenografie teatrali di Giancarlo Basili rappresenteranno la storia della nutri- zione dalle origini alla contemporaneità. Sempre sul lato sud dell’area sorgerà il Future Food District. Le aree tematiche comprendono anche due giardini diversi tra loro: il primo, tecnologico ed esotico, è il parco della Biodiversità, dove saranno mostrate piante vive; il secondo è invece l’ambiente accogliente e riposante del Children Park, dove le famiglie potranno riposarsi e consumare il cestino di vivande fornito con il biglietto d’ingresso. Gli spazi a cura degli organizzatori di Expo si completano con le aree eventi, l’Expo Centre disegnato da De Lucchi, un complesso di sale spettacolo destinato a sopravvivere oltre il 2015, e i due grandi spazi aperti progettati dall’Ufficio di piano, l’Open Air Theatre per 11.000 spettatori e la Lake Arena, il teatro marittimo circolare che, davanti al Padiglione Italia, raccoglierà oltre 20.000 spettatori e l’Albero della vita di Marco Balich, una struttura alta 38 m dove ogni ora si svolgerà uno spettacolo di cinque minuti.
Una volta chiusa l’Expo, tranne il Padiglione Italia, l’Expo Centre e il teatro all’aperto, i padiglioni saranno tutti demoliti e resterà un’area infrastrutturata e servita, di proprietà sostanzialmente pubblica (Regione, Comune e Fiera Milano), di cui poco più della metà dovrebbe essere destinata a parco.

I cluster
I cluster sono un sistema di microurbanistica espositiva escogitato da Expo 2015 per dare visibilità e coerenza alle partecipazioni dei Paesi che non si possono permettere l’impegno economico di un padiglione nazionale. A Shanghai 2010, le partecipazioni di questo tipo erano radunate alla rinfusa in grandi padiglioni continentali, a Milano invece si vuole raggiungere effetti di maggiore enfasi e riconoscibilità adottando il modello urbanistico del cluster e raccogliendo i paesi attorno a un criterio tematico. L’obiettivo è costruire quartieri espositivi in cui ogni Paese abbia il proprio piccolo padiglione, un modello standard che rafforza la sua presenza integrandosi in un ambito espositivo più vasto. Per la progettazione dei cluster, invece di rivolgersi ai concorsi per professionisti, Expo ha stretto un accordo con il Politecnico di Milano che, sotto la guida della docente di Design Luisa Collina, ha affidato il progetto a nove coppie di suoi docenti delle scuole di Architettura e Design. I temi identificativi sono basati su catene alimentari di primaria importanza, come Spezie (progettisti Pierluigi Salvadeo e Michele Brunello), Cereali e tuberi (Alessandro Rocca e Franco Tagliabue), Cacao (Fabrizio Leoni e Mauricio Cardenas), Frutta e legumi (Massimo Ferrari e Matteo Vercelloni), Riso (Davide Crippa e Barbara Di Prete), Caffè (Stefan Vieths e Alessandro Colombo), o su tematiche di particolare rilevanza globale come Ecosistemi del biomediterraneo (Stefano Guidarini, Camillo Magni e Cherubino Gambardella, della Seconda Università di Napoli), Agricoltura e nutrizione in zone aride (Alessandro Biamonti e Michele Zini), Mare e isole (Giuliana Iannacone e Marco Imperadori). La prima fase di progettazione si è svolta nel settembre 2012 in forma di workshop, con i docenti del Politecnico che hanno lavorato insieme a professori e studenti di 18 università italiane e straniere, con provenienze anche da New York, Mosca, Tokyo, San Paolo, il Cairo, Nairobi e Capetown. La kermesse internazionale ha prodotto, per ogni cluster, tre concept design tra cui l’ufficio tecnico di Expo, insieme ai rappresentanti dei paesi ospiti, ha scelto l’opzione preferibile. Nel 2013 si è aperta una seconda fase in cui le squadre dei progettisti hanno proseguito a sviluppare i cluster a stretto contatto con l’ufficio Aree tematiche di Expo 2015, con la direzione dall’architetto Matteo Gatto. Gli stessi team, questa volta senza studenti, sono stati chiamati a regolare dimensioni e tecnologie e a organizzare gli spazi di esposizione, ristoro, spettacolo e commercio. In questa ultima fase, prosegue l’idea di una progettazione partecipata in cui, attorno al progetto elaborato dai docenti del Politecnico, si raccolgono le indicazioni espositive elaborate da altri gruppi di lavoro formati in altri istituti universitari.

Il Padiglione Italia
È l’edificio simbolicamente più importante dell’Expo 2015 e, oltre a rappresentare il paese ospitante, è destinato a sopravvivere all’evento. Il progetto è stato scelto, tra 68 proposte, a seguito di un concorso internazionale aggiudicato al gruppo guidato da Nemesi & Partners. Si tratta di una struttura mista in acciaio e cemento con nuclei centrali e solai a sbalzo; una pelle interna vetrata, che chiude le quattro aree funzionali in volumi organici e avvolgenti e definisce lo spazio centrale della piazza, luogo d’incontro e fulcro del percorso espositivo; una pelle esterna ramificata in cemento a iniezione, segno distintivo del progetto che interpreta il concetto dell’albero della vita e del vivaio ideato da Marco Balich; una copertura a vela vetrata con pannelli fotovoltaici che conclude l’edificio. In particolare, per il reticolo in cemento (che in parte richiama il nido d’uccello dello stadio nazionale di Pechino, progettato per le Olimpiadi 2008 da Herzog & de Meuron), il centro ricerche Italcementi, che aveva già brevettato il calcestruzzo trasparente per il padiglione italiano all’Expo 2010 di Shanghai, ha studiato un cemento altamente plastico e fotocatalitico da colare in casseri prefabbricati, sagomati e progettati singolarmente.

Per consultare il programma del convegno e quello completo della Settimana e partecipare alle sessioni di lavoro, tutte soggette all’attribuzione di crediti formativi da parte di Ordini e Collegi professionali (iscrizione obbligatoria, ingresso gratuito): www.settimanabioarchitetturaedomotica.it

Il Padiglione Italia

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Last modified: 19 Ottobre 2022