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Caterina CardamoneWritten by: Design

Che cosa succede se gli oggetti c’interrogano

Che cosa succede se gli oggetti c’interrogano

VIENNA. In occasione dell’anniversario dei 150 anni dalla fondazione, dal 12 maggio il Museum für angewandte Kunst (MAK) ha riallestito una parte delle collezioni, cercando di mettere a fuoco la questione dell’impatto del disegno industriale sulla vita quotidiana e sul futuro della produzione industriale. Le nuove sale del MAK Design Lab realizzate da EOOS presentano con chiarezza la visione del nuovo direttore, Christoph Thun-Hohenstein: la definizione di un disegno industriale che concili il desiderio di benessere individuale con interessi sociali a lungo termine nel consumo e nella produzione (sostenibilità, coesione sociale). L’idea, che potrebbe sembrare soltanto la ricerca di una nuova sfera di intervento, viene sviluppata (ri-)aprendo con consapevolezza la discussione di punti centrali nella storia della disciplina, il senso dell’ornamento, il ruolo dell’arte e la sua applicazione, le alternative nella produzione e nelle dinamiche di consumo, la presenza dei modelli storici (qui nello specifico Josef Hoffmann) e il loro ruolo per la creazione contemporanea. Nella concezione, in collaborazione con l’Institute for Design Research Vienna (IDRV), la molteplicità delle prospettive, la fragilità e discutibilità delle posizioni correnti, la fluidità dell’allestimento che insiste sulla nozione di laboratorio in opposizione alle collezioni permanenti, costituiscono il punto di forza. La vicinanza dell’oggetto all’osservatore, uno degli elementi principali dell’allestimento, aggiunge la possibilità di una partecipazione attiva del pubblico. Insieme al forum, due workplaces richiedono espressamente l’azione del visitatore; nell’area dedicata agli ornamenti i suggerimenti del pubblico dovrebbero portare a una continua rotazione on demand degli oggetti esposti. Sul sito del design lab (www.mak.at) sono invece scaricabili disegni di tessuti Biedermeier dalla collezione del museo, intesi come intercreative common property.

Autore

  • Caterina Cardamone

    Nata a Catanzaro nel 1970, si laurea in Architettura all'Università di Firenze nel 1996, dove nel 2002 consegue il Dottorato di ricerca in Storia dell’architettura, con una tesi sulla ricezione dell’architettura antica e rinascimentale negli scritti di Josef Frank, protagonista del moderno viennese, e continua a occuparsi del tema (ha curato il volume "Josef Frank, L'architettura religiosa di Leon Battista Alberti", Electa 2018). Un ulteriore e più recente ambito di interesse è dato dai passaggi tecnico costruttivi nella trattatistica italiana del Rinascimento. È corrispondente del «Giornale dell’Architettura» dal 2007 ed è stata docente a contratto all’Université Catholique di Louvain-la-Neuve (Belgio) dal 2011 al 2016

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Last modified: 7 Luglio 2015