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Written by: Inchieste

Territori troppo fragili

Territori troppo fragili

«Rapallizzare» è un neologismo ideato negli anni settanta da Indro Montanelli con cui il giornalista indicava il fenomeno d’improvvisa crescita edilizia in grado di modificare l’aspetto delle città e del suo territorio. Il termine deriva da Rapallo, un piccolo paese abitato in prevalenza da pescatori e agricoltori delle Cinque terre che, grazie alla costruzione dell’autostrada A12, si è trasformato in un’ambita città balneare, con un caotico proliferare di seconde case per le vacanze. Montanelli in questa parola riuscì a sintetizzare l’attività frenetica, da abili rapaci, degli imprenditori edili che trasformarono il paesaggio di e intorno Rapallo. «Rapallizzare» non è il solo neologismo ideato e diffuso dai media in quegli anni: citando i più comuni vanno compresi il cederniano «vandali», il politico «speculazione edilizia», l’accademico urbanistico «abusivismo» e in seguito l’attivista ecologico «ecomostro»; nuove parole utili a rilanciare i vari mostri urbani-ambientali in prima pagina ma spesso sterili nell’analisi del complesso rapporto sociale tra l’uomo e il suo ambiente. Una sterilità che è emersa, trasversalmente, durante i lavori delle diverse tavole rotonde aperte sul tema «Territori fragili: architettura emergenza e ricostruzione» lo scorso 21-22 novembre a conclusione della 13. Mostra internazionale di architettura di Venezia dove, al nome ormai della dimenticata Rapallo, si sono affiancati Borghetto di Vara, Brugnato, Bonassola, Levanto, Monterosso al Mare, Vernazza, Aulla, Saponara, Barcellona Pozzo di Gotto, Milazzo, Terme Vigliatore, Scaletta Zancleae, Giampilieri, San Fratello, Maierato, Medolla, Cavezzo, Novi di Modena, Finale Emilia, Villa Sant’Angelo, Onna, Mirandola, San Felice e tante altre città che in modo diverso e, con eventi diversi, hanno subito di recente distruzione e morte. Il convegno ha avuto il merito d’invitare relatori (a tratti troppi per i tempi di un incontro) eterogenei e dai diversi approcci: dal sindaco all’urbanista, dal responsabile della protezione civile all’ambientalista, dallo storico di architettura ai rappresentati delle associazioni civili. Relatori che hanno descritto, partendo da un’osservazione reale dei luoghi, le variegate dinamiche territoriali e sociali offrendo una chiave interpretativa fuori dal canone narrativo dell’informazione mainstream.
Dalle descrizioni incrociate dei relatori, ogni città scossa dai recenti eventi ha reclamato la sua identità rilevando che non esistono politiche d’intervento valide per tutti. Ogni paese analizzato durante i giorni del convegno ha assunto un’identità molteplice non semplificabile con un’unica definizione. Identità che non va confusa con un’altra parola contenitore («identità italiana»), poiché i luoghi per le loro caratteristiche naturali sono inclusivi e non esclusivi: comprendono anche le specifiche identità negative come per esempio l’identità furba del sindaco di San Giuliano di Puglia, che ha affidato a un suo amico imprenditore la ristrutturazione di una scuola, mal progettata e mal costruita, che in seguito ucciderà sua figlia, o l’identità scaltra degli abili imprenditori emiliani che hanno costruito con materiali scadenti i propri capannoni industriali dispersi nelle campagne per poi crollare sulle proprie teste e dei propri impiegati. Identità che non possono essere sottovalutate o escluse.
Uscendo fuori dall’’ambito delle urlate rapallizzazioni mediatiche, due le segnalazioni degne di nota: il primo è la mancata attuazione delle norme che tutelano il rapporto tra il territorio e i suoi abitanti, poiché le regole sono spesso intese dagli stessi abitanti come repressive e non a tutela di un senso comune del vivere civile; il secondo è la carenza se non assenza delle azioni di prevenzione. Due temi che, con un’auspicabile maturazione di un partecipato senso civico, dovrebbero guidare gli operatori del paesaggio e gli urbanisti a circostanziare i danni dei prossimi territori che da fragili potrebbero trasformarsi in luoghi di morte.
http://wilfingarchitettura.blogspot.it

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Last modified: 4 Novembre 2015