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Roberta ChionneWritten by: Città e Territorio

Carbonia. Quel paesaggio è da condividere

Il 4 e 5 giugno, il sito della Grande miniera di Serbariu a Carbonia, attiva dal 1937 al 1964, recuperato e ristrutturato a fini museali e didattici e divenuto Centro italiano della cultura del carbone nel 2006, ha ospitato l’undicesimo Meeting del Consiglio d’Europa per l’implementazione della Convenzione europea del paesaggio sottoscritta nel 2000.
Su proposta del Mibac, il meeting è stato per la prima volta dedicato al Premio del paesaggio del Consiglio d’Europa e organizzato in Italia, nell’orgogliosa Carbonia vincitrice dell’edizione 2011 e in una regione, la Sardegna, che per prima ha approvato un piano paesaggistico nel 2006. L’Italia ha giocato un ruolo da ospite esemplare anche per altri motivi: sia per il «vantaggio in classifica» dato dalla candidatura italiana del 2009, con il Sistema dei Parchi della Val di Cornia, e dal Premio del 2011, sia perché sin dalla prima edizione si è distinta per una procedura di selezione apprezzata dal Consiglio d’Europa, che l’ha proposta in versione semplificata per la seconda edizione. La partecipazione al Premio, istituto nel 2008 con cadenza biennale, nel nostro paese prevede la compilazione di una scheda (predisposta con la collaborazione di Acma, che cura anche la gestione del sito interattivo www.premiopaesaggio.it istituito dal Mibac) che permette la partecipazione diretta unicamente per via telematica, valutata rispetto ai quattro criteri stabiliti dal Consiglio d’Europa: sostenibilità, esemplarità, partecipazione, sensibilizzazione.
Il meeting era organizzato in due sezioni parallele. Il Forum delle selezioni nazionali del Premio del paesaggio del Consiglio d’Europa per le edizioni 2008-2009 e 2010-2011, nel corso del quale sono stati presentati i progetti in presenza delle amministrazioni responsabili dell’applicazione della Convenzione nei vari paesi, dei progettisti e delle amministrazioni proponenti, con 78 partecipanti registrati di cui 13 relatori italiani e 65 stranieri. E il Laboratorio Italia, che oltre alla presentazione dei progetti della Sardegna, del Mibac e delle selezioni italiane del Premio (nella foto, la mostra dei progetti partecipanti, allestita nella miniera di Serbariu per l’occasione), ha previsto momenti di confronto nella dimensione attiva del workshop, con 172 partecipanti registrati, di cui 37 relatori. Al di là dei numeri significativi, l’iniziativa può essere considerata un successo per aver riunito in un unico luogo comunità scientifica nazionale, internazionale, tecnici e amministratori. In particolare, il successo di partecipazione del Laboratorio Italia ha messo in luce alcune questioni. Risultano evidenti l’utilità di uno spazio di confronto e l’esigenza, da parte delle varie amministrazioni, di potersi relazionare tra loro e con le istituzioni nazionali. A questo proposito, analizzando i progetti presentati, il presidente dell’Associazione geografi italiani Franco Farinelli, coordinatore del workshop 1, ha evidenziato come la concezione di paesaggio cambi da un’amministrazione all’altra, e come cambino anche gli strumenti.
La frizzante atmosfera del meeting di Carbonia aveva il profumo fecondo degli incontri in cui si incrociano persone che operano con culture e strumenti diversi. In questi tempi di crisi, in cui l’Europa sembra «unita» solo dall’attenzione al «paesaggio dello spread», ci si chiede se sarà realizzabile la proposta, avanzata da Alessandra Fassio (Mibac), di replicare l’iniziativa del Forum, che potrebbe essere organizzato ogni quattro anni. Pare invece più sicura la sua proposta di replicare il Laboratorio Italia, che la Val di Cornia si è già proposta di ospitare il prossimo anno in occasione della terza edizione del Premio.

Autore

  • Roberta Chionne

    Architetta e dottore di ricerca in Storia dell’architettura e dell’urbanistica presso il Politecnico di Torino, collabora dal 2002 con “Il Giornale dell’Architettura”, di cui è redattrice dal 2007 al 2014, responsabile in particolare del settore cultura e degli inserti monografici mensili. Iscritta all'Ordine dei giornalisti, è autrice per centri culturali e riviste tra cui «Nigrizia», «Pagina99», «Cer Magazine» e l’Istituto di studi storici Gaetano Salvemini, con cui collabora dal 2001 al 2008 al progetto «Polonia tra passato e futuro», curando la sezione architettura della mostra «Costruttivismo in Polonia» (Bollati Boringhieri, 2005). Dal 2010 si occupa di progetti e autori africani che promuovono i valori della sostenibilità e della creatività, scrivendo articoli e saggi tra cui «Made in Mali - Cheick Diallo designer» (Silvana editoriale, 2011)

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Last modified: 8 Luglio 2015