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Denis BocquetWritten by: Progetti

Ora è Tschumi a vincere la sua battaglia di Alesia

Ora è Tschumi a vincere la sua battaglia di Alesia

Alise-saint-reine (francia). Nella Francia di oggi, va di moda la costruzione di musei storici locali, finanziati dai Dipartimenti, i cui responsabili approfittano della presenza sulla scena nazionale di un personaggio politico locale per ottenere il riconoscimento del ministero della Cultura. Sarebbe potuto limitarsi a questo non esaltante orizzonte il museo della battaglia di Alesia nei pressi di Digione (Borgogna), inaugurato il 26 marzo. François Sauvadet, ministro della Funzione pubblica e presidente della Provincia della Côte d’Or, ha infatti giocato il ruolo di promotore di un’iniziativa locale costata 25 milioni, la cui visibilità sulla scena museografica non era affatto scontata.
Se con gli scavi degli anni novanta si sono ormai chiusi i dibattiti sulla localizzazione della battaglia del 52 a.C. tra l’esercito di Giulio Cesare e le armate galliche guidate da Vercingetorige, resta il fatto che il sito è decisamente poco spettacolare e che la battaglia ha dato luogo a così tante elaborazioni ideologiche che l’esercizio dell’evocazione storica nel contesto di una commessa istituzionale era difficile. Tuttavia, Bernard Tschumi e Véronique Descharières sono riusciti, insieme ai responsabili del progetto museografico (guidati dal direttore del museo Claude Grapin), a proporre qualcosa che va al di là delle contingenze contestuali. Per l’architetto d’origine svizzera, il cui confronto più famoso con le esigenze dell’archeologia (e dell’identità nazionale) era stata finora la complessa esperienza del museo dell’Acropoli ad Atene, Alesia è stata l’occasione per sviluppare un approccio diverso: non più uno spazio dove esporre la ricchezza del materiale documentario ma un vero e proprio «centro d’interpretazione», la cui concezione lascia forse più spazio all’espressione della sensibilità dell’architetto.
L’edificio, di forma circolare, rivestito all’esterno da un’intelaiatura in legno di larice, evocazione delle costruzioni dei campi romani, e ricoperto di un tetto abbondantemente vegetalizzato, s’inserisce con armonia nel paesaggio proponendo un percorso museografico lungo più di 300 m, per 1.200 mq di spazi espositivi, a cui si accede tramite una rampa elicoidale. Da Cesare scrittore a Cesare generalissimo, dalla ricostituzione della battaglia e delle fortificazioni in una vera e propria galleria del combattimento, a visioni più generali sul mondo antico, la crisi della repubblica romana o la conquista della Gallia, la prima parte della mostra permanente ricostruisce in maniera didattica il contesto della battaglia e le tappe dell’assedio. Il Muséoparc evita però il pericolo di una visione troppo caricaturale dell’episodio, con un’altra parte della mostra, centrata su Napoleone III e la sua passione politica per Cesare, sulla scoperta del sito e sui cent’anni di dibattiti storiografici sulla localizzazione della battaglia e l’interpretazione del suo significato nell’ambito della maturazione del nazionalismo francese. Il Muséoparc s’interessa quindi sia alla costruzione del mito identitario a cui Alesia ha servito da vettore, sia alla sua decostruzione, di cui si afferma come un elemento attivo. Resta ora da convincere un pubblico più largo di quello delle gite scolastiche.
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Autore

  • Denis Bocquet

    Nato nel 1970 a Grenoble, ha studiato a partire dal 1990 presso l'Ecole normale supérieure di Fontenay Saint Cloud, si è laureato nel 1992 alla Sorbona e ha poi conseguito il dottorato di ricerca. È docente ordinario di Storia e teoria dell'architettura e dell'urbanistica presso l'Ecole nationale supérieure d'architecture di Strasburgo. Ha vissuto e insegnato a Firenze, Roma, Aix-en-Provence, Dresda, Tours e Parigi. Scrive per «Il Giornale dell'Architettura» sin dalla nascita della testata, nel 2002. Dal 2004 vive a Berlino.

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Last modified: 18 Luglio 2015