Con questo saggio di teoria ed estetica dellarchitettura, Emmanuel Rubio, docente di letteratura francese presso lUniversità di Paris Ouest Nanterre, analizza limpatto di eventi violenti e traumatizzanti, dalla Seconda guerra mondiale all11 settembre, sulle forme costruite. Secondo Rubio, dopo il 1945 larchitettura in generale è stata profondamente segnata da un complesso processo di catharsis. La sua «ipotesi catartica» parte dalla contemplazione degli affreschi cinquecenteschi di Giulio Romano a Mantova, nei quali legge la rappresentazione dellarchitettura e delle rovine (dopo il sacco di Roma) come momento fondamentale nella maturazione di unestetica del disastro che va al di là della semplice eco o della commemorazione: larchitettura dipinta diventa segno tangibile.
I primi capitoli sono dedicati allEuropa del dopoguerra e al tentativo di collegare lo sviluppo dellarchitettura moderna, da Le Corbusier al brutalismo inglese, con la memoria delle rovine. Per Rubio, le forme della ricostruzione nelle città europee non sono legate al trauma solo da un punto di vista pragmatico ma anche nella loro profonda estetica. Il brutalismo, in particolare, viene letto come risultato di unesperienza traumatica delle rovine. Un capitolo è naturalmente dedicato a Hiroshima e al fenomeno di «distruzione della distruzione» che Rubio avverte nellambigua monumentalità democratica di Kenzo Tange. Dedica inoltre spazio alla figura di Arata Isozaki, con il quale il Giappone ritrova una nuova identità attraverso una distruzione simbolica e catartica. Seguono riflessioni sul postmodernismo nel contesto della minaccia di unapocalisse nucleare, in particolare sullevoluzione estetica di architetti come Michael Graves e James Wines, e un capitolo sulla California di Frank Gehry e di Charles Moore, dove la decostruzione delle forme architettoniche è interpretata collegandola al temuto Big One. Stessa logica per il lavoro di decostruzione dellestetica Biedermeier sul Ring viennese da parte di Coop Himmelb(l)au negli anni 1990: per Rubio una violenza catartica da interpretare non solo come presagio di un terremoto, come nel caso californiano, ma anche come metafora estetica per tutta unepoca. Con riflessioni sullesempio austriaco, e sopratutto su quello tedesco a Dresda e Berlino (con i lavori di Eisenman, Foster, Gehry e Behnisch), prima di concludere con lanalisi delle conseguenze architettoniche dell11 settembre, lautore riflette sul legame tra architettura contemporanea, forma e memoria. Il che lo conduce a proporre una vera e propria contro-storia dellarchitettura recente.
La chiave di lettura scelta, a volte invadente come il trauma che descrive, non riesce sempre a convincere: non tutto è riducibile a processi di catarsi collettiva, e molte tendenze estetiche avevano già cominciato a svilupparsi prima della Seconda guerra mondiale. Ma sulla nozione stessa, e grazie alla sua cultura architettonica e letteraria, Rubio è sicuramente riuscito a costruire un orizzonte interpretativo nuovo e molto stimolante, in un saggio che ci auguriamo di poter presto leggere in italiano.
Articoli recenti
- Il Corridoio, ora spoglio, della storia. Firenze ritrova Vasari 29 Gennaio 2025
- CSAC chiuso: tempi incerti e molta preoccupazione 27 Gennaio 2025
- Quo vadis architetto? The Brutalist, cemento e non solo 27 Gennaio 2025
- Franco Piperno (1943-2025) 23 Gennaio 2025
- Gaza, tregua e ricostruzione 22 Gennaio 2025
- Guido Guidi al MAXXI, il tempo della fotografia 22 Gennaio 2025
- L’Archintruso. Cina, allarme umarell 21 Gennaio 2025
- Cina, grandezze e stravaganze di un’architettura che è (troppo) marketing 21 Gennaio 2025
- L’archiviaggio. Kyoto, nel cuore della tradizione giapponese 20 Gennaio 2025
- Architecture’s Afterlife: quanti architetti non fanno gli architetti 15 Gennaio 2025
- Marco Romano (1934-2025) 15 Gennaio 2025
- Cosenza e tutti i suoi MicroMondi, contro la turistificazione 14 Gennaio 2025
- Françoise Choay (1925-2025) 13 Gennaio 2025
- BioarchitetturaⓇ, il master che fa la differenza 13 Gennaio 2025
Tag
Edizione mensile cartacea: 2002-2014. Edizione digitale: dal 2015.
Iscrizione al Tribunale di Torino n. 10213 del 24/09/2020 - ISSN 2284-1369
Fondatore: Carlo Olmo. Direttore: Michele Roda. Redazione: Cristiana Chiorino, Luigi Bartolomei, Ilaria La Corte, Milena Farina, Laura Milan, Arianna Panarella, Maria Paola Repellino, Veronica Rodenigo, Cecilia Rosa, Ubaldo Spina. Editore Delegato per The Architectural Post: Luca Gibello.
«Il Giornale dell’Architettura» è un marchio registrato e concesso in licenza da Umberto Allemandi & C. S.p.A. all’associazione culturale The Architectural Post; ilgiornaledellarchitettura.com è un Domain Name registrato e concesso in licenza da Umberto Allemandi & C. S.p.A. a The Architectural Post, nuovo editore della testata digitale, derivata e di proprietà di «Il Giornale dell’Architettura» fondato nell’anno 2002 dalla casa editrice Umberto Allemandi & C. S.p.A.
L’archivio storico
CLICCA QUI ed effettua l’accesso per sfogliare tutti i nostri vecchi numeri in PDF.
© 2025 TheArchitecturalPost - Privacy - Informativa Cookies - Developed by Studioata